Petra: alla ricerca del “genius loci” di Suvereto con Ettore Maggi e Piero Bonomi

petraIl mio buon proposito per il 2008 è stato quello di cominciare a visitare più cantine e piano piano andare a trovare tutti i produttori che mi hanno invitato nel corso di questi anni e non sono pochi! Oggi ho raccolto il gentilissimo invito da parte di Maria Pia di Petra di andare in quel di Suvereto a conoscere più da vicino la realtà famosa e chiaccherata di Petra, la scommessa “rossa” di Vittorio Moretti in Val di Cornia. Arriviamo in azienda verso le 10:30 in una giornata bellissima (da bagno a Baratti ma non avevo il costume…) e partiamo subito con le jeep per il giro dei vigneti. Che scopro subito essere tanti e disseminati in climat e terroir diversissimi tra loro. Filari impressionantemente ben ordinati e curatissimi, media di circa 6500 piante per ettaro e guyot ogni dove. Vitigni principali ovviamente sono il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Sangiovese ma di tanto in tanto si vedono Petit Verdot, Carmenere, Malbec e pure diverse barbatelle di uve bianche. Via via che Ettore mi presenta i vigneti comincia ad elencare i processi e le varie microvinificazioni che vengono condotte di continuo e intanto da Montebamboli, una bellissima collina un paio di km dietro la cantina con un impianto principalmente a Sangiovese su terreno rossissimo ferrico (cominciano proprio qui le colline metallifere), ci siamo spostati quasi sul mare in un vigneto Poggio dell’Avvoltore assolatissimo e pieno di ciottoli, uno di quelli che nessuna azienda di queste parti può esimersi da coltivare. quercegobbeQui dominano Cabernet e Merlot.  Via via che i vigneti si susseguono (fino a quelli più storici ovvero Quercegobbe e gli altri nel corpo aziendale) ed Ettore Maggi e Piero Bonomi mi spiegano i vitigni e gli esperimenti che ogni anno vengono fatti senza sosta mi rendo conto di cosa significhi avere a disposizione un terreno così grande e la responsabilità di riuscire a sfruttarlo al meglio. Che poi non è appunto riuscire tanto a fare un gran vino (come Petra in qualche annate ha giàò dimostrato di poter essere) ma quanto sia complicato e non così scontato scoprire quello che è il vero Genius Loci di una zona come questa. Si perchè non puoi dare per scontato nulla, nè che i vitigni anno dopo anno si comportino allo stesso modo, che lo facciano in zone diverse, che i cloni si rivelino adatti e via andare con le variabili che su 100 ettari e quasi 10 vitigni (e altrettanti cloni) possono venirsi a creare. Al termine del giro siamo accolti nella terrazza erbosa della villa di Moretti con una graditissima magnum di Bellavista Cuveè Brut che onestamente non mi ricordavo così buona, fruttata, carnosa e piacevole. Basta leggere l’etichetta per svelare l’arcano…si tratta di una bottiglia dimenticata in qualche armadio frigo che reca “sboccatura 2003” che contiene quindi vino del 1999! Alla faccia di chi dice che dopo due anni dalla sboccatura i metodo classico sono da buttare…

Passiamo poi nella foresteria per un assaggio in anteprima dell’Ebo 2005, del Quercegobbe 2005 e del Petra 2004. Devo dire che dei tre quello che davvero mi colpisce favorevolmente è proprio il “piccolo”Ebo con il suo Sangiovese 50% poi Cabernet e Merlot. Questa non è terra per il Sangiovese e se mai sarà possibile farlo in purezza magari sarà proprio nella nuova vigna che abbiamo visitato al mattino con una pendenza ed escursioni superiori alle altre e una brezza continua da tramontano piacevolissima. Già adesso però il Sangiovese che c’è qui basta a smorzare eccessi fruttati e mollaccioni del merlot e del cabernet e dona a questo vino una beva notevolissima. Soprattutto dopo tutto il giro a piedi e in jeep tra i vigneti sinceramente è proprio questo il vino che mi sarei aspettato di bere… Il Quercegobbe è un Merlot in purezza, ha cambiato veste e prezzo e il prodotto in effetti è cambiato e si è evoluto parecchio dall’ultimo mio assaggio. E sono passati pure 2 anni nel vigneto. Nel vino in effetti adesso c’è una maturità diversa, un frutto più deciso e una beva migliore. Personalmente però lo trovo un pò stucchevole nel fruttato a livello di naso e anche in bocca non riesce a piacermi più di tanto. (Daniele Bartolozzi e gli altri presenti sono di tutt’altro avviso quindi prendete queste mie sentenze con le molle!). Petra 2004 invece è perfettamente inserito nella scala di crescita di questo vino con un ulteriore passo avanti verso l’eccellenza. Petra 2004 ha un naso sfaccettato complesso e intrigante come ti aspetteresti da un bordolese di queste zone, un corpo impegnativo ma non troppo e soprattutto una persistenza inusuale che gli da la cifra del grande vino. Esecuzione formale ed enologica impressionante, pulizia incredibile e levigato in ogni dettaglio. Per me l’unico difetto che ha è quello proprio di essere un pò troppo freddo e cupo, senza spigoli o note un pò fuori dal coro. Lo ribevo comunque molto volentieri e grazie a Piero abbiamo la possibilità di riassaggiare la prima annata 1997 e la migliore finora ovvero la grandissima 2001. Colori sgargianti e ancora vivaci, accenni di terziario nel 97 ma un bouquet tostato notevole. Petra 2001 è la consueta festa di frutta e spezie e mi colpisce ancora una volta per precisione ed eleganza. Ma il 2004 a mio avviso gli è nettamente superiore! Come ho detto prima si tratta di un vino dalla perfetta esecuzione che ogni anno si arricchisce di nuove dimensioni e nuovi riferimenti e ogni anno sembra davvero fare più suo il terroir che si trova sotto i piedi mentre invece per ora ha faticato un pò a sfruttarlo a dovere proprio per la gioventù degli impianti.

E per chiudere il cerchio della visita e capire cosa significa entriamo anche nella famosissima cantina “modulare” di Mario Botta costruita in Franciacorta e assemblata qui (filosofia Moretti Costruzioni). Dentro è quasi una chiesa e in effetti il percorso mistico che dall’ingresso con le sue vasche d’acciaio porta nella barricaia e infine nel corridoio finale ha un che di cammino spirituale. é un camminamento che ci porta dal vino che riposa nelle botti fino alla pietra appunto, 70 metri sotto il vigneto principale e genialmente si conclude con una porzione di roccia scoperta in cui affiorano il ferro, il manganese, del gesso e molte altre formazioni geologiche che Piero ci fa scoprire. E vi assicuro che fa una certa impressione immaginarsi le radici delle viti che si inerpicano qua dentro cercando di scavare in questa roccia a cercare di estrarre quello che è il succo di questo terroir.

Se ne parla tanto ma la creatività di Botta qui a Petra lo rende davvero toccabile con mano e sembra davvero di sentire le radici sopra la tua testa che cercano di raggiungere il cuore di Petra. (Scusate l’enfasi, ma ve lo dicevo che aveva un che di mistico…). Dobbiamo venire via di corsa e c’è tempo solo per assaggiare un Merlot 2007 buonissimo (spero vada in Petra…molto poco simile al Quercegobbe con una naso molto meno esuberante e aggressivo ma la stessa bocca piacevolssima e fresca) e un Sangiovese 2007 davvero floreale e succosissimo quasi come un Castellina in Chianti di quelli veraci.

Ecco secondo me Petra 2004 è davvero ottimo: suona adesso molto di più come un St Emilion che un Bolgheri (e questo devono pensarlo anche in azienda viste altre iniziative di degustazione) e in generale rappresenta, insieme ad Ebo 2005, un nuovo punto di riferimento per l’azienda. Siamo alla decima vendemmia quindi questo è fisiologico ed è da oggi in avanti che farà vedere tutto il suo valore. Anche se a me tornando a casa e ripensando a quanto visto e assaggiato rimane il dubbio che forse il vino principale di questa bellissima tenuta non dovrebbe prescindere da una quota di Sangiovese…

Trovate qui alcune foto della giornata.