Sangiovese Uguali perchè diversi: il convegno a Petra sul futuro del nostro vitigno più importante

C’è sempre una luce particolare in Val di Cornia e lo spettacolo oggi alle 13 quando siamo riemersi dalla barricaia dove si teneva il convegno era questo qui sopra (le altre foto stanno qua). Perfettamente in tono con la discussione ovvero ricca di spunti e un pò volutamente ottimistica sul futuro del sangiovese in Italia e nei mercati mondiali e, nel pomeriggio e ne parlerò lunedì in un post, la grande degustazione guidata da Cernilli con 12 grandi sangiovese 100% di Toscana alla cieca.

Ma ecco cosa è successo al mattino quando un filosofo, un genetista, un climatologo, un esteta e un sociologo si sono ritrovati per…

Attilio Scienza,  Prof. Viticoltura ed Enologia  Facoltà Agraria Milano
Etimologicamente non si dovrebbe usare MAi sangiovese mescolato con altri vitigni,  in teoria infatti  il “sangue di Giove” non dovrebbe essere contaminato. Ma solo in romagna in realtà è sempre stato fatto, in toscana ci si è arrivati più tardi, dopo secoli di Sangiovese tagliato con altri vitigni.
Tutti i sangiovese attuali sono mutazioni puntiformi da un unico ancestrale. Poco incrociato con altri vitigni a parte l’origine da ciliegiolo imparentato con il Palummina Mirabella e il Calabrese Montenuovo  (vedi San Michele all’Adige). Grandissima variabilità anche all’interno di un vigneto tutto sangiovese di stesso ceppo.
Se vediamo antociani, pinot nero è facilmente scopribile se vengono aggiunte altre varietà. Se aggiungo altri vitigni lo posso scoprire guardando agli antociani.
Profilo antocianico non è così tanto preciso, bisogna infatti vedere da quali uve viene fabbricato, basta pochissima variazione di clone, esposizione al sole, epoca di vendemmia, per dare risultati molto diversi anche a partire da tutte piante Sangiovese.
Alta produzione grappolo compatto tardivo e lunga e irregolare maturazione fenolica e spesso inadatto a lungo invecchiamento, elevate esigenze termiche, è un vitigno complicato.
Allora come si può aspirare a farlo in purezza?
Non tutti lo possono fare, solo per viticoltori esperti (pochissimi a montalcino…)  non è una varietà internazionale nè può diventarlo, anche solo a montalcino non può venire di alta qualità! diversa altitudine, diversa geologia, versante…occorre grande controllo produzione, uso diversi cloni, controllo chioma…
Approccio al vino è più o meno uguale a quello di 1000 anni fa ma oggi c’è RE-cognizione ovvero da analisi post olfattiva il vino ci evoca sensazioni e odori sentiti anche anni prima. <vino deve essere capace di evocare nella mente del consumatore tali sensazioni e questa capacità deve conservarsi e aumentare con l’invecchiamento. Brunello di Montalcino ha questa magia per esempio, il più famoso e chiave per la Toscana tutta, e si deve lavorare per caratterizzarlo e soprattutto farlo nei posti giusti altrimenti profilo sensoriale varia troppo.
quadro conclusivo: Fortunato Depero “Degustazione”

Venturi Ferriolo docente di Estetica, Politecnico Milano
Se è vero richiamo al sangue nell’etimologia del sangue, dimostra come sia legato a noi , un binomio che rivaluti la potenza del vino come fatto storico culturale.
Se vino prende nome del territorio è bello il vino ed è bello il territorio. Abitare dell’uomo significa “io sono in quanto coltivo e custodisco” la vigna. Molti paesi del mondo hanno imparato a vinificare con molta qualità usando tradizioni di altri paesi aggiungengo multiculturalità interessante. Uguali perchè diverso, negli opposti e nel gioco dei contrari non c0è uguaglianza ma spesso armonia del contratto che crea, c’è qualcosa in Pavese che ne ha narrato tanto, nelle sue Langhe. C?è parte su vigna, su luogo unico dove si aspetta che accada qualcosa, vendemmia lega passato e presente in un istante “una vigna che sale sul dosso di un colle fino a incidersi nel cielo è una vista familiare eppure le cortine dei filari semplici e pronfonde appaiono una porta magica. sotto le viti terra rossa dissodata, le foglie nascono tesori e oltre le foglie un cielo…”
C’è nostalgia e progetto culturale dietro.

Pierpaolo Meletti Cavallari Strada del vino della costa degli Etruschi e proprietario di Grattamacco
Quasi tutte grandi zone del vino sono su strada di grande comunicazione, strade o fiumi o anche mare (isola Elba, Bordeaux, Reno). Erano assi attorno ai quali si sviluppava viticoltura. Oggi non c’è più collegare luogo di produzione a consumo ma si cerca di attirare gente sul territorio che cercano  non solo vino ma sua storia e cultura. vino non più quindi commodity nè alimento. Il bello è che ora ci sono appassionati multidisciplinari che integrano tra i motivi e gli spunti di un viaggio ANCHE il vino, che significa che comunicazione delle strade del vino deve essere multidisciplinare e si deve vendere tecnica percentuali di vitgni e mesi di barrique non solo ma anche storia ed emozione.
Maremma era posto insalubre fino poco fa, impaludamento delle pianure costiera ha portato a povertà e crisi e si beveva molto meno e anche produzione di vino era solo alimento ed energia e sangiovese di qui era sulla produzione non certo sulla qualità ed è cosa che viene scontata anche ora, ovvero molto sangiovese ma tutto per la quantità. Negli anni 80 dopo alcuni episodi isolati nei 100 anni prima (vedi i Gherardesca dopo le bonifiche dei Lorena, vino di bolgheri era già esportato) si è cominciato a far entrare in campo i purosangue ovvero viticoltura di qualità post Sassicaia. Ma parliamo di merlot e cabernet. Sangiovese ha sempre fatto fatica per motivi pedoclimatici a dare qualità, sempre in uvaggio qui come nel Chianti.

A GRattamacco per esempio si seguì altri vitigni ma una parte di sangiovese venne comunque tenuta (all’inizio 50%, ora solo 15%), legame con tradizione del territorio e avrebbe dato eleganza al vino. Nato imprenditore solo dopo produttore, quindi meglio due bicchieri che uno se è piacevole, potenza e struttura sì ma mai eccessivi. Anche riassaggiando vecchie annate il sangiovese viene fuori e si imponeva su cabernet e merlo che invece prevalevano da giovani.
Sangiovese può giocare parte importante anche in piccola quantità specie dopo fase avanzata di invecchiamento in bottiglia. Bolgheri doc ha infatti disciplinare che consente sangiovese.

Francesco Morace Sociologo, Future Concept Lab
Siamo al centro di un cambiamento epocale, si deve reimparare regole, linguaggi, modi di vivere e comunicare. Cultura del vino ha ricadute antropologiche e sociologiche. GRande tema del made in italy si dice che è un momento straordinario e da sfruttare e non solo per l’agroalimentare. Tre parole chiave per la fase di transizione, che sarà ancora lunga qualche anno, nel senso che si tratta di capire nuovi paradigmi.

  1. Memoria Visionaria: uscire da contrapposizione di chi guarda alle radici come conservazione solo e chi guarda solo al futuro. La conoscenza e la memoria e la capacità di leggere ci permette di avere visioni e innovazioni che non sono in contrasto con passato. Sangiovese è esempio di tradizione enorme ma ha in sè i caratteri per immaginare il futuro evitando arroccamenti localistici territoriali perchè è perdente.
  2. virtuosismo produttivo:  sistema >Italia ha radici nella  bottega rinascimentale, capacità di imparare e trasferire conoscenza tipico delle  botteghe rinascimentali da maestro ad allievi, saper fare si ma non deve essere autoreferenziale, no a comunità eletta che parla solo al suo interno, turismo del vino è occasione per superare snobismi e specializzazioni verticali, mondo futuro è accesso e web già permette multidisciplinarietà. Ma non è società di massa dove si perde conoscenza e tutto è relativo, è fase e siamo in mezzo al guado, ma futuro è di dilettanti che imparano divertendosi e che diventano non specialisti ma clienti “sapienti”. Quindi virtuosismi produttivi daranno credibilità a certi prodotti, e si vedrà eliminata molta fuffa comunicativa degli ultimi anni.
  3. Emozione ma sostenibile. Sostenibilità è paradigma chiaro e fondamentale, guardiamo ad auto con rapporto Fiat Chrysler, sost non è ecologismo anni 70 e 80 con contrapposizione e lotte (tipico degli inizi) ma oggi strada è dimostrare che la sost è conditizio sine qua non per la qualità della vita e il territorio uomo vino vigna è vincente per il futuro e ci arriva prima di molti altri settori. Sostenibilità non solo ecologica ma anche emozionale , un futuro per i nostri figli. Visione non solo etica poi ma anche estetica nel senso di emozioni, quindi strategico sarà di avere prodottì virtuosi che portino felicità completa e appagante.

Il che non è LUSSO! perchè visione classica di qualità del mondo è sempre stato per nicchie e per privilegiati ma non è questa la nostra tradizione. Italia è gusto non lusso e quindi capacità di scegliere con criteri adatti non andare per esclusioni. Eccellenza è fare le cose al meglio possibile come l’artigiano nella bottega che le fa non per il cliente ma per sè stesso innanzitutto. Italia viene sempre vista come Non creativa perchè parametri USA (brevetti, ricerca di base) non sono quelli che caratterizzano ingengo italico che è creatività applicata.
Risultati arriveranno anche molto velocemente se li applichiamo perchè cultura e conoscenze italiche sono molto superiori a quelle di altri competitor.

Marco Caprai, produttore Sagrantino Montefalco,  Esperienza Sagrantino
CAso innovazione e memoria abbastanza evidente, leva di capacità di impresa su storia patrimonio e innovazione su base storica, un pò come sopra di parlava di memoria visionaria. 2000 anni fa era già territorio con vino di qualità con Plinio il Vecchio. Ricerca innovazione contributi da Scienza e altre università. Modelli semplici e ben capibili, capitali ovviamente perchè ricostruire dei territori costa tempo e denaro, molto.
Grande esempio di applicazione tecnica su substrato culturale. Triangolo terroir suolo territorio vite uomo, adesso occorre inserirci sostenibilità mai a scapito del valore economico dell’impresa. Difficoltà sono molte, nuova OCM cambierò panorama vino italiano e si vedrà cosa succederà nel mercato. Sarà fondamentale forza imprenditore e capacità di visione strategica del suo futuro.

Marco Mancini Climatologo Centro interdipartimentale Bioclimatologia Università Firenze (prof. MAracchi)
Tema è quotidiano e d’attualità invece sono già dal 1800 se ne sa qualcosa (arrhenius). Effetto serra è naturale e positivo di per sè e agricoltura viene tirata in ballo come causa. MA agricoltura può anche migliorare la situazione. Non solo aumento della temperatura ma anche aumento fenomeni estremi come violenti acquazzoni, tempeste e altri e sono proprio quelli più dannosi per l’agricoltura.
Cambieranno i confini della viticoltura piùa nord e più in quota. Per ora sangiovese ha benefici, maturazione prima tannini migliori e raccolta prima delle piogge. cose che prima erano complicate.
Precipitazione per esempio tra i 1000 e i 1400 (pescia) in Toscana ma lamedia è cambiata poco in realtà è cambiata la periodicità con grandi masse d’acqua per brevi periodi e poi siccità anche prolungate, servono quindi opere per sfruttare questa piovosità. Dovremo pensare a vigneto meno con date fisse sfogliature, defoliazione, cimature… ma flessibili e variabili anche all’interno di uno stesso vigneto a seconda di esposizione giacitura e altri aspetti.
Ci saranno adattamenti per avere carbon sink e altri metodi per recuperare catturare carbonio atmosfera e altro per produzione energia. Aziende agricole saranno chiamate a contribuire a sostenibilità e potranno essere protagoniste, anche economiche e non solo vendendo vino quindi ma anche energia e atmosfera pulita.

Paul White Come vedono all’estero i vitigni italiani
From oregon 1977, 1990 in Nzealand and Aus, but always in contact. A lot of culture and customers. Wine is a slow motion ping pong game between old and new world. Confusing o sexy-exotic it depends on which customers. Many don’t know but they dont care at all. The world is curious about our many grapes variety. Viogner fu tra i primi importati in california ma non era certo tra i più importani o famosi fuori da sua zona. 200 ettari fine anni 80.
Vitigni internazionali sono in crisi, basta pensare  ad Australia e Shiraz. Ha a che fare con storia di educazione e bere il vino che tutti cominciano da varietà francesi, cab merlot, sauv, chard e pinot noir.
Poi c’è punto in cui si sentono confident su queste e cominciano ad assaggiare roba più locale nel senso di non francese, sempre varietà francesi ma  non più vini francesi. Molti poi passano in terza battuta a varietà nuove tipo italia, spagna, portogallo. Potenziale è alto, ma c’è barriera economica nel costo di questi vini.
Sangiovese è molto poco nel vigneto locale, poche persone sanno che c’è sangiovese dietro brunello o chianti. Gente ormai sa che c’è chardonnay ed è diverso a seconda dei vari terroir però ha caratteri comuni piuttosto forti, con il sangiovese siamo ancora lontani anche perchè  non sarà mai così diffuso.
Per i nuovissimi consumatori il nome del vitigno in etichetta è molto semplice e importante.

Andrea Gabrielli
Crisi sta svuotando il settore di molti dei contenuti (brunello 90 euro al quintale…) quindi in realtà per ora il momento è crisi e solo crisi con poche possibilità. unica possibilità sarà venderne di più all’estero ma che tipo di sangiovese venderemo ?

dott. Folonari (Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari)
da marketing di belle bottiglie al bel contenuto, studio estero e anche aus nz e usa. Abbiamo imparato molto dagli altri e fiducia nel sangiovese è stata un azzardo

Paolo de Marci Isole e  Olena
web, rete e accesso come facebook: nuovi social network connettono le persone ma si rischia di scordarsi la fonte, è facile perdere di vista l’origine, la rete cattura i pesci? MEglio spiegato nel video in cui cerchiamo di tranquillizzarlo…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=5r847OrAxBw[/youtube]

Risposta di Morace: la rete ha suo metabolismo, problemi ci sono e web li crea ma ci sono anticorpi già in funzione, ci sarà credibilità della fonte ed elementi di autorevolezza del medium simili alla carta stampata, rete è nuovo mondo che ora sconta certa immaturità. TRa 200 anni cosa avverrà? è sicuro che avremo verità e bellezza , esiste mondo fuori che interpretremola verità e la bellezza possiederanno noi, e in realtà rete farà vedere meglio di oggi la realtà e l’autenticità dei processi, controllo delle fonti sarà risolto in maniera tangibile e molto più diretto di oggi.
Comunicazione prima era fondamentale, oggi la rete se non hai verità ti sconfessa subito proprio per gli utenti sempre connessi.

Conclusioni di Mojoli
sogno è che prospettiva dia forum e community che continui questo incontro che prosegua, non tanto occuparsi del sangiovese che verrà, in realtà aprire forum permanente di riflessioni con idee visioni originali per territorio con sua identità attrattiva originale.

Quindi, aggiugiamo noi, visto che il web è stato quasi completamente ignorato nelle 4 ore di convegno adesso lo usiamo per un forum permanente? L’idea è bella e la supporteremo come possibile ma siamo sicuri che la platea abbia davvero compreso di cosa si tratti?

A parte questa lacuna, in realtà il convegno è stato stimolante anche se un pò convenzionale. Giustamente equilibrati gli interventi tra tecnicismo e scienza e analisi più ampie e molto bravo Mojoli a tenere insieme il tutto con un filo conduttore forte. Un pò sbigative e buoniste le parti sulla purezza del Brunello di Montalcino e sui pericoli del global warming che a noi parevano un pochino più seri (e lo abbiamo chiesto a Leonardo Salustri , lo sentirete in un post successivo se è vero che alla fine il sangiovese matura meglio se c’è più caldo..).

Si esce dal convegno in effetti rinfrancati e con la voglia di lavorare sul Sangiovese, sulla sua comunicazione, sulla memoria visionaria che può scaturire dalla cultura millenaria del nostro paese e sulla grande fortuna che può ancora essere per la Toscana e per il vino italiano nel mondo.

Questo, dopo la stagione dei guai di Brunellopoli, è già una bel risultato.