Daniele Cernilli e 12 Sangiovese di Toscana alla cieca: qual’è il vitigno che vogliamo?

Non voleva essere una sfida vera e proprio bensì una  ricerca dei caratteri vincenti del Sangiovese. Trovare i descrittori chiave del sangiovese di toscana, se mai ciò sia possibile senza riempire pagine e pagine.Commissionata da CErnilli, una ricerca  comparata della descrizione dei sangiovese nelle guide ha portato al risultato che in realtà sono molto pochi i termini in realtà che lo descrivono e quasi sempre gli stessi, ma quali di questi vorremmo sempre trovare? E c’è un gusto che potremmo definire più sangiovese di altri. Nella degustazione di tutto di più da Montalcino e il Bolgherese (non solo il “famoso” Cavaliere di Satta ma anche il nuovissimo 100% Sangiovese di Petra non ancora in commercio) e Montepulciano, Pisa, Grossetano, Chianti…e poi di nuovo barrique, botti grandi, cemento o acciaiao, winemaler stregoni o tradizioni paterne:  insomma le variabili c’erano tutte

Al microfono Daniele Cernilli appena tornato da Milano che esordisce così:
Mi scuso con i giornalisti che non dovrei fare una degustazione ai giornalisti, non ho nulla da insegnare anche se assaggio dalla fine degli anni ’70 vini a base sangiovese. Non è degu cattedratica ma per imbastire un analisi utile soprattutto. Troppe varianti e forse parlare di una vera caratterizzazione è eccessivo tante e troppe sono le varietà di sangiovese, imprevedibile come mutazioni, sangiovese un pò terrone con qualche sconfinamento, una idea precisa non c’è e forse non ci può essere. In realtà non ha senso parlare di sangiovese ma di terroir quindi è colturale e culturale la differenza, non genetica“.
E sulla descrizione dei vini, occhio all’autoreferenzialità della comunicazione: (vedi video).

Alla fine del post vi svelo che vini erano, quelle che trovate sono le descrizioni alla cieca dei vini miste con osservazioni mie e di Cernilli. Alla fine il punteggio (mio se non specificato di altri). Tra parentesi il mio tentativo di indovinare che vino era…

1 (salustri?)
colore vivo, fruttato, amarena (torna quasi sempre, ma va declinata) , mora molto dolce viola mammola, tono un pò più vegetale, nitido piacevole. In bocca altro aspetto chiave è l’acidità e il tannino che devono supportare e sostenere il vino. Molto nitido, acidità salmastra, foruga se vicino al mare, bel corpo e struttura alcolica, finale caldo e suadente, piacevole, tannino un pò scabro ma giovinezza ci sta tutta. Nitido e molto integro sia naso che bocca. 89

2 ( fuga folonari o cavaliere)
molto colorato pieno quasi violaceo, avvolgente, un pò lattico, mora nera, mirtillo, succosissimo, leggera puzzetta ma ci sta, nota balsamica, mentolata,  bocca più snella ed elegante del naso, fresco anche se importante , finale un pò amarognolo, sapidità notevole, bevibilissimo, non troppo morbido , per cernilli buonissimo, per me 88

3 (spinetta?)
colore più maturo, frutto meno fresco, quasi visciola, confettura prugna, annata calda o toscana del sud, profumo avvolgente alcolico complesso, notevole cmq, bocca piena e alcolica 83 (uno dei preferiti della Cozzella però )

4 pergole torte?
frutto molto meno presente, più evoluto, da pessac a pauillac, concentrazione qui è diversa, più mineralità, amarena ma quasi affumicata, spezia, cacao, pepe rosa, nota fruttata è solo una componente, più rustico, bocca con acidità e tannino che iniziano subito, sapido e grintoso, molto personale, non elegantissimo, un pò ruvido, sangiovese di carattere per gli appassionati di sangiovese, gente che ama le sensazioni forti, tannino gagliardo e orgoglioso, complessità con frutto che si fa da parte, finale quasi dolce 93

5 (chiantigiano)
porpora bello e fresco, note tradizionali floreali, viola, legno grande, principio di evoluzione al naso, bocca con acidità che predomina, bevebilissimo, struttura non importante, finale quasi asprino ma serbevole sul serio, dà l’idea della difficoltà di addomesticare il sangiovese, e questo rammenta quasi un pinot nero di nuit st georges, ha suo fascino, acidità e poco corpo e tannino, non molto persistente però piace e parecchio 89

6 (cavaliere?)
Cupo e spesso, naso un pò cotto, gomma,, legno un pò in evidenza, speziatura, naso pepato, muschio, erika, confettura visciola, prugna, bocca dolce, calda , avvolgente, tannin evidenti ma tamponati dalla dolcezza alcolica e dal corpo, molta struttura e potenza, non classicissimo, manca infatti un pò di acidità che spesso riteniamo classica nel sangiovese. (85)

7 (petra?)
violaceo, sveglio e pimpante, fragolina, caramella inglese, un pò peperone, sapore meglio, bella acidità , tannino rustico ben disteso, persistenza ok, sapido, leggero arancio e buccia di citrino, non lo si definisce bene ma piace 87

8 (?)
naso gomma, pepe, pesca gialla matura, zona forse più sulla costa, leggero fumè, bocca grintosa, un pò amorognolo nel finale, acidità bene , persistenza buona, non molto lungo, acidità e tannino non prevalgono, uve ben mature 83

9 (per daniele è montepulciano, per me è sangioveto, forse l’Ombrone di Casale Marittimo?)
molto concentrato, naso pieno di cassis quasi, mora e mirtillo, caffè, legno aromatico, affumicato, barrique, sangiovese ricco quasi merlot o montepulciano, oliva, moderno decisamente, bocca piena e potente anche se non enorme, ben fatto, acidità ben integrata, tannino vispo, parkerizzato 81

10 (bolgheri? zona strana)
macchia mediterranea, erika, mora, ribes, colore concentratissimo, fumè da barrique, ginepro, un pò astringente, acidità alta e vino abbastanza duro, bocca leggermente meglio con pesca ciliegia, sapidità, corpo ben presente , per parker sarebbe 98, molto moderno, integro 84 (per la cozzella il migliore, è più femminile)

11 (per cernilli brunello, per me nocio boscarelli)
nota grafite legnosa, arancio, pesca, fragola, leggero bruciato, bocca migliore, finale agrumato, spezie cuoio liquirizia, leggero tabacco, amarena , cacao, andrà in goudron in maniera leggiadra, bobba bella , piace molto, sapido, bello presente, più acido e pimpante, salivazione, accattivante, di carattere senza essere troppo aspro e reticente, grande prodotto  93

12 (spinetta, ? per cernilli è territorio nobile)
vivace e vino anche nel colore, porpora vivace, nota lattica, nota di legno nuovo leggermente coprente vaniglia e cacao molta ciliegia e amarena, appena accennato fumè, note quasi eteree, bocca piena ma non pesante, tannino abbondante, finale di fragola, per niente amaro, calore c’è ma non esagera, da aspettare un paio di anni però 86

Prima del disvelamenteo, l’idea generale è che la  mano dell’enologo e del produttore prevalgono ancora un pò sul terroir ma la grande variabilità dei cloni permette una gamma molto ampia. Modernità e tradizione ancora più vero anche se non si può parlare solo di questi due parametri.

Ed ecco il disvelamento:

1 Nobile di Montepulciano Nocio dei Boscarelli 2006 (SI)
2 Ombrone riserva 2006 Collemassari Montecucco (GR)
3 Poggio Valente Morellino di Scansano Fattoria le Pupille  2006 (GR)
4 Salustri Santa Marta 2006 Montecucco (GR)
5 Pergole Torte 2006 Montevertine (Radda in Chianti SI)
6 Petra 2006 Sangiovese (Suvereto LI)
7 Cavaliere 2006 Michele Satta Castagneto Carducci (LI)
8 Brunello di Montalcino La Fuga 2004 Folonari SI
9 Fontalloro 2006 Felsina Berardenga , SI
10 Sassontino Rivetti Casanova della Spinetta 2006 Terricciola (PI)
11 Cepparello 2006 Isole e Olena San Casciano (FI)

12 Pagani De Marchi Principe Guerriero Casale Marittimo (PI)

Si conferma che alla cieca il Fontalloro lo giudico sempre molto negativamente, specie in mezzo a vini più fruttati (ma ne ho la cantina piena visto che è uno dei miei Sangiovese preferiti). Davvero meraviglioso il Cepparello tra i migliori di sempre e subito dietro Santa MArta di Salustri Montecucco e Pergole Torte di Radda che sfodera la sua chiantigianità in maniera inequivocabile sempre. Anche bolgheri e le zone costiere con un pò di attenzione si possono sentire mentre in molti casi davvero l’enologia, la scelta dei cloni e in campo permettono di avere vini con esiti anche molto diversi tra loro in temrini di descrizione pur partendo da terroir simili.  Come gusto e piacevolezza di beva però viene ribadito che il cru d’eccellenza (Nocio, Pergole, Santa MArta) sono vincenti e fondamentali per avere un Sangiovese vecchio stile asciutto acido fresco ed elegante , il genere che piace agli appassionati.

Diversamente in zone meno vocate si possono sì ottenere comunque grandi vini ma a costo di perdita di rusticità e piacevolezza del vitigno. La qualità nel bicchiere è simile ma i risultati in bocca diversissimi quindi la comunicazione difficilmente potrà vertere sul Sangiovese come vitigno con alcune caratteristiche determinate. Volendo estremizzare, a parte amarena liquirizia e tabacco, ben pochi sono gli elementi del sangiovese che si ritrovano ovunque che però conferma la grande variabilità intraspecifica messa in evidenza da Attilio Scienza e la delicatezza dei vini da questo vitigno in condizioni enologiche un pò spinte, ovvero è facile che la mano dell’enologo guidi molto il risultato.