Firenze deserta ma da Gastone un salto si può fare (se vi piacciono i biodinamici poi…)

Visto che sabato finiscono le mie ferie fiorentine (ovvero al lavoro ma con famiglia al mare lontana 1400 km e casa libera e serate a spasso) e cominciano le ferie “vere“, in questi giorni cerco di sfruttare ogni occasione per rimettermi in pari con le aperture di locali sulla scena cittadina.

Da quasi ultimo (già Leonardo e Elena sono passati di qua) sono stato finalmente da Gastone, Vinoteca fiorentina di belle speranze che comincia subito bene piazzando i tavoli in mezzo di strada (Via Matteo Palmieri) davanti al Danny Rock, la pizzeria (insieme allo Yellow Bar di via del Proconsolo) delle mie serate di adolescente pizzarolo che il massimo da gourmet che mi concedevo erano le crepes di grano con il prosciutto dolce e la rucola (cavolo, che tempi!). Gastone si presenta trendy e al passo con i tempi, apparecchiatura informale ma curata, bei bicchieri e personale all’altezza. Scelta dei vini non banale e grandissimo spazio ai biodinamici della Velier e altre etichette, mossa che ha fatto affezionare non poche persone a questo locale.

Noi abbiamo optato per uno stellare Rosato (ma praticamente era un rosso) di Massavecchia di Fabrizio Niccolaini, cantina biodinamica dura e pura con vini oggettivamente cari ma che ti deludono raramente. Così come ci ha convinto (nonostante i 40 euro) questo Rosato (Merlot, Malvasia Nera, Aleatico) capace di barcamenarsi tra un cacciucco, delle calamari ripieni e una cotoletta milanese formato lenzuolo con grande disinvoltura.

In apertura abbiamo invece provato uno spumante dalla Savoia francese, Varichon Le Clerc, buona alternativa al Prosecco (finalmente?) bandito da una carta dei vini. Scelta coraggiosa ma non priva di intuizione.

I piatti, siano essi antipasti che primi o secondi, sono enormi e ti tolgono ogni minimo morso di fame che tu possa avere, quindi il problema semmai è regolarsi e non ordinare tutto l’ordinabile. A me sono piaciuti particolarmente i calamari al curry ripieni di patate e tra i primi dei maccheroncioni (paccheri) con pomodori, fiori di zucca (anche fritti!) e pinoli e pure gli gnocchetti ai gamberoni erano notevoli.

Soprattutto ho apprezzato gli abbinamenti nel piatto con vari tipi di insalata e verdure con scelte azzeccate e convincenti (io, che la verdura e l’insalata in genere le fuggo al minimo cenno, qui invece ho trovato molto piacevole star lì ad annusare a brucare le erboline modello capretta).

Semmai l’unico appunto che posso fare è che molti piatti sembrano un pò troppo costruiti per giustapposizione piuttosto che per integrazione e ci sono persino troppi elementi tutti insieme da gestire… Ma sono convinto che sarà un equilibro che sarà raggiunto presto, insieme alla gestione del sale, che porta alcuni piatti ad essere un pò saporiti.

La cantina e i vini invece direi che sono già di livello davvero alto e le proposte sfiziose non mancano di certo (un pò di Bordeaux, buone bollicine, Borgogna…), lasciatevi consigliare senza paure.

Tra i dolci il Gelato di Carapina, torte fatte in casa e un buon latte in piedi. Noi siamo stati particolarmente coccolati e riveriti e serviti in maniera squisita da Simone (uno dei soci) ma mi pare che lo stesso trattamento sia riservato un pò a tutti… fatemi sapere!