I blog hanno fatto il loro tempo? Così pensa USA Today…e The NPD Group

usa todayOgni anno per merito della mia famiglia “europea” passo buona parte del Natale e di Capodanno nelle lounge degli aeroporti e mi capita di avere tempo voglia e possibilità di leggere articoli e giornali che in genere non avrei il tempo di leggere, per di più in questo periodo ci sono un sacco di previsioni per l’anno che verrà e ogni tanto qualche “bomba”.
Quest’anno ho trovato su Usa Today e sul Financial Times alcuni spunti interessanti, e preoccupanti al tempo stesso. Sul FT si parla dell’iPhone e dell’aumento correlato dello spending in UK per i servizi via web e spero di tornare sull’argomento prima o poi.
Su Usa Today invece (articolo completo qui) leggo che secondo l’autorevole Marshal Cohen dell’NPD Group i blog avrebbero fatto il loro tempo e che le persone e soprattutto i consumatori, in tempi difficili come questi, preferirrebbero consultare e leggere professionisti e fonti di informazioni “fidate” piuttosto che semplici appassionati. Per di più pone i blog come fenomeno che rimarrà solo perchè comunque sempre qualcuno vorrà avere uno spazio per dire la sua ma che rimarrà poco più di uno sfogo personale. E chiosa dicendo che “The average person may well be shouting ‘I want a say,’ but that’s created an absence of legitimacy on the Web”. Ora magari potrebbe essere interessante ma se poi mi suggerisce che la legitimacy sul web “maybe it’ll be Oprah, or maybe it’s Consumer Reports” (ovvero il nostro AltroConsumo).
Come dire, in salsa USA quello di cui si sta discutendo sul blog di Tombolini e, di risposta, su BlobFood. La legittimazione a parlare sul web e l’autorevolezza di chi si esprime online sembra quindi essere uno dei punti chiave del prossimo futuro e non solo in USA.
Il tutto è contenuto all’interno di un articolo sul “Getting Real” che mentre abbassa i blog, elogia e amplifica la valenza (secondo loro) enorme dei social network come MySpace e Facebook (secondo me può essere la prospettiva USA in questo senso ad essere diversa, visto che sembra che negli Stati Uniti un account su Facebook ce l’abbiano tutti) che presto saranno usati anche dalla nonna per sapere che fa suo nipotino e cosa gli deve preparare per cena. Idea interessante ma secondo me un pò fuori dalla realtà (almeno per i prossimi 10 anni).
Almeno però l’articolo finisce con un rassicurante (per chi lavora nel campo food and drink o leisure in generale) scenario in cui i consumatori anzichè essere spaventati da terroristi e problemi sociali decidono che non vale la pena preoccuparsi e penseranno nel 2008 soprattutto a “eating more red meat, drinking, smoking” lasciando al 2009 il tempo del pentimento.
Tornando al succo della questione, mi fa un pò pensare (male) che anche in USA i blog siano visti con parecchio sospetto dalla stampa ufficiale e che online si stiano moltiplicando da una parte le testate che offrono spazio a tutti quanti vogliano bloggare e dall’altra si lavora di fino per svuotarli di valore e relegarli a sfoghi personali che, come i proclami per musica, alla fine lasciano piuttosto il tempo che trovano.
In questo mi trovo ad esempio parecchio d’accordo con Luca Conti di Pandemia quando se ne esce con chicche come questo suo post sulla blogosfera e sulla stampa online americana.
Insomma non sono qui a dire che i blog cambieranno il mondo ma che sicuramente fanno parte di un processo di trasformazione della fruizione dell’informazione che sarà pilotato in un futuro piuttosto prossimo da Google Yahoo e altri giganti del search, relegando gli attuali aggregatori di notizie in spazi sempre molto più limitati. Anzi forse le testate tradizionali saranno lette per aver qualche spunto di conversazione mentre quando si vorranno informazioni precise e consigli utili si andrà da tutt’altra parte.
E nel frattempo (così come la digitalizzazione della musica sta spazzando via le case discografiche e l’industria musicale così come l’abbiamo sempre conosciuta) così succederà al mondo dell’informazione se non si saprà adeguare ai tempi futuri.
Così come ho detto per le guide dei vini lo ripeto anche adesso, non ho alcuna idea nè proposta su come saranno o andranno aggregate le notizie in un prossimo futuro ma secondo me molto più così
reader

che così…

repu
(e prendo Repubblica perchè forse è la migliore tra le testate classiche online!)