La migliore risposta alla (presunta) crisi: la Toscana la sua Eccellenza di Vino al Grand Hotel, e ricordiamo che crisi in cinese si scrive come “opportunità”

Notazione filologica (da Yahoo Anwers: In cinese, la parola opportunità viene tradotta “ji hui” 机会, mentre la parola crisi si traduce “wei ji” 危机. Viene utilizzato lo stessi “ji” (机): la parola “crisi” viene formata da 2 caratteri che significano rispettivamente  危 pericolo e 机 opportunità).
Non sono mai obbiettivo quando parlo della mia regione ma uscendo dal Grand Hotel oggi dopo 8 ore di assaggi, discussioni, confronto e ritrovi con amici/clienti/produttori/fornitori/rappresentanti/forumisti/blogger/giornalisti/vips e vids il responso davvero non può ch essere molto positivo. Innanzitutto l’ organizzazione AIS Toscana  e Grand Hotel e Delegazione AIS Firenze (in cui non ho partecipato affatto quindi non mi voglio prendere meriti non miei!) decisamente all’altezza, ambiente e clima perfetti (vedi foto), affluenza notevole (2mila persone mi sembra)  ma mai troppa calca, sommelier gentilissimi e disponibili, luci giuste, orario di apertura allargato (10-20!) e capace di soddisfare le esigenze di tutti, nessun vino finito anzi tempo (si okkei il Vin Santo Avignonesi ma si può capire!!!) e percorso chiaro in ordine alfabetivo e volantino chiaro e utile.

Quanto ai vini…

Ma ovviamente le note più piacevoli (per me) sono state i vini che hanno offerto una varietà straordinaria di stili, vitigni, interpretazioni e terroir. Forse paraddossalmente meno presente rispetto al trend attuale proprio il Sangiovese vista ancora una volta l’overdose di Merlot e Cabernet ogni dove. Ottime conferme per tutti i Brunello presenti (mi sono ri-soffermato solo su Fuligni, Uccelliera e Palazzo, agli antipodi ma entrambi validissimi) e per realtà Chiantigiane dove conta sempre più il terroir che i vitigni (nomi servono poco ma Ormanni, Monteraponi, Rocca di Montegrossi, San Felice, Terrabianca, Lanciola, Castello di Monsanto, Felsina, Fontodi erano davvero, come sempre tra l’altro, notevoli). Novità particolari da Riparbella (LI) con Caiarossa con un bianco (caro) straordinario Chardonnay e Viogner e un incredibile passito da Petit Manseng dai profumi cangianti e diversi da ogni altro vino dolce toscano sentito finora. Parlando di bianchi, ha conquistato tutti la Vernaccia “sulle bucce” Evoè di Panizzi.

Versante Sangiovese qualche bella sorpresa dalla Val di Cornia con il Buca di Cleonte di Petricci e del Pianta e soprattutto Viticcio Vigliano (da Scandicci) con L’Erta Sangiovese 100% davvero rimarchevole e un Sodole Guicciardini più spigliato che in passato. Poi ancora bella prova per Poggioverrano con Dromos l’Altro Sangiovese 90% e tra i Sangiovese Blend, mi ha lasciato a bocca aperta l’Avvoltore 2006 di Moris Farms (che non scopro io, ovvio!) e Tenuta di Valgiano (chevvelodicoaffà?) . E non dimentichiamoci il Testamatta 2006 dal naso ancora chiuso e legnoso ma dalla bocca vivacissima persistente e coinvolgente, effettivamente se non da 98/100 comunque notevolissimo.

Versante Bolgheri con Michele Satta autore di una prova micidiale specie per il bianco Giovin Re e soprattutto il Piastraia (Sangiovese 50% poi cab merlot e altro) addirittura con ribasso di prezzo al listino e un Castagni scurissimo e affascinante.  Assenti molti big ma in forze presenti Argentiera in netta crescita e Grattamacco con un Alberello molto interessante.

Versante  Merlot degni di nota il Casarsa di Villa Calcinaia, quello di Parrina,  il Quercegobbe di Petra l’Aleah di Villa Mangiacane, e pure da assaggiare per gli amanti dell’esagerazione, pure il Picconero di Tolaini (Michel Rolland!).

Versante Syrah un bel Gobbo Nero de La Pieve,  un Varramista 2005 che abbandona un pò legno del 2004 per un maggior frutto e intensità minerale.

Leggendo il volantino mi rendo conto che ne ho anche assaggiati altri ma davveromi è sempre difficile scegliere in questi vin che per un motivo o per un altro hanno molto da dire. Certamente manca una direzione e uno stile unico che viene seguito perchè, a differenza del Chianti Classico dove si conferma una certa fuga dal legno e dalla barrique, altrove invece la presenza della botte piccola è radicatissima, però per fortuna ben dosata a dare vini comunque piacevoli e che stanno abbandonando eccessi di piacioneria del passato. Qualche limite lo mostrano comunque i Merlot che hanno sempre un tannino un pò asciugante e una bocca troppo dura e contrastata per dirsi piacevolissimi. D’altra parte, messi a confronto, i vini che hanno una marcia in più in questo momento e sembrano incontrare di più i gusti del pubblico sono i sangiovesi di terroir stile Gambelli e i Sangiovese Blends “tignanello-style” dove un sangiovese sempre più predominante sui complementari internazionali dona piacevolezza a vini che sarebbero troppo stancanti e monolitici.

Come se i produttori avessero cominciato a credere di più nel SAngiovese e capire che ciò che fa vendere certi vini è la piacevolezza di beva e non la massa di profumi sparati nel naso.

Complice anche una pausa pranzo perfetta per piatti, servizio e sapori al Fusion Bar nel The Gallery di Vicolo dell’Oro (vedi foto del mitico sushi brunch buffet domenicale…di lusso tutto, tranne il prezzo, 40 euro a testa con vino e allthatyouwant) e due swing al Golf di Conte of Florence dal Ponte Vecchio , è stata davvero una giornata bellissima e piacevole, e mi sa non sono stato il solo a pensarla così!