Andrea Gori (ancora) su Spirito di Vino: almeno stavolta “lavoravo”!

Un motivo in più (o in meno…) per comprare SdV di questo mese! Nell’articolo sui Vini Top Italiani del 2007, a pagina 100 in una bellissima foto di Matteo Brogi sono ritratto in ottima compagnia mentre degusto uno dei mitici 18 supervini derivanti dall’incrocio delle valutazioni delle 5 guide più importanti dei vini Italiani (AIS, Veronelli, Gambero, Touring, Espresso, “mediati” da Winenews.it). E’ stato un invito del sempre gentilissimo Guido Ricciarelli a farmi partecipare a questa esclusiva commissione di valutazione che ha dato modo di riflettere sui vini che mettono d’accordo tutti e soprattutto capire il perchè. Devo dire che è stata una esperienza bellissima, al di là ovviamente dei nettari meravigliosi che siamo stati “costretti” a bere, non avete idea di quanto si cresce a sentire discutere di questi vini dei pezzi grossi come Ernesto Gentili (Espresso), Gianni Fabrizio (Gambero Rosso), Paolo Baracchino (Gran Jury Europeo) , Daniel Thomases (Veronelli) e Pierluigi Gorgoni (Spirito di Vino). Per un sommelier relativamente giovane di naso come me, sentire discutere questi qua è un pò come per un ballerino vedere Roberto Bolle nel Lago dei Cigni o per un calciatore stare a bordo campo a vedere i dribbling di Kakà (o per un chitarrista sedersi sul Marshall di Yngwie Malmsteen mentre fa un assolo funambolico…): una esperienza grandiosa esaltante e al tempo stesso un pò mortificante…
Voglio dire le bottiglie erano tutte stagnolate e bendate però nel giro di 5 secondo avevano già riconosciuto tutti i nomi e le bottiglie mentre io ero ancora lì a decidere se c’era più lampone o più ciliegia o mirtillo e quindi più sangiovese o più nebbiolo o cabernet. E mentre dicevo “ah già vero” loro erano già a disquisire su che evoluzione avevano avuto nei 6 mesi precedenti, quale sarebbe stato il loro futuro e quanto tempo l’enologo aveva lasciato le botti senza girarle…
Insomma sapere che le guide le scrivono gente come loro mi rincuora non poco e allo stesso tempo mi fa riflettere su alcuni vizi di fondo ineliminabili delle guide dei vini. Molti dei vini che abbiamo degustato (lo leggete anche nell’articolo di Guido) erano ancora estremamente giovani e difficilissimi da leggere e questo all’incirca a Febbraio 2008, ed erano stati però degustati per le guide quasi un anno prima, senza contare che alcune delle bottiglie che ci erano state mandate appositamente dai produttori per quell’occasione avevano dei problemi di conservazione. Come anche Gentili ha giustamente fatto notare in più di una occasione può capitare che due guide differiscano molto sul giudizio di un vino non tanto perchè hanno metri di giudizio diverso ma proprio perchè abbiano degustato due vini molto diversi! E non sempre si può avere il tempo di richiedere e riassaggiare un’altra bottiglia (oltre le 2-3 che i produttori mandano per ciascuna assaggio). Sul fatto dei tempi invece dobbiamo accettare il fatto che è inevitabile che se questi vini vanno sugli scaffali a natale 2007 i consumatori devono leggerne le caratteristiche almeno ad ottobre e qundi gli assaggi devono per forza svolgersi nei mesi precedenti, spesso con campioni non certo pronti al consumo. Quindi chapeau di nuovo a chi riesce a leggere i vini capendone l’evoluzione immediata e prossima.
Quando appunto sei in mezzo a queste persone, ti rendi conto che di strada da fare ne hai tanta e che soprattutto per i grandi vini un solo assaggio non basta assolutamente ma occorre seguirli e conoscerli per apprezzarli in tutte le loro potenzialità. Altra cosa “buffa” è che come punteggio ero regolarmente 2-3 punti di media sopra gli altri e, sebbene nell’articolo si vada appunto con le medie voto dai 96 agli 89 punti, io non sono riuscito ad uscire dalla forbice 99-91.
Di spunti di riflessione ne dà tanti l’articolo e tanti altri ne sono venuti fuori a tavola come ad esempio la difficoltà di incontrare i gusti del pubblico con i bianchi, le nuove realtà del sud Italia, il mancato decollo del Pinot Nero “italiano”, di come cambia il Cabernet in Italia a seconda del terroir e della latitudine, di quanto sia diverso a volte ciò che il pubblico vuole e ciò che le guide tendono invece a premiare. Altre note sparse riguardo il notevole accordo che avevo con Paolo Baracchino (anche lui scuola AIS fiorentina) e l’enorme e maniacale attenzione al dettaglio fotografico, praticamente SOLO per le foto dei tappi che vedete nell’articolo, Matteo ha impiegato qualcosa come 1 ora e mezzo!
Nel mio personalissimo tabellino (di cui vi riporto sotto le note, qualcuna addirittura finita nell’articolo, WOW) il migliore di tutti era Barolo Bricco Boschis 2001 Cavallotto, seguito ad una incollatura da Grattamacco 2004 e poi da Mastroberardino Radici Riserva 2001 che in ogni caso anch’io ho convenuto essere meritevole di vincere, non fosse altro che per il prezzo “ridicolmente” basso di 25 euro a bottiglia!

Vittorio Moretti Bellavista 2001: croccante pesca minerale su un sottofondo di tiglio, invitante e ricco, corposo ma finezza e classe da vendere

Poggio Vento 99: un’archetipo del brunello, austero ma seducente, fiori e frutta in egual misura, un pò sulle sue ma si farà nel tempo

Pergole torte: lampone in confettura e macis, dolce tannico, elegante

Asinone: ribes nero, mora di gelso, pellame nobile, pepato, sferzante e dinamico

San Leonardo: bordolese classico con mix di frutta di bosco e note eteree, profondo, asciutto, intrigante

Montevtrano: austero, anice e finocchio, qualche nota un pò cotta ma compattissimo

Grattamacco: menta balsamico pepe bianco e incenso, avvolgente e setos, in bocca viene fuori quasi una pesca sciroppata, fine ed elegante nel fruttato di prugna da manuale

Sassicaia 04: dolce e vaniglioso poi ciliegia e mallo di noce, succoso, energico e deciso

Masseto 04: un pò segnao dal legno ma bella mela rossa, cipria e ciligia, in bocca solo un pò amarognolo.

Radici 2001: intenso e penetrante, cuoio e frutta, liquirizia, thè nero BELLISSIMO, suadente integro

TerreA di lavoro: profumi scuri e netti di mirtillo e ribes nero, cassi e tabacco kentucky

Monfortino: balsamico sopra ogni cosa, fiori cimiteriali, mela dlce, rosa passita carnoso di humus e terra d’autunno, trama tannica impressionante

Vigna Rionda: quasi ruffiiano per i fiori che porta ma note carnose di confettura di marasca su tappeto di spezie

Cavallotto: frutta sciroppata, nota sferzante balsamica, liquirizia, pepe, anice, rabarbaro, tannino vivacissimo ma nobile

Barbaresco Gaja: pepe cannella, roas, ribes, cipria, carnoso e succulento ma un pò troppo legno (almeno per ora….)

Serenade Passito Caldaro: mostarda dolce , zenzero e paprika, pesca in confettura e ginestra fiorita, in bocca sapido e verace, intrigante ad ogni temperatura

Questi due “intrusi” graditissimi sono stati l’omaggio dello staff di Villa la Vedetta agli stanchi degustatori che dopo 2 ore di rossi tannici e corposi non vedevano l’ora di sorseggiare due bollicine…alla cieca avevo detto (d’accordo con Paolo Baracchino) un millesimato champagne con abbondante pinot nero e un Franciacorta notevole. Si sono poi rivelati il Bollinger Grande Anneè 1999 e il Billecart Salmon Brut Reserve.

Ecco diciamo che bevuti sulla terrazza di fronte al cupolone di Brunnelleschi proprio male non stavano…

ps

Segnalo sempre sullo stesso numero della rivista, un bel confronto di Morellino di Scansano con sugli scudi il Bronzone dei Mazzei (ma comunque molto più caro degli altri) e un ottimo piazzamento del Bellamarsilia di PoggioArgentiera e soprattutto un articolo sul mitico Champagne “fantasma” Armand de Brignac che ogni giorno sono sempre più curioso di assaggiare…vedi particolari qui e sul forum del Gambero Rosso…