La strada del Sangiovese passa (anche) da San Miniato (PI)? Vini delle terre del Tartufo 2009

Per scoprire se è vero ieri si è tenuta una bella degustazione (qui tutte le foto e le etichette) di 6 Sangiovese (più o meno in purezza) di San Miniato in parallelo a 6 Barolo e Barbaresco, filo conduttore il tartufo, o meglio, il fatto che le due capitali italiane del tubero sono proprio Alba e San Miniato con le dovute italiche rivalità del caso.

Rivalità ovviamente non trasponibili direttamente nel vino ma se c’è un luogo al mondo da dove i Toscani possono davvero imparare qualcosa sul vino e sull’uso del terroir, questo è il Piemonte e i suoi sorì (cavolo quanto mi costa scriverlo!).Alla presenza di numerosi giornalisti, illustri toscani e non solo come Ernesto Gentili (Guida Espresso), Vito Lacerenza (GamberoRosso), Aldo Fiordelli e Guido Ricciarelli (Vini buoni d’Italia), Daniel Thomases (Veronelli) e vari VID come Paolo Baracchino e Noriko dal Giappone, abbiamo potuto prendere parte ad una “cieca” di 12 vini (la numerazione va dal 2 al 13 per un problema con il primo vino) di cui vi riporto i risultati (miei):

  1. (difettato)
  2. rubino deciso corteccia resina amarena persistente un põ animalesco asprino 78  punti  (sg cab merlot) Poggio dei Ciliegi 2005 Colle Brunacchi
  3. cipria (concentratore?)  stile merlot dolcissimo burroso molto costruito.   73 punti  ( Sg cab) Argentovivo 2005 Fattoria Agrisole
  4. antiquariato pesca dolce cipria  lieve poco persistente frutto bello anche se un po secco 75 punti   La fagiana Fattoria  San Quintino 2005 (sg 80 merlot 20)
  5. Corda bagnata, ciliegia fiori passiti acqua di mare, tabacco, cuoio, liquirizia,  gomma lacca un pò astringente e amaricante  ma guizzante in bocca 87, “Cosimo” 2005 Cosimo Maria Masini sg 100%
  6. Bel colore pieno cobsistente gusto deciso e persistente ma non esagerato alcol ma discreto equilibrio sapidita mineralità 84 punti Imperatore Fattoria Campigiana 2004 (sg80 10syr10merlot)
  7. frutta secca petali rosa sandalo  cardamomo pepe mostarda conservadi pomodoro un pò animalesco  81 Reciso 2004 Toscana IGT Pietro Beconcini
  8. cuoio felce China rabarbaro bel tannino lieve discreta persistenza meglio in bocca  79 punti cast falletto Langhe Nebbiolo 2005 Pugnane dei Fratelli Sordo
  9. incenso mirra ambra anice pepato deciso un pò alcolico 83 punti Barbaresco 2005 Giancarlo Ronchi
  10. etereo fine in bocca poca ciccia asciutto 73 Barolo Rocche 2004 Monchiero Vini (castiglion falletto)
  11. bacche giuggiole tannino vivace anice deciso acido anche se non molto persistente 82 Azienda Agricola Guido Porro Lazzairasco Barolo 2004  (vecchia vigna)
  12. dolce amarena fragola sotto spirito bacche corto acidità bella 81 punti Giacomo Fenocchio Barolo 2004 Bussia Sottana
  13. artemisia (cola) China fiori vivace bevibilissimo  finale rosa e ciliegia 84 punti Confina con bussia vallata fredda, Azienda Agricola Bric Cenciurio  Barolo Costa di Rose 2003 (magnum)

Ne è seguita una bella discussione animata da cui è venuto fuori che laddove c’è la precisa volontà di usare il Sangiovese al 100% e di scegliere in modo accurato i terroir, i risultati sono molto interessanti, al limite spesso dell’eccellenza. IN particolare ad esempio Leonardo Beconcini e il suo Reciso e Cosimo Maria Mansini con il suo “Cosimo” che ha anche sposato i dettami della biodinamica, ma i cui risultati sono da ricondurre (almeno per questo vino) all’età media molto alta delle vigne (oltre 50 anni!). Negli altri casi un pò troppo ricordo a vitigni “Migliorativi” come merlot, cabernet e syrah pregiudica i risultati ma cosa più grave nel complesso, impedisce di tracciare un quadro completo di quella che potrebbe essere l’espressione del Sangiovese nelle colline SanMiniatesi. Il problema di fondo ovviamente è l’umidità e l’eccessiva produttività del Sangiovese che senza tagli, potature e severa selezione produce una quantità impressionante di uva ma non certo da grandi vini.

Per Barolo e Barbaresco, presenti vini dai vigneti Villero, Bussia e Lazzarito con le consuete (per fortuna!) differenze di gusto e struttura con rari eccessi di legno. Si conferma la grandezza dell’annata 2004 con tannini quasi già pronti e capaci di mordere senza ferire e soprattutto un frutto intenso ed emozionante pur senza perdere le note speziate ed eleganti che caratterizzano queste topologie di vini. Bellissima la china, l’artemisia, i petali di rosa, davvero quasi sempre da manuale del nebbiolo di langa.

Ottimi gli Arneis presenti e anche l’unico Roero DOCG 2006 soprattutto a tavola ha dimostrato un carattere spiccato e deciso.