Il frutto ineffabile del Ruchè, 4 declinazioni di vitigno aromatico

Che il Piemonte non sia solo Nebbiolo, Moscato e Barbera è cosa nota ma non ancora così accettata dal grande pubblico.  Così come forse pochi si rendono conto che è forse la regione con il maggior numero di ettari piantati con vitigni aromatici primari (brachetto, moscato): a questi va aggiunto anche il ruchè del quale grazie soprattutto a Montalbera non ne conosciamo solo una versione (quella dolce) ma tante declinazioni particolari che rappresentano un assaggio interessante per capire cosa si possa ottenere oggi da un vitigno aromatico.

In realtà Montalbera, attiva da più di cento anni dopo essere stata fondata dalla famiglia Enrico Morando ai primi del ‘900, è costituita da due cantine, la prima a Castagnole Monferrato (Monferrato) dedicata in toto al Ruché, mentre la seconda a Castiglione Tinella (Langa) con  Moscato d’Asti e altre uve autoctone piemontesi.

L’idea di vinificazione che guida la famiglia ancora oggi è l’ideale del vino-frutto, un concetto caro a Luca Maroni ma che si trovava già negli scritti dell’enologo francese Oudart. L’applicazione di questo concetto ad un vitigno come il Ruchè da un lato pare logica ma in realtà esaltare note fruttata e intensità in un vitigno che già le porta di suo può portare ad eccessi spiacevoli. Ecco gli assaggi:

Ruchè di Castagnole Monferrato 2011 la tradizione
Brillante e trasparente, intensità floreale di viola e rosa impressionante, frutta rossa lampone e fragolina di bosco al limite dello stucchevole, bocca facile e semplice , scorre via e graffia appena ma lo si ricorda con piacere anche se l’alcol si avverte un poco. 83

Ruchè di Castagnole Monferrato Laccento Docg 2011
Rosso limpido mai cupo, naso fresco e intenso di ribes rosso, amarena e durone nero di Vignola, cotognata di mele e rabarbaro, floreale passito e vinaccia,  lavanda e menta, resine e tostatura di caffè, bocca compatta ma non arcigna, tannino appena avvertibile con alcol che fa capolino , bella sapidità e notevole equilibrio per un vino che non tradisce i suoi 14% , felpato e suadente con sapidità discreta ma non lunghissimo . Discreta prova di classe su un vitigno poco conosciuto 88

Limpronta Ruchè di Castagnole Monferrato 2009  Montalbera
Forse il vino più curioso chè la sfida del vitigno aromatico in evoluzione è sempre rischiosa. Qui peró funziona bene con un naso invitante di frutta rossa fresca amarena e un bel floreale di rosa classico piemontese poi china cardamomo e anice . Bocca dal tannino lieve e buona struttura, non potente ma intrigante. 86

Laccento Passito Montalbera Vino da uve di Ruchè stramature dal Bricco Montalbera
Colore che vira al granato, naso che spinge su marasca visciola e marron glacè, bocca felpata contornata da pepe e frutta secca, datteri nocciole e candito. Non troppo dolce, lo pensi notevole su qualche formaggio stagionato anche se l’intensità del Ruchè esce molto ridimensionata dall appassimento 81

Dicevamo degli eccessi in agguato e in qualche prodotto si sentono chiaramente soprattutto ne La Tradizione e Laccento ma chi ama queste sensazioni non resterà deluso da questi prodotti non faticando a porli ai vertici della categoria. Per tutti gli altri consigliabile assaggiare Limpronta molto più equilibrato e tradizionale ma capace al tempo stesso di offrire una alternativa originale ad altri vini da invecchiamento italiani. Meno convincente il passito da cui ci saremmo aspettati più dinamicità e freschezza ma in complesso l’approccio al questo vitigno rende davvero giustizia al Ruchè che in tanti anni sul territorio piemontese crediamo non sia mai stato espresso in maniera così completa e appassionante.