Ambassadeur du Champagne 2012: degustazioni e approfondimento su Inox vs Legno, il tema dell’anno

Quest’anno come avrete già letto su Intravino, il tema era decisemente intrigante e ricco di sfaccettature, adatto a discriminare e mettere sulla graticola i candidati ma anche ottimo per discutere tra appassionati di questioni che solo in apparenza riguardano il mercato e il gusto dei consumatori quanto effetti del drastico cambiamento di clima degli ultimi decenni.

Dietro il concetto di inox/legno ci sono motivi storici fondamtali in quanto l’inox nella vulgata comune indica Champagne dritti, freschi acidi dove il terroir emerge in maniera cristallina  mentre il legno vede prodotti più piacioni, legnosi nei casi peggiori e comunque in apparenza più filtrati dall’uomo rispetto al terroir.

In realtà, punto che hanno centrato i candidati, è un falso problema e una falsa questione perchè la tradizione secolare in Champagne è ovviamente il legno mentre l’inox per la vinificazione è arrivato solo dal dopoguerra in avanti e si è affermato per motivi pratici e di pulizia rendendo costoso e antiqualitativo usare il legno in pochi anni. La riscoperta del legno nasce, a parte maison che non l’hanno mai abbandonato del tutto come Krug, Bollinger o Gosset, da grandi artisti come Selosse che hanno dimostrato che il legno poteva essere la strada per la vera rivol

uzione degli ultimi anni, ovvero lo Champagne di terroir in opposizione (apparente) allo Champagne delle grandi maison.

Per illustrare questo punto ieri a disposizione dei candidati 4 cuvèe miste come composizione dal tutto inox per vinificazione e affinamento a misto legno inox anche se mancava un esempio di legno/legno come appunto Krug o Bollinger Grande Annèe.

Questi i vini che erano a disposizione per spiegare praticamente alla commissione il concetto e le caratteristiche della vinificazione in inox o in legno:

Fleuron Grand Cru non dosè

Floreale ricco e ampio, croccante, mandorla e Anice, bocca affilata e delicata molto giocata tra minerale e citrino, inox al suo meglio, terroir cristallino come pochi. 82

Roederer Brut Première

Timbro caldo e maturo molto ricco tra talco, pepe bi


anco, rosa, vanigliato quasi, canfora, quasi   dolce all’apparenza con note floreali e fruttate emergenti di continuo, bocca più affilata di quanto si pensa e più cerebrale. Bocca dove tocchi di legno aiutano a far risuonare territorio ma soprattutto la piacevolezza e maestria dello chef di cave. 91

Bollinger Special Cuvèe (nella nuova bottiglia delle polemiche e dispute legali contro Paillard)
60%pn25%ch15%pm
Il colore più carico annuncia il classico stampo da legno che non prevalgono mai il frutto e la carnosità del pinot nero che adombra florealità dello Chard ma si lega indissolubilmente al Meunier e al suo frutto. Camomilla, cedro candito, frutta secca, cocco, orzo e caramella inglese, caramello, Vino di una freschezza impressionante quasi da magnum , spina dorsale impressionante e che appaga ogni palato che richieda volume e finezza 88 (ma se vi piacciono le note di legno aggiungete pure 2 o 3 punti!)

Mailly Grand Cru Brut Reserve
75%pn 25%ch piccola cooperativa tutta Grand cru, legno per vin de reserve di anche 10 anno di età, a volte invecchiati in legno da 2 a 5 anni. assemblaggi complessi e coraggiosi da 480 climat diverso che rendono riconoscibile l’impronta forte del territorio già da questa Cuvèe base, frutto e leggera ossidazione, mela renetta, frutta di bosco fragola e rabarbaro, note legnose non finissime ma caratterizzanti, bocca immediata e succulenta, non profondissima se non per una saporosa mineralità e una traccia fruttata netta. 84

Tre le frasi e le idee che hanno colpito la giuria la domanda sempre attuale “Si puó usare legno senza snaturare il terroir?” e il concetto che il legno sullo Champagne potrebbe apparire come una violenza e un tentativo di soffocare il lato femminile di questo vino dove il lato maschile viene rappresentato da inox che tende ad accentuare acidità e mineralità, il tutto inserito attorno al rapporto tra “organico” e freschezza , intensità e potenza con al centro di questo c’è mineralità . In uno schema del genere le 4 cuvèe si dispongono ciascuna adatta ad esaltare uno degli aspetti oppure a cercare una mediazione tra i vari elementi con una conclusione generale che il legno non deve coprire mai il frutto ma non tutti ci riescono. Inox e legno individuabili anche come modo di mediare il terroir usando la mano dell’uomo che decide con le sue scelte l’impostazione della maison ma senza tradire il territorio e le uve che si trova in cantina con la differenza rispetto ad altri territori che le condizioni estreme della regione impongono alcune scelte e non permettono di cambiare in corsa e prendere decisioni sul momento. Sempre ricordandosi che non è barrique che fa grande un vino ma la mano dell’uomo.
Conclusione interessante finale di “tendenza” ovvero sul fatto che se anche grandi Maison (Veuve Clicquot, Roederer)  cominciano ad ammettere l’uso di legno anche per i vini base delle cuvèe sans annè significa che davvero siamo agli albori di una nuova piccola grande rivoluzione in Champagne che può davvero essere vista come risposta ai cambiamenti climatici.
Vini cui non può più essere concesso di svolgere la malolattica perchè l’acidità sarebbe troppo bassa ma che  non possono ricorrere solo all’inox altrimenti risulterebbero troppo freddi e taglienti: in questo contesto l’uso di legno e rinuncia alla malolattica permette anche su grandi volumi di salvaguardare l’aspetto di piacevolezza del frutto dello Champagne senza rinunciare alla sua caratteristica e ancora inimitabile mineralità.