Anche questa è andata, nel senso che sono riuscito a piazzarmi di nuovo secondo. Però almeno stavolta avevo la scusa di avere di fronte uno dei pià grandi comunicatori dello Champagne in Italia oggi, ovvero Marco Anichini (mano a dirlo toscano pure lui, produttore di vino a Sinalunga) alla quarta finale qui al concorso Ambassadeur du Champagne.

Non l’ennesimo master o concorso all’ultimo bicchiere versato o al dodicesimo riconoscimento floreale nascosto ma un concorso basato sulla comunicazione del vino, innovativa ma anche adatta a chi il vino non lo conosce.In pratica appunto un concorso che premia (con una prima fase scritta aperta a tutti) chi meglio ha comunicato lo Champagne nello scorso anno e chi meglio riesce a interpretare il tema dell’anno, stavolta i rosè.

Tra le centinaia di candidature ricevute ne vengono selezionate 3 e quindi eccoci in una piovosa Milano in un incantevole Parl Hyatt (qui le foto della giornata) davanti al tavolo della giuria. 30 minuti per prepararsi una lezione all’impronta su 4 champagne rosè per una ipotetica platea che non conosce il vino, tu da solo dentro la stanza e le 4 bottiglie di rosato che ti sembrano incomprensibili nonostante non vengano servite coperte.

Quindi 35 minuti per esporre ai giudici e cercare di toccare tutti i punti previsti (ovvero LA Champagne LE Champagne e i vini, nonchè le tecniche di vinificazione e altro), non annoiare e soprattutto sforzarsi di comunicare questo vino in maniera originale ed efficace. Non essendoci a disposizione una piscina, mi sono rifatto ai quarzi rosa e alla teoria dei chakra per poi condurre una degustazione “libera” con un linguaggio il più possibile chiaro. 35 minuti sono tanti e pochissimi ed è davvero dura mantenersi concentrati e non divagare e conoscere le etichette che sono servite aiuta un pochino. Poi il resto lo fanno un pò di esperienza a lavorare con questa tipologia di vino e la capacità di trovare soluzioni didatticamente interessanti.  Fila via tutto piuttosto liscio ma qui conta davvero tanto l’esperienza di trovarsi continuamente a fare di queste degustazioni e il conoscere i produttori e i vari stili.

La giuria ci mette parecchio a decidere e la tensione diviene alta, poi l’annuncio del vincitore ma con una incertezza (dicono in giuria) davvero notevole fino all’ultimo, almeno perà credo che abbiano davvero scelto la persona giusta.

Bellissima la possibilità come sempre di conoscere altri professionisti (non solo sommelier, anzi ero l’unico…) ma coinvolti in varie fasi della filiera “vino”. Oltre a Marco Anichini (che molti di voi forse avranno avuto come relatore a qualche corso de La Flute) presente in finale anche Marco Chiesa, milanese, consulente fondatore della MC1 Consulting, nonchè formatore esperto conoscitore delle bollicine francesi da ormai 10 anni. Ti rendi conto che davvero per quanto tu possa berlo e apprezzarlo, lo Champagne è un vino che non finisci mai di scoprire davvero e allora meno male che ci sono questi incontri con persone che condividono la tua passione (compreso Leonardo Taddei, ambasciatore uscente e grande organizzatore di eventi in Toscana sulle bollicine).

Personalmente al di là di un pò di rabbia normale per esserci andato così vicino (la finale è a Reims ma è preceduta da una settimana di degustazioni tour delle maison più importanti!!!) oltre all’incontro con i colleghi formatori, impagabile la possibilità di parlare e conoscere l’enologa preposta alla comunicazione del CIVC ovvero Violaine de Caffarelli, i membri della Giuria e lo stesso Domenico Avolio della Haiku-RP, capace di realizzare un sito degno del nome che porta come Champagne.it.

Il prossimo anno mi rivedono di sicuro, è una minaccia!

E visto che ormai facciamo tutti il tifo per lui (il concorso non è mai stato vinto da un italiano fino ad oggi) cominciamo a conoscerlo meglio (in attesa di conoscere i suoi vini dalla Tenuta LA Corbellina a Sinalunga, crete senesi):

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