Riesling Kriedrich Gräfenberg 2005 Robert Weil Rheingau : la pesca e il miele e non solo

kriedrich graefenberg Eccoci a descrivere un vino, anzi no, per fortuna qui si può dire che vi descrivo un terroir… Il nome infatti del vigneto Gräfenberg nel comune di Kriedrich, Rheingau nella Grosslage è da sempre stato legato ai profumi netti e sicuri di pesca e miele che è sempre riuscito ad esprimere nei vini di chi si è cimentato qui a farli. E qui si fa vino documentato almeno dal 1700 e nonostante la legge tedesca del 1999 che ha portato questa Einzellage a oltre 50 ettari in realtà il vero Gräfenberg non va oltre i 17,6 ettari. E ha appunto la nomea leggendaria di produrre vini che sanno di pesca e miele..

Chi ha viaggiato un minimo per i vigneti tedeschi sa che in pochi altri posti come qui il terroir porta nel vino cambiamenti così drastici e a volte drammatici che la delimitazione dei terreni è fondamentale. E che sul serio si possono (con l’esperienza) riconoscere i vigneti dal loro odore caratteristico. Nel Rheingau poi dove la legislazione e i produttori si sono maggiormente impegnati per innalzare e tutelare la grandezza dei grand cru (appunto Erstes Gewachs) i risultati sono stati straordinari. Quando poi capita un’annata come il 2005 (simile in passato solo al 1971, 1953 e 1921) allora bisogna solo correre a comprarne una bottiglia (o sperare che nell’ipermercato se ne siano dimenticati in fondo allo scaffale di una bottiglia come è successo a me, pagandola 25 euro, tipo “sa, non è proprio l’ultima annata”, “non si preoccupi, mi va bene lo stesso” con ghigno innocente). Il giallo è poco più di paglierino con riflessi ancora verdolini iridescenti vibranti. Nel bicchiere si muove con molta calma e decisione, corpo ed estratto non mancano di sicuro… Al naso si è per forza condizionati ma quando  per la prima volta l’annusi l’incanto dolce del miele e della pesca croccante sono quasi scioccanti da quanto sono vivi e reali. Però i libri non dicono che oltre alla pesca e al miele, di per sè quasi stucchevoli, c’è intorno tutta una struggente mineralità soffusa che si affaccia in punta di piedi sulla scena fino a dominarla completamente dopo qualche minuto. Ma non siamo sulla Mosella , non c’è l’aggressiva mineralità da pietra focaia, qui è un leggero fumè soave un pò gessoso cosparso però di un floreale ricchissimo e intrigante. Biancospino, tiglio, ribes bianco invadono la scena escludendo alcune delle forme più calde e tropicali del Riesling, ma sinceramente non ne se ne sente la mancanza.

In bocca è caldo e fresco, ancora leggermente duro ma di una persistenza enorme e indefinita che ti lascia il minerale e la spezia (si ci sente anche del pepe rosa e un pò di peperoncino) in bocca per dei minuti. E ritorna il miele quasi sapido e la pesca in fiore a chiudere un palato davvero poco dimenticabile.

Si ok,  non siamo sui classici vini tedeschi che vengono via con poco, però ecco qualche eccezione si può fare, no?