Lo Sciacchetra delle Cinque Terre tra amicizia, storie e pericoli: parla Giacomo Cappellini

Per merito di frequentazioni lericine ho sempre sentito parlare del “vero” Sciacchetra delle Cinque Terre come una specie di mistico Graal inafferrabile e concesso solo a pochi eletti parenti o amici di produttori veri ed eroici. E in effetti ogni prodotto provato fino ad ieri non mi ha mai dato sensazioni anche solo paragonabili a quelle raccontate per esempio dal nostro vicepresidente nel suo bel libro Vinidamare.  Oggi per fortuna ce l’ho fatta… per merito di una delle 589 bottiglie prodotte nel 2003 da Giacomo Forlini Cappellini.Un vino che sfida tutte le convenzioni sui vini passiti, sulle loro debolezze e piaggerie e lo fa nel modo più antico del vino ovvero facendoci partecipi di una tradizione familiare antica e solo minimante toccata dalla tecnologia. E 5 anni di affinamento tra acciaio e botte creano un vino che sa di mare, sa di sentieri, sa di sole rifratto sulle onde e che rimbalza tra gli strapiombi (come quelli che ancora oggi affronta suo padre), sa di frutta matura, sa di terra, e che in bocca ti abbraccia forte.

E oggi conoscendo Giacomo in persona, le Cinque Terre sono state davvero vicine nel cuore e nella mente, e non solo perchè eravamo a Marina di Carrara…vi lascio con Giacomo che spiega che a volte i problemi nella produzione dello Sciacchetra sono un pò impensabili…

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