Recensioni dal mondo: The Tavern on The Green, New York

tavern on the greenNon siamo ubiquitari ma abbiamo un pò di amici gourmet che amano viaggiare e per fortuna ci raccontano le loro esperienze…Penso vi ricordiate di Giulia del corso di Sommelier di Roma di qualche mese fa, ecco la sua istruttiva esperienza nel mitico The Tavern on the Green ristorante e sala da the per WASP (ma non quelli di Blackie Lawless, ah! che tempi…) negli anni ottanta, sede ideale per matrimoni, bridal showers, première di film e di show di Broadway e che oggi, diciamo, fatica un pò a mantenere il blasone in cucina (e anche lo stile con i dipendenti, a dirla tutta…).

Però la cantina è grandiosa, ha pure preso due award da Wine Spectator!

Vai Giulia…

“Mai fidarsi delle cene organizzate… soprattutto negli Stati Uniti, men che meno a New York…
Combattuta qualche remora, ci siamo detti che tutto sommato valeva la pena salutare il gruppo con cui avevamo affrontato il tour sulla costa est, con quello che doveva essere un desinare d’alto livello, almeno a detta di chi ci accompagnava. La location era tutt’altro che sconfortante: The Tavern on the Green, nel cuore di Central Park. E se non fosse stato per quell’insopportabile odore di cavallo che costringeva chiunque ad infilare il proprio naso nei polsini di giacche e golfini, l’accoglienza non sarebbe stata così malvagia. Va bene, un po’ troppe luci. Ok, ve la do buona, sembrava la festa di Piedigrotta, con tutti gli alberi attorno avvolti da file di lampadine e i calessi pronti a partire per passeggiate romantiche al chiaro di luna…
La sala un vero e proprio salto indietro nel tempo: in quale epoca devo ancora capirlo adesso, con marmi e stucchi colorati e sette ingombranti lampadari di cristallo stile rococò, tutti diversi fra loro e decisamente colorati che pendevano dal soffitto senza una sequenza logica. Nel dehor erano in atto i festeggiamenti per un matrimonio ebraico, con musica tipica e i rituali balli in cerchio. Dentro il gelo, con i commensali che chiedevano l’un l’altro se qualcuno avesse un foulard o una maglia che gli avanzasse. Appena ambientati, ecco che inizia la sfilata dei camerieri. A tutti è sembrato di essere finiti nell’ultimo film girato da Frank Capra, Angeli con la pistola, in cui una combriccola di malfattori e poveracci viene trasformata per una sera nell’alta società Newyorkese, con abiti ed acconciature adatti, ma modi che proprio non stanno al passo.

Ecco, in sala nemmeno la forma si adeguava all’ambiente. Il primo a presentarsi al tavolo è stato uno spilungone che evidentemente faceva il cameriere fra un concerto e l’altro, perché era identico a tutta la lunga serie di emuli di Elvis che si vedono in giro per il mondo, con tanto di basettoni e ciuffo ad hoc. La prima risata mi è scappata quando, prendendo le ordinazioni, ad un tratto, non riuscendo più a trattenersi, il Bobby Solo di New York si è lasciato andare al classico movimento d’anca che da sempre associa il nome di Elvis a “in the Pelvis”. Ho pensato: “Però, simpatico. Guarda, riesce a mantenere il suo stile anche sotto a sti’ lampadari…”

Poi arriva la seconda cameriera, con il vassoio pieno di bicchieri. Probabilmente era stata assoldata la sera stessa e la direzione non aveva avuto il tempo di procurarle una divisa su misura, perché continuava ad inciampare con una giacca di almeno tre misure più grandi della sua fra gli steli dei calici, tutta sudata a causa degli inutili slalom, in cui continuava comunque a “bere” i bicchieri con le maniche. E i pantaloni non erano da meno, tanto che vedendola da dietro sembrava anche lei un’imitatrice, ma di Chaplin. Sorvolo sull’antipasto, una caprese condita da un filo di pesto anti-vampiro, per soffermarmi sul vino. Con mia somma soddisfazione ho potuto fare sfoggio di un termine inglese che non avevo ancora mai potuto sfruttare: undrinkable, ovviamente dopo aver risputato il sorso di Cabernet aperto da almeno dieci giorni nel suo contenitore di origine…
Poi un’attesa di tre quarti d’ora per il main course , con il personale fra i tavoli che dava l’idea di non sapere proprio cosa fare per occupare il tempo: chi rideva, chi andava avanti e indietro misurando a lunghi passi il pavimento senza portare niente in mano e chi giocava con un palloncino attaccato al bancone.

Finalmente arrivano i piatti e con loro la chicca della serata: un cameriere, evidentemente non soddisfatto della disposizione della fetta di maiale asciutto, dei fagiolini crudi e del purè a blocchi in un piatto, ha pensato bene di spostare la carne con le mani prima di depositarla sul tavolo vicino al nostro, non senza un cenno di soddisfazione con la testa appena compiuta l’opera. Ho pensato: siamo a New York, ora salta fuori qualcuno esclamando: “Sorridi, sei su Candid Camera!”. Nessuno. Non stavano scherzando, nemmeno con una torta al cioccolato che è rimasta intatta davanti ai più, tanto era invitante…
Sul conto hanno provato ad infilarci anche i due bicchieri di vino che ho mandato indietro ed ovviamente la classica mancia “lasciata al buon cuore dei commensali”, con una piccola postilla sulla ricevuta: Se non avete apprezzato il servizio, lasciate il 15%, se invece siete rimasti soddisfatti, includete il 20% per il personale. Io giuro che ancora adesso mi aspetto che salti fuori l’omino che mi dica: Smile!

[foto: www.centralpark.com, N.Wilkins]

24 thoughts on “Recensioni dal mondo: The Tavern on The Green, New York

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  3. Terry Hughes says:

    Questo posto e’ per turisti e altri che non sanno niente — che l’hanno veduto in tanti film. Mi raccomando, per noi newyorkesi e’ un ristorante da evitare.

    Ma l’odore di cavallo fa grande charme, no??

  4. Terry Hughes says:

    Questo posto e’ per turisti e altri che non sanno niente — che l’hanno veduto in tanti film. Mi raccomando, per noi newyorkesi e’ un ristorante da evitare.

    Ma l’odore di cavallo fa grande charme, no??

  5. Andrea Gori Andrea Gori says:

    in effetti mia mamma ha subito detto “che bello il ristorante di Angeli con la pistola!”

  6. Andrea Gori Andrea Gori says:

    in effetti mia mamma ha subito detto “che bello il ristorante di Angeli con la pistola!”

  7. Giulia Graglia says:

    Terry! Lo so che mi avevi consigliato tutt’altro tipo di posto… ma presa nei meccanismi della “cena sociale” non me la sono sentita di sottrarmi… In realtà è stato davvero l’unico episodio estremo del mio viaggio, perchè per il resto non posso davvero lamentarmi, soprattutto di filetti che vorrei incontrare anche qui dalle nostre parti! Ma la situazione di quella sera è stata talmente fuori dalle righe che non ho potuto esimermi dal raccontarla ad Andrea… La prossima volta che vengo a New York giuro che faccio in modo di capitare quando ci sei! Giulia

  8. Giulia Graglia says:

    Terry! Lo so che mi avevi consigliato tutt’altro tipo di posto… ma presa nei meccanismi della “cena sociale” non me la sono sentita di sottrarmi… In realtà è stato davvero l’unico episodio estremo del mio viaggio, perchè per il resto non posso davvero lamentarmi, soprattutto di filetti che vorrei incontrare anche qui dalle nostre parti! Ma la situazione di quella sera è stata talmente fuori dalle righe che non ho potuto esimermi dal raccontarla ad Andrea… La prossima volta che vengo a New York giuro che faccio in modo di capitare quando ci sei! Giulia

  9. L’ho amato in tv, perché all’interno erano state girate scene di un film che adoro, “Amarsi a New York” con Jill Clayburgh e Michael Douglas. E quando sono arrivata a New York, patataffete, sono andata a mangiare al Tavern on the green per il brunch domenicale. Ammetto: kitsch negli orpelli, nei lampadari, negli stucchi. Cibo così così (patate fritte per esempio non proprio eccezionali). Ma io non abito a New York e l’America per me è il paese dei sogni. Tavern on the green rientra nel sogno, nella favola, nel finto lusso. E l’ho adorato, nonostante mi sia resa conto dello stile “barocco”. Ma io, in effetti, un pò barocca sono…

  10. L’ho amato in tv, perché all’interno erano state girate scene di un film che adoro, “Amarsi a New York” con Jill Clayburgh e Michael Douglas. E quando sono arrivata a New York, patataffete, sono andata a mangiare al Tavern on the green per il brunch domenicale. Ammetto: kitsch negli orpelli, nei lampadari, negli stucchi. Cibo così così (patate fritte per esempio non proprio eccezionali). Ma io non abito a New York e l’America per me è il paese dei sogni. Tavern on the green rientra nel sogno, nella favola, nel finto lusso. E l’ho adorato, nonostante mi sia resa conto dello stile “barocco”. Ma io, in effetti, un pò barocca sono…

  11. Terry Hughes says:

    Stile barocco che a noi pare proprio itagliano!

  12. Terry Hughes says:

    Stile barocco che a noi pare proprio itagliano!

  13. Riccardo Margheri says:

    Singolare la lettura della carta dei vini: due rossi umbri indicato come “Son of Sassicaia” perché la proprietaria della relativa tenuta è una Incisa della Rocchetta…

  14. Riccardo Margheri says:

    Singolare la lettura della carta dei vini: due rossi umbri indicato come “Son of Sassicaia” perché la proprietaria della relativa tenuta è una Incisa della Rocchetta…

  15. Andrea Gori Andrea Gori says:

    @margheri: ehi riccardo mica danno gli Award di Wine Spectator al primo che capita…

    @terry: non mi metto nel calderone degli italiani barocchi ma in effetti un pò di colpa ce l’abbiamo però noi sappiamo sempre quando fermarci a riempire una stanza di lampadari, drappi, cristalli e simili…

    @angela: alla fine farei pure io la tua stessa fine, almeno per un brunch! e complimenti per il tuo blog, posso dire che è ipnotico? siamo in attesa del resoconto del viaggio più bello della tua vita con gli amici coi cellulari con i gatti…

  16. Andrea Gori Andrea Gori says:

    @margheri: ehi riccardo mica danno gli Award di Wine Spectator al primo che capita…

    @terry: non mi metto nel calderone degli italiani barocchi ma in effetti un pò di colpa ce l’abbiamo però noi sappiamo sempre quando fermarci a riempire una stanza di lampadari, drappi, cristalli e simili…

    @angela: alla fine farei pure io la tua stessa fine, almeno per un brunch! e complimenti per il tuo blog, posso dire che è ipnotico? siamo in attesa del resoconto del viaggio più bello della tua vita con gli amici coi cellulari con i gatti…

  17. Marco says:

    Beh ma almeno eri a New York… Nella grande mela tutto sembra piu’ buono…. Magari anche lo champagne servito a 14 gradi…

  18. Marco says:

    Beh ma almeno eri a New York… Nella grande mela tutto sembra piu’ buono…. Magari anche lo champagne servito a 14 gradi…

  19. Andrea Gori Andrea Gori says:

    concordo su New York che ricordo bellissima e piena di occasioni gourmet…però quest’estate non c’ero, era Giulia che faceva il suo summer tour 2008

  20. Andrea Gori Andrea Gori says:

    concordo su New York che ricordo bellissima e piena di occasioni gourmet…però quest’estate non c’ero, era Giulia che faceva il suo summer tour 2008

  21. Marco says:

    Si, anche io la ricordo come una citta’ fantastica. Sulle occasioni gourmet non saprei: quando l’ho visitata non avevo ancora la passione per il vino o il cibo. Ma ho la netta sensazione che approfittare di quelle occasioni sia piuttosto costoso. Non oso immaginare per una cena Newyorkese in stile Burde quanti dollari si debbano scucire!

  22. Marco says:

    Si, anche io la ricordo come una citta’ fantastica. Sulle occasioni gourmet non saprei: quando l’ho visitata non avevo ancora la passione per il vino o il cibo. Ma ho la netta sensazione che approfittare di quelle occasioni sia piuttosto costoso. Non oso immaginare per una cena Newyorkese in stile Burde quanti dollari si debbano scucire!

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