Il vino è trasparente, verde e profuma di futuro: la green economy nel bicchiere

Parliamo seriamente di verde  ma non quello  dei soldi per stavolta ma della cosiddetta “green economy” con tutto quanto si sta muovendo nell’universo eco e bioqualchecosa, forse il settore più importante dove l’uomo dovrebbe impegnarsi  per creare prospettive di lavoro sostenibili sia dal punto ambientale e sociale  Il mondo del vino non fa eccezione e anzi forse si pone come leader nel cavalcare questo fenomeno e mostrare agli altri settori come si possa lavorare in maniera sostenibile e qualitativa. Ecco il tema cui è dedicato Business People di Settembre (in edicola da oggi ma già scaricabile su iPad e iPhone) e anche il mio spazio. In particolare riflettiamo sul fatto che il  mondo del vino italiano è scosso da vari fermenti di vitalità ma è anche divenuto più difficile vendere i nostri prodotti ai consumatori italiani, l’offerta è amplissima e la qualità davvero alta anche nelle fasce di prezzo più abbordabili. E allora come si fa a farsi scegliere? Cosa succederebbe se a parità di qualità il consumatore cominciasse a scegliere in base a quanto “green” è una bottiglia? Non così facile a definirsi ma molto affascinante da scoprire in quanti modi un vino può essere vicino all’ambiente oggi.

Cominciamo dalla non scontata questione per “Cosa si intende per vino “bio” per poi passare  ad analizzare “Nuove cantine e principi costruttivi “green” e da Montepulciano con Salcheto Carbon Free arriviamo sempre parlando di bioedilizia a in Piemonte  con le Tenute Costa che stanno ultimando la prima cantina italiana certificata Casaclima Wein, ovvero la cantina della Tenuta DueCorti a Monforte d’Alba, in piena terra del Barolo.  Torniamo in Toscana con

Ginori Lisci in Val di Cecina (dove produce vini a base di Merlot e Cabernet Sauvignon come il sontuoso Macchion dei Lupi e l’armonioso Merlot Montescudaio DOC chiamato Campordigno) che ha lanciato il progetto “coltivare energia” con un impianto di produzione biogas che sfrutta l’azione di batteri metanogeni che consumano mais coltivato ad hoc insieme ad altri scarti di lavorazione della vite. Nel Bolgherese, a Caiarossa non solo si guarda in vigneto alla biodinamica ma anche in cantina si utilizzano i principi della geobiologia e il Feng Shui che impongono una serie di accorgimenti per rendere la  equilibrata e piena di energie positive la struttura.

Spazio anche alla Maremma, con Antinori e Le Mortelle a Castiglione della Pescaia, all’Umbria con Caprai e Lungarotti e nelle Marche con Fazi Battaglia e il sistema “Zewipro”, acronimo di Zero Emissions Wine Production, e alla zona del Prosecco con Perlage di Soligo (TV).

C’è poco da girarci intorno,  questo movimento “green” nel vino si inserisce nel trend complessivo della green economy con maggiori responsabilità (dato che si parla di prodotti da agricoltura) ma anche e soprattutto maggiori potenzialità sia di far del bene al nostro pianeta ma anche nel coinvolgere tutti gli appassionati di Bacco a cambiare i propri stili di vita e le proprie scelte di consumo.

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