Il Rum e Pera dei Recioto della Valpolicella, David Sterza

Prendete un vino come il Pagoda, ammesso che lo abbiate mai assaggiato ed è difficile (manco 3 barrique all’anno). Syrah Merlot e Cabernet della Valpolicella (orrore !)  passiti, 2 anni di rovere nuovo americano. La ricetta per una bomba da 17 gradi, una sfida e quasi uno scherzo enologico direte, ma nel suo voler essere quasi una caricatura mette in evidenza una prima cosa banale ovvero di quanto merlot e syrah ci sia in moltissimi Amarone non confessi e secondo che l’appassimento è un’arma a doppio taglio. Oppure a doppio godimento.NEl caso di David (e il socio Paolo Mascanzoni, enologo), ovvio che il Pagoda è poco più di un divertissment, anche se stranamente buono e bevibile a fine pasto, ed è perfetto se lo si assaggia assiemeagli altri vini che producono. Degno rappresentante ed emblema è ovviamente l’Amarone, di scena il 2005 e quindi un pò avvantaggiato sui 2006 in giro in questi giorni:

Amarone della Valpolicella 2005 David Sterza: naso potente pepato, amarena, fico secco, frutta sotto spirito, liquirizia, cuoio, ricco e curioso, potente senz’altro, bocca polposissima alcol un pò presente , sapido , persistente, speziatissimo, finale elegante e quasi leggero per la tipologia 94


E se pensate che sia stata “buona” la 2005, dalla botte David e Paolo tirano fuori un 2008 da botte che ti aspetti imbevibile ma che ti lascia senza fiato per la materia e lo spessore dei tannini soffici, impressionante.

Notevole e dal rapporto qualità prezzo incredibile  il Ripasso (franco cantina sui 7,5 euro), di una beva e di una persistenza emozionanti. Deciso e potente la Corvina in purezza, che dimostra quasi più de La Poja di Allegrini, cosa significhi ricchezza ampelografica in Valpolicella e di come l’Amarone non sia solo la Corvina, appunto ma di una biodiversità da sfruttare in ogni sfaccettatura.

Fin qui ci siamo ma ciò che più mi ha stupito è stato il Recioto 2005, dolce, dolcissimo ma di una bevibilità estrema, molto più (per la mia mente) bevibile e accettabile di molti altri vini di questa valle, con un tannino levigato vaporoso e che ti invade ogni angolo della bocca rendendo se possibile ancora più piacevole la bevuta e la sensazione di dolcezza, un pò come il Rum e Pera…

Mi sono ritrovato a berne due bicchieri in un tardo pomeriggio dopo una giornata di assaggi così senza pensare, solo per la voglia di dire “ancora un pò di questa dolcezza e poi basta”.

Perchè la Corvina è come una frustata e forse spesso solo con la dolcezza residua trova la sua carezza.