Giorno 4 Ambassadeur du Champagne | il giorno della finale, pronti o no

Dopo 3 giorni di binge drinking di champagne e vin claires, siamo alla fine arrivati alla levataccia definitiva, quella che volenti o nolenti ci ha portato a Epernay nel “ministero” dello Champagne, la sede del CIVC. Che è esattamente come ti aspetti un ministero francese, solenne imponente, efficiente e con i suoi rituali da seguire. Volti seri e preoccupati, la tensione per la prima volta si fa sentire anche se il gruppo ormai è rodato e affiatato, si beve insieme, si soffre insieme, si studia insieme. Estrazione a sorte dei turni per la prova orale ovvero il “tema” da esporre in 15 minuti davanti alla giuria presieduta da Jaen Baptiste Lecaillon, chef du cave di Roederer, Mr Cristal in persona insomma. Mi capita il numero 5, mezza mattinata, tempo di rilassarsi e di NON pensare alle milioni di cose che vorrei infilare nella presentazione. Ci sono tre temi , dalla busta ne peschi due e tra questi puoi scegliere quello che preferisci. Uno sui terroir della Champagne molto geologico, uno sull’assemblage e uno sulla differenza tra millesimi e sans annè. Pesco millesimi e assemblage e con pochi indugi mi butto sull’assemblage ormai deciso (cioè l’ho deciso la notte) di ripetere l’esposizione a Milano con maggior chiarezza e completezza. Tolgo qualcosa , aggiungo dettagli su Dom Perignon e la visita all’abbazia, qualche nome di grand cru per esplicare le differenze dei vitigni a seconda dei territori e poi via con i paragoni per definire il mestiere dello chef du cave. Dal direttore d’orchestra al musicista oppure l’esempio classico che l’assemblage è quel fenomeno per cui 1+1+1 = 4 e non 3.  Ci aggiungo una metafora calcistica (i giocatori non tutti per forza fuoriclasse, il campo di riferimento, il gol che è il gout maison, i mediani, l’attacco…per fortuna dopo un poco mi sono fermato) e chiudo con Renoir e i suoi colori: giallo come le sabbie, bianco come la craie, rosso come la marna e nero come il calcare imbrunito di tante gallerie sotto Reims. Giuria pare soddisfatta oppure soddisfatta che finalmente me ne vado…

Pranzo al Kobus, ristorante rustico-chic (cit.) dove sediamo con i membri della giuria, io ho l’onore di sedere davanti al mitico Michael Edwards ma non lo riconosco e ci parlo con il mio francese stentato fingendo sicumera con Vizzari che mi suggerisce ogni tanto qualche parola nell’orecchio: le comiche. Comunque cito due aziende da lui molto lodate nel libro e due vini che ha definito stellari e quindi evito la figura del cretino totale. Se ne vanno una bottiglia di Villmart e una di Grand Cru Taittinger, davvero niente male ma nessuno lo nota perchè alle 14:30 dobbiamo tornare sul pezzo. Nuova estrazione e stavolta mi dice male, sono l’ultimo e andrò in sala alle 17:30, ben oltre il punto di cottura.

Esco a fare una passeggiata tonificante, trovo ispirazione per la prova pratica ovvero degustare 3 champagne e al contempo esplicare i concetti enunciati al mattino nella prova teorica. La cosa è tosta perchè comunque i vini vanno presentati e descritti ma non troppo in dettaglio. Capitano Jaquesson 734, Mailly Grand Cru 2004 e un sa di Bedel. Parto con Jaquesson con Debussy e il “Jardin sous la plui” dove le gocce di pioggia sono le note alte, rapide e leggere, tenute insieme dall’armonia elegante dei bassi (cit.).

Una cosa così:

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Va da sè che le note alte sono i grandi Chards mentre il pinot nero e meunier fanno i bassi, qualche riconoscimento e abbinamento con moeche fritte, che tutti sanno benissimo cosa sono a queste latitudini, ovvio.

SEcondo vino e stavolta scultura con la Nike di Sammotracia, un cuneo di grazia e leggerezza come il Mailly Grand Cru, pinot nero 75% e 25% chardonnay, deciso puro e sfaccettato, da tagliata di anatra con tandori speziato (dov’è che l’ho già mangiato?).

Terzo vino e arriva Renoir con la “Dejeneur de Canotiers”, cappelli di paglia, fieno e aromi femminili a profusione, festa ed emozioni attorno ad un camino dove arrostisce l’andouillette. Prova finita, forse più 13 minuti che 15 ma ormai non ho altro da dire, spero sia piaciuto. Ci ritroviamo tutti insieme, tutti contenti e felici per la vera parte di vacanza, un giorno e mezzo senza l’angoscia dell’esame da fare.

Cena al Theatre, discreto e piacevole, eccellenti i vini di Larmandier Bernier Premiere Cru e il Paillard Cuvèe sb 2/2010.

Passaggio di festeggiamential C Comme, covo di 350 etichette da 120 piccoli recoltant (qualche nome noto come Janisson Baradon, piccoli culti locali e Bio interessanti, vendita in enoteca e online) in genere sconosciuti e suddivisi per macro zone.

Particolari e stuzzicanti i tre vini scelti il Roger Brun Grand Cru (Ay), il LeClerc Briant Les Crayeres dalla Valle della Marne a Epernay biodinamico con molto Meunier e infine un outsider ottimo da consigliare ovvero Bonnaire Grand Cru da Cramant Non dosè, dall’equilibrio raro senza dosage, succoso fresco senza essere mai aggressivo.

Si  è fatto tardi, raccattiamo qualche souvenir, qualche brindisi ancora e comiciano le previsioni per il giorno dopo. Tutti si scherniscono ma il favorito resta comunque Jordi Melendo dalla Spagna. In effetti pare di un altro pianeta e nonostante tutti gli sforzi di Franco, domani pare dobbiamo prepararci ad applaudire un altro spagnolo come qualche anno fa.

Prometto stavolta di prenderla meglio, più di così non so davvero cosa avrei potuto fare qui.

Verdetto oggi alle 19:30 circa a Reims, incrociate le dita per chiunque volete, sono tutti ragazzi d’oro, speciali e con cui è stato bellissimo passare questi giorni e queste notti.

Bonne Chance!