A scuola di internazionalizzazione del vino Toscano a Pontedera, con Castellani e i suoi “pianeti” verso i paesi BRIC

In Toscana oggigiorno la parola internazionalizzazione pare diventata un bestemmia in Chiesa ma in realtà ci sono casi che dimostrano che quando viene fatta con criteri moderni e all’avanguardia si possa comunicare un territorio senza snaturarlo e parlando una lingua comprensibile ovunque. L’azienda Castellani di Pontedera ricava dai suoi oltre 100 ettari una gamma di etichette impressionante ma anche di notevole livello medio e altissimo rapporto qualità prezzo. Un caso da studiare o da temere?Secondo la Regione Toscana vale la pena metter su un progetto pilota per per futuri progetti di internazionalizzazione delle qualità dei nostri territori insieme ad altri nove casi di studio.

Un’importante riconoscimento per l’azienda pontederese che segue uno storico ben definito da un decennio. Infatti, già nel 2001, uno studio del Sole 24 Ore aveva inserito la cantina di Pontedera tra le 27 aziende più performative e capaci di creare valore nel settore italiano delle bevande, dato rafforzato negli ultimi anni dagli studi (tra cui Mario Zambetti, Made in vini & Cantine) che vedono la Castellani stabilmente tra le Top 10 italiane del vino in compagnia di mostri sacri del panorama vinicolo nazionale.

«Abbiamo accettato con grande entusiasmo questo nuovo ruolo ufficiale di ambasciatori del “made in Tuscany” nel mondo – conclude Piergiorgio Castellani – e faremo tutto il possibile per promuovere anche le Colline Pisane e la Valdera, zona cosi ricca di eccellenze agroalimentari e dove oggi si vive un importante fermento anche nel settore vitivinicolo confermato dai grandi investimenti che aziende primarie di altre regioni stanno facendo proprio nelle nostre colline».