Il passato da gustare: come studiare la storia d’Italia con il vino

L’uomo produce vino da quasi sette mila anni, in Italia lo si beve da più di duemila e per tutto questo tempo ha accompagnato gesta eroiche, animato personaggi storici divenuti leggendari ed è entrato molto più spesso di quanto si pensi nelle vicende del nostro paese. Sul numero di Marzo di Business People in edicola da oggi ne trovate molti esempi…

Le tante vicende storiche note  e meno note che portarono al Regno d’Italia spesso sono andate a braccetto con il nettare di Bacco e non solo la celeberrima storia di Fontanafredda, tenuta reale donata a la “Bela Rosin” da Vittorio Emanuele II. (…)
Si racconta che Cavour usasse ripetere: “Plures amicos mensa quam mens concipit” (cattura più amici la mensa che la mente), ed era così persuaso della capacità diplomatiche del vino che non lasciava partire nessuno dei suoi ambasciatori verso l’estero senza una scorta di Barolo in carrozza. Ma il Barolo non era l’unica zona da cui Cavour sceglieva i suoi vini “agevolatori” infatti usava spesso anche i vini di una zona (oggi) meno nota come Ghemme e Gattinara (Novara), già famosa nel Rinascimento.  (…) . Tra i più famosi produttori rammentiamo l’azienda Torraccia del Piantavigna, la storica Travaglini produttrice di Gattinara e l’ormai mito underground Osso San Grato di Antoniolo, un vino che ha, per dirla con Emanuele Giannone “la virtù di arrivare a un massimo di concentrazione espressiva dal minimo di materia e densità possibile.”
L’ultima citazione risorgimentale ci porta in Liguria con il rosè della Contessa di Castiglione , ovvero Virginia Oldoini,  passata alla storia per avere sedotto Napoleone III portandolo così a sostenere la causa dell’indipendenza italiana. (…)
Dopo Cavour, anche il suo successore Bettino Ricasoli, il “barone di ferro” fu produttore importante di vino nell’odierno Chianti Classico con il suo Castello di Brolio, che continua a produrre vini di classe internazionale a Gaiole in Chianti ed ad accogliere ogni anno migliaia di turisti curiosi. Dalla Liguria il tema risorgimentale ci porta in Veneto dove scopriamo che Carpenè Malvolti ha dedicato per il 150esimo dell’Unità d’Italia un suo vino, la Cuvèe 1868, al fondatore dell’azienda Antonio Carpenè che fu garibaldino della spedizione dei Mille (…).

Letteratura, poeti e papi

Un percorso affascinante nel nostro vino e nella nostra storia parte da Dante Alighieri (e chi altri?) e arriva in Abruzzo passando per il Veneto. Il fiorentino Dante Alighieri visse infatti a Verona alcuni anni del suo esilio e qui vicino in Valpolicella suo figlio Pietro acquistò nel 1353 la possessione Casal dei Ronchi ed è tutt’ora proprietà dei Conti Serego Alighieri, discendenti diretti del poeta produttori del grande Amarone Vaio Armaron (…).
(…) L’altro grande poeta italiano, a noi molto più vicino, ovvero Giacomo Leopardi scrisse spesso di vino e si interessò all’agricoltura marchigiana come testimoniano libri sui propri scaffali. I conti Leopardi di oggi, discendenti del poeta, si sono accordati con la grande cooperativa Terre di Moncaro, per produrre tre vini ispirati alla sua figura ovvero  il bianco Valdicia, da ribona e chardonnay, e i rossi Capolevante (sangiovese e montepulciano) e , ovviamente, lo Zibaldone da montepulciano e cabernet.


Pallagrello e Regno delle Due Sicilie

Nel casertano il Pallagrello un tempo si doveva coltivare per legge: (…). In tempi recenti a Caiazzo nascono Vestini Campagnano, Terre del Principe ed altre realtà produttive, come Alepa che oggi produce il Riccio Bianco e il “Maria Carolina” dedicato alla bionda regina delle Due Sicilie moglie di Ferdinando e sorella di Maria Antonietta di Francia, la cui storia ha ispirato un cortometraggio che sarà presentato a Vinitaly 2013 ad Aprile. (…)

Sembra che le nazioni abbiano un grande bisogno di essere battezzate nel vino e la storia meno nota e più affascinante la si deve forse a Filippo Mazzei, rampollo della famiglia Mazzei produttrice di vino a Fonterutoli (Castellina in Chianti, SI) dal 1435. (…) Filippo partecipò alla stesura della Dichiarazione d’Indipendenza delle colonie americane in quanto amico intimo dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e appunto Thomas Jefferson. Pare anche che abbia suggerito ai padri fondatori degli USA  i colori e la foggia della bandiera statunitense ispirandosi alla bandiera di Ugo di Toscana, composta da tre strisce argento (bianco) su fondo rosso, che producono un totale di sette bande, in cui si alternano rosso e bianco (che divengono 13 nella prima bandiera USA). (…)

Questo e molto altro in edicola su Business People di Marzo!