Cuvèe R. Lalou Mumm 2.0: la sottile linea che divide il vino dallo Champagne

Le Maison cadono spesso nel tranello di  esagerare magnificando la capacità di gestire centinaia di parcelle e di essere le uniche in grado di ottenere risultati irraggiungibili da altri ma in certi caso forse le iperboli servono. La rinascita della cuvèe Lalou (la cui versione unopuntozero ha avuto uno splendido epilogo nel 1985) è davvero un’opera mirabile di cesello di tanti elementi unici come una corona di ingranaggi di diverse dimensioni che ha trovato in Didier Mariotti la persona ideale, fosse solo per il fatto che è figlio di genitori corsi e borgognotti.Presentazione curatissima e impeccabile in quel di Seregno da Pomireau, stellato di provincia accogliente e di classe, ma soprattutto una degustazione tecnica con pochi fronzoli e molta voglia di comunicare.

Pochi ospiti, servizio del vino a temperature ideali (12°) quanto inaccettabili per il 99% dei consumatori di Champagne (ma non estimatori dei grandi  Borgogna) e due cuvée fatte apposta per stupire e raccontare che in certi casi applicare le categorie champenoise tanto care a certa retorica, Mumm compresa quando fa annaffiare con i suoi Champagne il pubblico festoso sotto al podio dei Gran Premi di Formula 1.

Della prima serie di questa cuvée conclusasi appunto nel 1985  ci è capitato di assaggiare una 1973, soave polosa di susina matura, ginestra e cardamomo e bocca piccante di zenzero e corbezzolo con finale di miele d’acacia, dattero e incenso, il tutto ancora sorretto da una delicata effervescenza. La curiosità nelle nuove arrivate era quindi tanta.

Di fronte la 1998, anno della rinascita di questo ambizioso progetto di sintesi di terroir, in formato magnum e la 1999 appena nata in versione .750.

Ecco le nostre sensazioni:

Cuvée R. Lalou G.H. Mumm Champagne 1998 in Magnum
Ampio solenne speziato di pan d’epices e note coloniali, floreale croccante più che agrumato, elegante di mirra e alloro, rosa, mirtillo e canfora, bocca giovane e pimpante, impressionante , graffiante quasi, di volume e ampiezza, sapido e gessoso a tratti umbratile ma dalla personalità solare e avvolgente. Un vino della Montagne con tutte le sue contraddizioni dei versanti ed esposizioni cui si aggiunge una veste bianca di Avize e Cramant a dare la necessaria levità. Encore!  97

Cuvée R. Lalou  G.H. Mumm Champagne 1999
Caffè e frutta di bosco, caramella d’orzo, ginestra e filo di agrumi come un mandarino tardivo, confetto di mandorla, nota leggera di miele di castagno, rafano e zenzero a ravvivare, cedro candito, bocca diretta un poco chiusa perché l’energia e la complessità sono ancora da schiudersi. Ma nel frattempo libera note mentolate, speziate e croccanti, magari senza in questa fase  senza l’avvolgenza della 98 ma dal piglio fresco e sinuoso che cattura. Grande vino e grandissima personalità. 94+

Cambio di passo deciso a tavola dove le due cuvée mutano personalità e grazie al percorso ricco di suggestioni orientali e fermate e ripartenze davvero in stile Orient Express vedono la 1999 crescere e salire di tono offrendo polpa e sostanza di rimando a piatti intensi come il filetto di cervo su canederlo al pepe bianco e il petto d’anatra su paprila affumicata. La 1998 assume carattere più sfumato e gentile con una grazia che fatica in parte a star dietro ai piatti. Ma è un gioco cui ci si presta volentieri perché l’ultimo bicchiere prima di abbandonarsi ad un grandioso blended Whisky 21 Royal Salute e un sigaro Toscano è proprio la 1998 cui torniamo per una coccola finale fresca, speziata e felice come dovremmo essere ogni volta che ci alziamo da una tavola.

Per i cultori dell’assemblaggio, dicevamo, sappiate che la Cuvée Lalou nasce da 12 micro parcelle ben definite ovvero dai  suoli di belmenite e colluviali di Les Hannepes da Bouzy, Les Crupots da Ambonnay, Les Villiers e Les Perthois da Verzenay, Valnon da Ay, Les Houles da Verzy, Les Maladries du Midi e Les Briquettes e dalle craie purissime di Les Bionnes da Avize, Les Perthes e La Croix de Cramant da Cramant.

Tutti incredibilmente dettagliati di note geologiche e micro-climatiche nel libretto-invito alla serata ad un livello tale che giustificano ogni euro speso nell’acquistare la bottiglia, fosse anche solo per tutto il tempo che ci impegnerà ricercare ogni sfumatura.

Anche solo in piccola parte ognuna delle 12 parcelle ha infatti il suo tratto riconoscibile e la magia della coralità in quello che è vino, Champagne e piccolo monumento al sodalizio uomo natura e terroir.