Il Re del Mosto di Giulia Graglia e Matteo Codrino (seconda e ultima parte) : dalla vita di “Braida” alla leggenda

Finalmente ecco la seconda e ultima parte del bel documentario in anteprima assoluta che Vino da Burde regala ai suoi lettori, l’opera “prima” di Giulia Graglia (regia e interviste) e Matteo Codrino (fotografia e direzione artistica) che racconta “la vita del produttore di vino Giacomo Bologna, detto Braida, attraverso il racconto di parenti ed amici che a più di quindici anni dalla morte ricordano l’uomo, l’artista e la sua barbera…“.

Ritroviamo i personaggi della prima parte, con Veronelli, Rivera, Lauzi,  la moglie e tanti amici di bevute, nottate e musica e soprattutto assistiamo a come un grande vignaiolo riesca  a sopravvivere anche alla morte attraverso i vini e le emozioni che i suoi vini ancora oggi suscitano in chi li beve.

Parte IV
Emiliana Lucchesi,  Veronelli, (la cura delle vigne e del vino, estremo rigore ed esplosione vini definitivi, complessi, capaci di provocazione), le notti con la minestra nel pirò…

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Parte V

Giacomo e le cantine californiana e le barrique (carati) il 1981 primo bricco uccellone, Veronelli vini che ti abbracciano che ti stupiscono”, Maurizio Zanella e il “lancio” del prodotto in piazza.

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Parte VI

I ricordi della moglie, Giacomo che che canta, gli amici concordi nel dire che non ci sarà nessuno come lui, e si dovrebbe quasi smettere di parlare di lui a vanvera come invece molti fanno.

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Parte VII (ultima)

Veronelli  e la “divinità del suo essere (…) non era un uomo, qualcosa di più”. Gli ultimi giorni e gli ultimi consigli per le vigne, ceci e costine con i suoi amici, sapeva che stava per morire ma fino al giorno primo riceveva telefonate e dava consigli ai contadini, quasi un dioscuro.

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Riportiamo qui, a chiusura,  il consiglio appassionato di Giacomo a tutti noi, un consiglio che chiude il documentario e che ci pare riassumere ogni momento  della vita stessa di “Braida”.

“ Costruitevi una cantina
ampia, spaziosa,ben areata,
e rallegratela di tante belle bottiglie,
queste ritte, quelle coricate,
da considerare con occhio amico
nelle sere di primavera, estate, autunno, e inverno,
Sogghignando al pensiero di quell’uomo
Senza canti e senza suoni,
senza donne e senza vino,
che dovrebbe vivere una decina d’anni in più di voi.”