Giorno 1 Ambassadeur du Champagne e il Clos des Goisses Philipponnat | Carattere e costanza, e il lusso di non dover piacere per forza

Neanche il tempo di disfare le valigie che siamo già nella hall dell’albergo a conoscersi per la prima volta stile grande fratello, da 8 paesi diversi (UK, F, CH, NL, D,ITA,SPA, B) attorno ad una flute di Champagne. Apriamo le buste e il programma recita subito Philipponnat, Clos des Goisses. Emozione allo stato puro come quando vedi tante volte qualcosa sui libri e pensi quasi non sia vero e che non possa esistere da qualche parte. E invece è proprio lì con quelle pendenza da Mosel in certi punti e con i colori impazziti di questa stagione e lo specchio d’acqua gemello della collina che ricrea la famosa immagine della bottiglia riflessa. Ci arrampichiamo e annusiamo l’aria, la terra, i fiori, i muri, sentiamo e vediamo gli uccelli neri sullo sfondo del cielo grigio. Si intuisce che è un terreno e un cru particolare, non necessariamente facile da capire ma terribilmente affascinante da decifrare. Una collina con oltre 100 metri di purissimo gesso di belemnite sotto di sè, 20-30 cm di suolo poverissimo. Esposizione a sud con i raggi che ti arrivano perendicolari grazie alla pendenza, copertura dai venti che soffiano da ovest, influenza diretta della Marne. Tante parcelle diverse (14 lieux-dits)  vinificate a due a due, più Pinot Noir (7,5 ettari) che Chardonnay (5), vento solo in alcuni punti, temperature medie eccezionalmente alte simili alla Borgogna più che alla Champagne: contrasti e concordanze che nei bicchieri si ritrovano una per una, amplificate dal prodigio della fermentazione al quadrato.

Torneremo su Philipponat, una delle poche maison a usare solo la prima spremitura per TUTTE le cuvèe prodotte. Intanto dedichiamoci insieme  a Charlie Philipponnat al Clos, lo Champagne preferito del fu Avvocato Giovanni Agnelli (e guarda caso ancora oggi l’Italia è il primo mercato per questa piccola grande maison con 23 dipendenti e 800mila bottiglie prodotte ogni anno.

Clos des Goisses 2002 (degorgiato marzo 2011, non ancora in vendita)
Ricchissimo e sontuoso, inizia floreale ma frutta rossa cova sotto, cassis, bocca giovanissima ma pinot nero viene fuori deciso, irruento per adesso ma ha un fascino selvaggio che cattura. 95 (ancora due anni di bottiglia)
Clos des Goisses 1995 (deg 2011)
Pesca ginestra ricca e sontuosa, fungo, limoncello zagara e sottobosco, humus e fieno, vermouth, bocca meno giovane con terziario presente ma piacevole, acidità in bocca tiene botta alla grande comunque. 85
Clos des Goisses 2001 (deg marzo 2011, insieme al 2002)
Dolcissimo di clementina anice, menta, mirabelle, fragolina , tabacco, bocca in stato di grazia, bevibilissimo e ruffiano, ricco, dolce quasi ruffiano, bocca con accenni di terziario che lo rendono estremamente bevibile e completo 91 (tra poco sul mercato)
Clos des Goisses 1991
Miele e mostarda, fiori gialli, bianchi appassiti, nocciola, canditi, bocca agile e giovane,  con terziario appena accennato , gioca tutto sulla frutta e la spezia, gesso minerale e roccia, impressionante 95

Clos des Goisses 200o

Dorato quasi ambra, ciclamino e camomilla, nocciola tostata, bocca candita, matura e carnosa, bel carattere, sul lato più caldo del Clos, ottimo su vitello ai funghi. 88

Esemplare per capire cosa si intende quando si parla di cru e di terroir in Champagne, costante nelle sue caratteristiche ma nel bene e nel male figlio delle annate. E capace al suo meglio di riassumere ogni profumo e ogni colore che passi per la collinetta che lo genera.

Per chi lo ama, una costante nei suoi contrasti e nel suo carattere umbratile e corposo che non spenge mai la sua eleganza. Per chi invece non ha disponibilità di ascolto e non vuole stare ad ascoltarlo, in certe annate potrebbe persino rimanere deluso.

Ma non certo per colpa del Clos…