Capire la Valpolicella e il “bio” the hard way: Monte dei Ragni e l’Amarone assoluto

Prometto che poi mi passa, ma ancora almeno un altro post sulla Valpolicella me lo dovete concedere. Per iniziare a capirla servono sì i banchi di assaggio ufficiali, le grandi aziende e le verticali, serve l’occhio del mercato e i video di Wine Spectator, la modernità e l’imprenditoria di aziende come Sterza, e poi servono i Ragni.

E Zeno, ovviamente.Proprio in questi giorni, per i fortunati che ci potranno passare, Zeno si appresta ad ammostare le vinacce di Amarone che per chi le ha viste, sono sul serio uno spettacolo della natura e dell’uomo, nonchè epitomo di sofferenza, storia, vita naturale e reale, mondata di ogni glamour, lustrini e paillettes.

E quindi partiamo pure dalla scelta delle uve, spesso drammatica e incosciente (tipo lasciare nel 2003 i due terzi del raccolto sui tralci…). Ci sono le cassette di plastica negli appassitoi aziendali, anche pluriaziendali, e poi ci sono le reti rosse (lui dice per caso ma mica è vero secondo me) che li tengono su quasi per magia:

In fondo alla sale, i tradizionali appassitoi con le arele, dalla coltivazione del baco da seta. La seta è per ricchi e un lusso ancestrale, ma non per chi coltivava i bachi, così come se è per ricchi e di lusso l’Amarone, non così tanto lo è la sua storia:

Passiamo in cantina mentre svinano alcuni torchiati di bonarda, e passiamo ad assaggiare i vini. Içmpossibile parlare di Ripasso senza accennarne alle origini drammatiche di mezzadria, di inverni freddi, di vino scadente sorretto ancora per qualche mese dal ripasso, ai tempi in cui il vino era ancora alimento e supporto:

Ci chiediamo come mai Zeno non partcipi all’euforia biodinamica e alle sue fiere e la risposta è molto eloquente, lasciate stare certificati ed etichette e mettete le mani nella terra e cercate i lombrichi:

Vini fatti per durare, non solo negli anni ma anche nei giorni. Da Zeno abbiamo bevuto un ripasso 2005 aperto dall’ 11 Gennaio, stupendo e commovente, totalmente irriconoscibile rispetto alla bottiglia aperta 3 ore prima…come dire facile essere fighi a 20 anni

Ci tuffiamo a piene mani e sensi spalancati sull’Amarone 2003, solo 800 (su 2400 potenziali) prodotte, scelte radicali e risultati strabilianti, pare una ricetta normale, invece…

Che dire dei vini? C’è poco da dire e molto da viverli. Certo assaggiarli davanti a Zeno dopo aver visitato l’appassitoio in una umida e fredda giornata di inverno, rende tutto magnificiente e grandioso, struggente ed eroico. Però non saprei come altro definire i suoi vini. Impressionante, vivace, monolitico e suadente di una grazia tutta sua già il Valpolicella Superiore Ripasso, che farebbe crollare di invidia molti Amarone blasonati e addirittura da bocca spalancata l’Amarone (e a Zena fa sorridere che si possa dare un nome cos’ lungo ad un vino…).

Non ho una storia molto antica di degustazione ma metto l’Amarone 2003 di Monte dei Ragni facilmente tra i migliori 5 vini di sempre mai assaggiati.

Non una sbavatura non una imperfezione, un incredibile atto d’amore per la Valpolicella e per il vino, un vino dalle pieghe infinite e dai rimandi dolci e amari, di lacrime e sangue, di gioia e dolore insieme, un tuttuno con il terroir che pare irreale tanto è vero. Ridurlo a sensazioni e profumi pare davvero un sacrilegio perchè di fronte  a certi vini conviene tacere e bere, possibilmente ad occhi chiusi.