London: vodka distillata 15 volte e lo Cheval Blanc by the glass, come si vendono 25.000 euro di vino in mezz’ora

Londra e i suoi alberghi non valgono come connettivita’ Amsterdam, quindi le mie segnalazioni sono un pochino piu’ sporadiche e, fino a stasera, pure senza foto ma vi assicuro che nella capitale mondiale della ristorazione le cose non stanno ferme due secondi. Sbarco alle 12 a Stansted in mezzo al glorioso nulla della periferia Londinese (ovvero mezza Inghilterra) e appena scendo dallo Stansted Express ecco che finalmente incontro il mitico Cetriolo di Norman Foster , secondo me un piccolo capolavoro moderno (ci lavorava persino Russel Crowe in “A good year” prima di trasferirsi in Provenza a fare Bandol…).

Giusto il tempo di arrivare nel Jolly Hotel St Ermins (accanto alla mitica New Scotland Yard, ma Dylan Dog non si e’ ancora visto) che il dinamico delegato AIS per l’Inghilterra mi preleva per iniziare un bel tour di assaggi e labelshopping. Per “Labelshopping” si intende l’attivita’ preferita dai sommelier poco danarosi ovvero passare ORE davanti agli scaffali delle enoteche del mondo contemplando etichette e immaginando gusti e profumi che ALTRI fortunati si possono permettere. Ieri per esempio ho avuto uno stendhal etilico di fronte alla vetrina dei Fine Wines a Selfridges del caro Gabriele Rappo, con una batteria di Bordeaux da far paura (TUTTI i Premiere Grand Cru, moltissimi supersecond), Romanée Conti (tutta la serie 2005!) e diversi super americani di Parkeriana invenzione come lo Scarecrow e lo Screaming Eagle.

Prima di ieri, solo da Pinchiorri avevo visto uno spettacolo simile. Sempre tra i fine wines, per fortuna ci sono anche parecchi italiani, precisamente Soldera Case Basse 1996, Tignanello, Solaia, Ornellaia (1998, ancora MLA) e Sassicaia (95,97 e 88 “in saldo” a 350 sterline). Poi Redigaffi e un (a me) sconosciutissimo Miani dal Veneto. Di Piemonte solo Gaja e qui immagino la sollevazione popolare dei Barolisti piu’ convinti… Sconvolgente presenza di distillati di livello assoluto come la vodka Kaufmann distillata “n” volte e dalla bottiglia preziosissima. E pensare che è tedesca! Stupenda anche la bottiglia in Baccarat scuro di Louis XIII ma mi mancavano circa 2450 delle 2500 sterline che ci volevano per comprarla. Comunque sempre piu’ economica del Johhnie Walker da 5000 sterline (invecchiato 55 anni) che sinceramente non sapevo neanche esistesse.
Neanche il tempo di chiedermi ma chi cavolo se le compra queste bottiglie che un tipo normalissimo dai tratti un po’ indiani compra 12 Dom Perignon 1999 e “un paio” di Krug Clos D’Ambonnay senza battere ciglio e mezz’ora dopo ecco che se ne vanno 18.000 euro di Romanée Conti 2005. Mi rassicurano dicendo che non tutti i pomeriggi va cosi’ bene pero’ vedere vendere in mezz’ora quanto per ora ho venduto in 6 anni è un minimo umiliante…
Nel resto del Wonder Bar per fortuna si mangia e si beve benissimo (grazie a 6 Enomatic in serie, compresa una con uno Cheval Blanc 99 a 60 sterline al bicchiere) con una selezione impressionante di etichette da tutto il mondo con Francia, Australia Nuova Zelanda e Italia a farla da padrone. Un pizzico di Germania e Austria e la curiosita’ di una bottiglia a settimana bendata da provare, per i clienti. Descrizioni sul piccolo libro-carta dei vini simpatiche e a volte discutibili (Che ve ne pare dell’Amarone descritto come “WoW! Super sexy charming wine”?).

Ci sono pure dei Bacchus inglesi e spumanti Chapel Down, davvero niente male (per essere english wines).

Pranzo o merenda ottimo e abbondate al sushi bar di Selfridges con una infilzata di piattini impressionante di cui Andrea Rinaldi ed io andiamo molto fieri…

La sera dopo una lezione piacevolissima sulla Birra con i miei oltre 40 allievi sommelier londinesi (stupenda la magnum di Chimay etichetta blu che ci siamo bevuti alla fine e grande pure la Menabrea “imported”), Andrea Rinaldi mi scarrozza nella Kensington di Vale Rossi e altri facoltosi sportivi, di fianco alla mitica Royal Albert Hall per farmi gustare una delle migliori cucine indiane del mondo, addirittura la prima a fregiarsi di una stella Michelin, ovvero da Zaica, fondato da Claudio Pulze e Raj Sharma nel “lontano” 1999.

Senza foto (che arriveranno) e’ difficile commentarvi adeguatamente il menu ma intanto vi dico che era davvero tutto ottimo, particolare senza strafare con punte di genio come il gelato di pomodoro speziato su risotto indiano ai funghi. Ma davvero tutto il menu era ottimo e squisita l’ospitalita’ di SANJAY DWIVEDI.
Davvero di classe la sua presenza al tavolo e le sue spiegazioni ma mi immagino cosa si saranno detti con Mick Jagger in tour con i Rolling Stones (e’ stato loro cuoco ufficiale nel Brides of Babylon tour)…
Ottimi i vini in abbinamento (a parte il Mumm come champagne d’apertura un po’ “normale”) perfetti gli altri abbinamenti con un Cerasuolo di Vittoria Planeta detanninizzato perfetto sul piccante di alcune preparazioni e un insospettato Late Harvest cilendo sul foie gras gratinato su crostino indiano. Grandissimo anche un Chateau Kefraya (Libano) rose’ sulla Cernia marinata.

Nella carta dei vini, a parte la solita presenza francese, si staglia grandissimo un Breg di Josko Gravner che difficilmente vedrei abbinato meglio che ad uno di questi particolarissimi piatti indiani in salsa moderna.
Non proprio leggerissimo, salgo sul taxi e me ne vado a dormire che tra fusi orari e distrazioni sono quasi 18 ore che sono in piedi…a stasera per il report dal Barshow (ovviamente pure dopo Italia Francia con tutta la classe di sommelier davanti al megaschermo)!