La “prima” di Bottleshock a Firenze: Alan Rickman, Luca Gardini e come raccontare il vino al cinema, non solo agli americani

Grande calca attorno all‘attore inglese reso celebre dallo Snape di Harry Potter (ma che i non più giovani ricorderanno meglio per il cattivone del primo Die Hard con Bruce Willis).  In Piazza Strozzi ieri sera l’attesa era tanta (qui le foto) e la sete faceva evaporare letteralmente il Litorale Vermentino di Cecchi portato ad allietare l’attesa. Che poi, oltre che per Rickman, era per vedere questo chiacchierato Bottleshock, il film che celebra la degustazione alla cieca  che ha sancito la fine del mito dell’invicibilità dei vini francesi (surclassati da chardonnay e cabernet USA, Chateau Montelena e Stag’s Leap in primis) e che ha aperto la mente e le bocche degli enofili agli altri paesi produttori di vino del nuovo mondo, Napa Valley e California in primis.Buffet leggero con possibilità di assaggiare appunto il già citato Litorale (con emblematica label con le sdraio) la Riserva di Famiglia 2006 e il campione di vendite Morellino Val delle Rose che sta andando molto bene, messo a metà strada tra piacioneria e complessità di gusto. Con Luca Gardini proviamo ad intervistare Rickman ma per usare un eufemismo ci sbatte la porta in faccia, eppure ci eravamo preparati benino:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ziMuGGo9_zU[/youtube]

Poi tutti in sala per Wine Film di Massimo Mazza, un grazioso collage di spessoni celebri di film con vino italiano e toscano nei fotogrammi (però ieri me lo sono perso perchè uscito di nascosto a procurarmi del cibo per la proiezione…).  Due chiacchere con l’attore che fanno una bella introduzione alla pellicola e ai temi che affronta (in tre video, uno, due, e tre). Di notevole la frasi di Rickman sul parallelo vino e cinema ovvero che entrambi raccontano una storia  che fa un effetto diverso in chiunque lo veda o ne beva.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=nennEeUDEyA[/youtube]

E il film com’è? Molti hanno gridato all’americanata e in effetti un minimo di drammatizzazione c’è ma direi che non si esagera mai e quello che c’è serve a tenere in qualche modo alta la curiosità in un film dove si conosce già il finale… Da antologia alcune scene, per esempio il fulminante inizio paesaggistico tra i vigneti  che si interrompe con una festa anni ’70 tra vino sesso e rock’n’roll che spiazza subito lo spettatore e fa capire che la musica nel vino è cambiata per sempre (almeno) dal 1976.

Poi Sam (Rachel Taylor nata in Tasmania, Australia)  e il lavaggio della pressa che fa il verso alle miss maglietta bagnata e la scena di “passione” post degustazione che inizia davanti al bicchiere e finisce nel letto in mezzo alla vigna, delicata e passionale al tempo stesso. Alan Rickman è bravissimo e gigioneggia il giusto per un ruolo che pare cucitogli addosso (lo snob inglese filo francese che guarda dall’alto in basso lo yankee vignaiolo),.

Bill Pullman classico americano che insegue il suo “dream” nel vino che appare molto più vivo dei suoi ex-colleghi in giacca e cravatta e un Capitano Kirk (Chris Pine)  che con il capello biondo lungo sdrammatizza ogni scena di degustazione e assaggio che  pur essendo molte, sono sempre girate in maniera da non risultare noiose per i non enofili, e rappresentano un bel modello anche per qualche fiera nostrale.

Film indipendente ma con allure e immagini da grande produzione ma sufficientemente piccolo per non eccedere nei clichèe del caso (ovvero l’americano che se si impegna può fare tutto meglio di ogni altro paese). Ma non c’è traccia di retorica becera e pure i francesi non vengono sbeffeggiati più di tanto. Esci dal cinema e la voglia di bere del vino, possibilmente uno chardonnay californiano fatto come si deve in barrique , è tanta e l’importante è questo, capire che è un mondo grande tutto da assaggiare, con meno paraocchi possibili.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=DYs0kblXToA[/youtube]