Mangiare fuori come a casa, e anche di più: la stella che ti illumina alla Tenda Rossa

Per molti che non li frequentano, i ristoranti “stellati” sono visti con sospetto, freddezza e distacco per via delle millemila regole non scritte che spesso sei costretto a subire. In realtà lo sono solo se applicate alla lettera, mentre invece diventano un manuale di bon ton del mangiare se  calate nella realtà di una (anzi due) famiglie che animano un locale come la Tenda Rossa di Cerbaia, ormai storico riferimento per la ristorazione Toscana. Le chiacchere in anticamera, l’accoglienza festosa, il bicchiere che fa da “debriefing” della giornata e prelude al relax mentre ci si ristora dal freddo fuori (virtuale perchè si può sempre almeno qui parcheggiare praticamente davanti alla porta).  Franciacorta Monterossa Brut tanto per gradire (sempre imponente ma per fortuna meno dosato che in passato) e ci accomodiamo. C’era stato finora sempre di giorno ma la sera l’atmosfera è molto diversa, sembra davvero di stare a cena nel proprio (magari) salotto. Divanetti, tavoli, sedie, luci, piante, musica al volume giusto, scaffali di libro, librerie di vino che spuntano ogni dove, e nel mezzo ovviamente il personale che mentre ti sfila accanto pare più uno di casa che un cameriere.  E poi c’è Natascia, una di quelle persone che sono riuscite a divenire tuttuno con un luogo e con un locale e che hanno fatto dell’ospitalità una professione svolta in punta di piedi senza mai però rinunciare a imporre la propria personalità, difficile specie se si è toscani inside.

I piatti scorrono via leggeri anche se gli ingredienti sono spesso impegnativi, pernice, cinghiale, tartufo, foie gras. Salse lievi e delicate, grande uso di erbe aromatiche che però fanno da contorno ai gusti decisi intensi e appassionanti. Si mangia toscano  senza limiti e paraocchi con interpretazioni spesso originali e stimolanti e incursioni internazionali.

A piatti più estrosi come l’ostrica con gelatina di red bull e vodka con caviale  (tre parti molto diverse che si ricompongono solo in bocca con un unico boccone, non per tutti!) o la Crema bruciata di fegato grasso al pepe (perfetto tra forte e piano come consistenza e come gusto) e la Carbonara di seppia (ottima idea ma mancava un minimo di contrasto)  si va ad altri, secondo me piccoli capolavori, più normali ma straordinari in bocca come il fritto di molluschi con pinzimonio e salicornia (cucinata e servita tipo crema, saporosa e delicata) e le “Perle di patata di montagna con ragù in bianco di pernice e tartufo bianco di San Miniato” che ricorderò davvero per tanto tempo per la gola e il piacere procurato nel divorarlo.

Oppure come non coccolarsi per delle ore nel ricordo della morbidezza delle cappesante gratinate con tartufo su mousse di finocchio e nero di seppia? Tartufo bianco su cappasanta bianca, nero su cappasanta impanata di pan grattato e nero di seppia su tappetino verde, bello a vedersi sfizioso da mangiarsi.

Polpette di cinghiale con gelatina di cranberry e purè di cavolo nero  sono il “secondo” impegnativo selvatico e dolce allo stesso momento, un modo originale di proporre la classica cacciagione abbinata alla frutta, un nordico in salsa toscana.

Tra i dolci, il classico senza tempo è le consistenze di cioccolato che tradiamo però per provare un impegnativo Wafer di meringa e mousse di marroni, salsa di caco, gelato di arachidi con crem caramel cui bisognerebbe arrivare meno appesantiti per gustarlo appieno e un classico rivisitato come la banana flambè (“C’era una volta…..flambé di banana con gelato di crema pasticcera e caffè”), esplosivo e dolcissimo. Accompagnamento con distillati curiosi e mai scontati, spesso rarissimi come il Cardinal Mendoza Gran Reserva tirato fuori da uno degli scaffali del salotto di casa Santandrea, decisamente NON il solito Brandy spagnolo.

Sui piatti, serata biodinamica con l’eccezionale Pigato Rucantù di Selvadolce, quasi da tutto pasto ma eccezionale sulle cappesante e tartufo, il Dolcetto di Casa Wallace più semplice leggero ma adatto a questa cucina, l’opulento Merlot di Verdugo (a chi piace questo vitigno è raccomandatissimo) e lo straordinario e cangiante Cabernet Sauvignon Pro-Vino di San Vito della famiglia Orsi, da farsi versare all’aperitivo e annusare e bere per ore tanta vario e “dinamica” è la sua espressione. Fuori tema ma perfettamente studiato, l’abbinamento sul foie gras con il Riesling Moselliano Erdener Treppchen
Spatlese di Rheinold Oster , 8% di alcol e coccola,  colpo di classe dalla impressionante e sfiziosa cantina di Natascia.

Aperti fino al 1 gennaio senza soste, un grande atto d’amore per le persone che decidono di affidare qui i loro attimi di ristoro sotto queste feste, che saranno ampiamente sottolineati ed esaltati dall’esperienza che troverete.

Gran Menu completo da 120 euro a persona più vini, meglio lasciarsi guidare dagli abbinamenti al calice anche se la carta è bellissima  e completa di ogni bendibacco.

Ristorante “La Tenda Rossa”
Piazza del Monumento, 9/14
50020  Cerbaia in Val di Pesa (Firenze)
Tel. 055 826132 – Fax 055 825210
Email info@latendarossa.it