Pinot Nero al Nobilis, alle Sorgenti dell’eleganza

Si è radunata ieri sera, in segreto in puro stile Guerilla Cuisine, gran parte dell’Intellighenzia fiorentina del bere e mangiare bene al Nobilis (gruppo Golden View OpenBar), un concept particolare di ristorante con solo 12 coperti, aperto e adatto a sperimentazioni e incontri informali come quello di ieri. Unica condizione per partecipare portare due bottiglie di Pinot Nero QUALSIASI dal mondo “bendate” e ovviamente un pò di voglia di socializzare e mettersi in gioco. Ah se poi eravate blogger tanto meglio, ieri sera addirittura eravamo 5 su 15 a tavola, pronti a confabulare sull’organizzazione dell’evento blogger a Firenze il prossimo ottobre.

Tra scoop di mercato della Fiorentina regalataci dalla penna sportiva di Repubblica Giuseppe Calabrese (compreso boato all’annuncio della vittoria dello Zenit contro i Rangers, vendetta servita!), annunci di aperture di nuove gelaterie (22 Maggio piazza Oberdan, Leonardo Romanelli dice che vi merita farvi trovare…), discussioni sui blogger e il loro autoghettizzarsi in circoli esclusivi (toucheè), pettegolezzi salaci wine e food, strali contro il Brunello traditore (e attesa sull’esito della riunione, con Aldo Fiordelli in collegamento in diretta), amarcord di cuochi e cucine fiorentine e toscani perduti, aperture al panino d’autore, la serata organizzata da Filippo e Christian della Fattoria le Sorgenti (non nuovi a iniziative di questo genere, ma stavolta non hanno messo il loro Scirus di mezzo come al solito :-)) è scorsa benissimo. Merito della cucina di Francesco Casu e pure dei vini portati obiettivamente quasi tutti di livello notevole.

Nell’album su Flickr, trovate etichette e punteggi che ho attribuito a ciascun vino. Riporto qui solo due righe su quelli che mi sono piaciuti di più e che mi hanno catturato particolarmente, premettendo che come degustatore sono fermo ancora alla fase orale e ho come riferimento ideale St Emilion e non ancora la Borgogna Rossa come tutti i degustatori e sommeliercpiù chic. Tralasciando il vino che avevo portato io (che mi ha convinto parecchio, Ata Rangi Pinot Noir Martinbourough New Zealand 2002 molto terroso, speziato e accattivante) direi che mi ha stupito uno dei vini che ha messo d’accordo tutti ovvero il Franz Haas Alto Adige Pinot Nero 2003 (NON Schweizer!) straordinariamente succoso e denso, fruttato, roccioso e minerale, con sentori particolari di nocciola ed equilibratissimo (88 punti sul mio personalissimo cartellino).

Sconosciuta (a me ) AOC questa Auxey Duresses, ma grandissimo vino quello di Christophe Buisson 2005 piccante, speziato, pepato, scuro ma vivace ribes carnoso, addirittura 91 punti! Notevole prova anche per il Mercurey d’apertura, ovvero il Mercurey 2004 1er Cru Clos des Montaigus Domaine Michel Isaie ampio, un pò etereo, caramello, cedro, mirtilli freschi, floreale interessante. Stupore generale per il Beaune AOC 1er Cru 1996 Clos De l’Ecu Domaines Jaboulet Vercherre che assolutamente non dimostrava 12 anni di vita con una acidità ancora vivacissima, rabarbaro, liquirizia, peperone, frutta rossa di bosco appena un pò sotto spirito. Divisione e discussione su uno dei pezzi da 90 (punti) ovvero lo Chambertin di Dominique Laurent 2003, che a qualcuno (me compreso) è sembrato un pò scarno ma che per molti era il migliore della serata. Menzione d’onore per l’austriaco Juris Stieglmayr Blauburgunder 2005 Gros Burgenland (che avrei giurato fosse un altoatesino, molto minerale e candito) e per il “nostro” Vigna Baragazza 2004 di Marchesi Pancrazi, veramente pieno, caldo, con orchidea, viola, cipria, caramella charmes con ancora unpò di legno da assorbire. Curioso l’inserimento di Fortuni 2005 in due diversi momenti…mi sono salvato dandogli 79 alla prima bottiglia e 81 alla seconda (e a Laimburg gli avevo dato 80, wow!) mentre altri sarebbero stati puniti da Armin Kobler…

Tra i sentori più interessanti, si è sentito un “lumache appassite”, un “schnauzer bagnato” e un “lychees caramellato” di cui però ho giurato di non rivelare la paternità. Grandissime sorprese all’apertura delle bottiglie con annate quasi tutte sballate e attribuzioni geografiche solo sporadicamente precise. Tra i più riconosciuti gli italiani e i grandi cru borgognoni. Difficile dare un sunto preciso delle sensazioni di questi vini tanta era la disparità di provenienza e di stile ma di sicuro un plauso generale alla gestione del legno e della barrique (tra i commensali c’era pure un commerciante di botti), sempre percepita ma mai sovrastante o eccessiva e al rispetto del vitigno che salvo un paio di casi, è stato davvero encomiabile.

In cucina, complimenti a Francesco per la composizione di quaglia e asparagi, davvero sublime con asparagi croccanti e quagli in diversa consistenza perfettamente disposta e insaporita.

Grazie agli organizzatori e a tutti i convenuti, serata piacevolissima e soprattutto istruttiva che mi ha fatto capire che di Pinot Nero ne devo bere ancora parecchi per arrivare a conoscerlo bene, posto che si arrivi mai a farlo!

Vi assicuro che ieri sera è stato sempre presente con la sua “tipica” eleganza ma mai così ingombrante sulla scena, un vitigno che entra sempre in punta di piedi ma che difficilmente ti lascia indifferente… Difficile non riconoscerlo tra tanti ma veramente ermetico da decifrare dati i risultati molto vari che sa dare e alla personalissima interpretazione delle annate. Più terroir nei francesi, più enologia negli italiani e altri stranieri, ma dovunque un tocco come un’ algida carezza che ti prende e ti conquista di più ad ogni bicchiere.

Ok, a quando la prossima?