Per scoprire se è vero ieri si è tenuta una bella degustazione (qui tutte le foto e le etichette) di 6 Sangiovese (più o meno in purezza) di San Miniato in parallelo a 6 Barolo e Barbaresco, filo conduttore il tartufo, o meglio, il fatto che le due capitali italiane del tubero sono proprio Alba e San Miniato con le dovute italiche rivalità del caso.
Rivalità ovviamente non trasponibili direttamente nel vino ma se c’è un luogo al mondo da dove i Toscani possono davvero imparare qualcosa sul vino e sull’uso del terroir, questo è il Piemonte e i suoi sorì (cavolo quanto mi costa scriverlo!).Alla presenza di numerosi giornalisti, illustri toscani e non solo come Ernesto Gentili (Guida Espresso), Vito Lacerenza (GamberoRosso), Aldo Fiordelli e Guido Ricciarelli (Vini buoni d’Italia), Daniel Thomases (Veronelli) e vari VID come Paolo Baracchino e Noriko dal Giappone, abbiamo potuto prendere parte ad una “cieca” di 12 vini (la numerazione va dal 2 al 13 per un problema con il primo vino) di cui vi riporto i risultati (miei):
- (difettato)
- rubino deciso corteccia resina amarena persistente un põ animalesco asprino 78 punti (sg cab merlot) Poggio dei Ciliegi 2005 Colle Brunacchi
- cipria (concentratore?) stile merlot dolcissimo burroso molto costruito. 73 punti ( Sg cab) Argentovivo 2005 Fattoria Agrisole
- antiquariato pesca dolce cipria lieve poco persistente frutto bello anche se un po secco 75 punti La fagiana Fattoria San Quintino 2005 (sg 80 merlot 20)
- Corda bagnata, ciliegia fiori passiti acqua di mare, tabacco, cuoio, liquirizia, gomma lacca un pò astringente e amaricante ma guizzante in bocca 87, “Cosimo” 2005 Cosimo Maria Masini sg 100%
- Bel colore pieno cobsistente gusto deciso e persistente ma non esagerato alcol ma discreto equilibrio sapidita mineralità 84 punti Imperatore Fattoria Campigiana 2004 (sg80 10syr10merlot)
- frutta secca petali rosa sandalo cardamomo pepe mostarda conservadi pomodoro un pò animalesco 81 Reciso 2004 Toscana IGT Pietro Beconcini
- cuoio felce China rabarbaro bel tannino lieve discreta persistenza meglio in bocca 79 punti cast falletto Langhe Nebbiolo 2005 Pugnane dei Fratelli Sordo
- incenso mirra ambra anice pepato deciso un pò alcolico 83 punti Barbaresco 2005 Giancarlo Ronchi
- etereo fine in bocca poca ciccia asciutto 73 Barolo Rocche 2004 Monchiero Vini (castiglion falletto)
- bacche giuggiole tannino vivace anice deciso acido anche se non molto persistente 82 Azienda Agricola Guido Porro Lazzairasco Barolo 2004 (vecchia vigna)
- dolce amarena fragola sotto spirito bacche corto acidità bella 81 punti Giacomo Fenocchio Barolo 2004 Bussia Sottana
- artemisia (cola) China fiori vivace bevibilissimo finale rosa e ciliegia 84 punti Confina con bussia vallata fredda, Azienda Agricola Bric Cenciurio Barolo Costa di Rose 2003 (magnum)
Ne è seguita una bella discussione animata da cui è venuto fuori che laddove c’è la precisa volontà di usare il Sangiovese al 100% e di scegliere in modo accurato i terroir, i risultati sono molto interessanti, al limite spesso dell’eccellenza. IN particolare ad esempio Leonardo Beconcini e il suo Reciso e Cosimo Maria Mansini con il suo “Cosimo” che ha anche sposato i dettami della biodinamica, ma i cui risultati sono da ricondurre (almeno per questo vino) all’età media molto alta delle vigne (oltre 50 anni!). Negli altri casi un pò troppo ricordo a vitigni “Migliorativi” come merlot, cabernet e syrah pregiudica i risultati ma cosa più grave nel complesso, impedisce di tracciare un quadro completo di quella che potrebbe essere l’espressione del Sangiovese nelle colline SanMiniatesi. Il problema di fondo ovviamente è l’umidità e l’eccessiva produttività del Sangiovese che senza tagli, potature e severa selezione produce una quantità impressionante di uva ma non certo da grandi vini.
Per Barolo e Barbaresco, presenti vini dai vigneti Villero, Bussia e Lazzarito con le consuete (per fortuna!) differenze di gusto e struttura con rari eccessi di legno. Si conferma la grandezza dell’annata 2004 con tannini quasi già pronti e capaci di mordere senza ferire e soprattutto un frutto intenso ed emozionante pur senza perdere le note speziate ed eleganti che caratterizzano queste topologie di vini. Bellissima la china, l’artemisia, i petali di rosa, davvero quasi sempre da manuale del nebbiolo di langa.
Ottimi gli Arneis presenti e anche l’unico Roero DOCG 2006 soprattutto a tavola ha dimostrato un carattere spiccato e deciso.