Semifinale. Fuori. Piove…

Cavolo che botta…dopo queste due ore di fuoco tra le 16:30 e le 19 sotto torchio. E come sempre tutta la gamma delle emozioni umane dall’esaltazione per esserci, alla gioia di camminare per Catania con la banda di sommelier (che parevamo le Iene e mancava solo Mr Pink), la salita al Convento (dalle prospettive horror architettoniche inaudite e bellissime) allo stress, all’angoscia dell’incognito, dalla vista delle domande sul VSP e il doppio Guyot e il Banat e il formaggio STG, il Ramisco a che diavolo di temperatura andrà servito, fino alla liberazionione dei vini da degustare, 25 minuti per 3 vini da sciscerare (almeno si beve e la tensione si allenta un pò). Poi si mangia (il cous cous era fantastico, credo di essere stato il solo a mangiarselo tutto…) e via altri 10 minuti di scritto.
Poi sei fuori e tempo di correre in bagno e già sei di nuovo lì ad aspettare che ti chiamino per la prova di servizio spumante Berlucchi, e dove cavolo è il piattino, ah già senza vassoio, ma di chi sono queste pinze? il tappo lo porto o no, ma l’ho annusato, a chi va servito, ho pulito la bottiglia, in che anno il primo franciacorta.
Tutto insieme tutto in 3 minuti. Esci fuori, facce stanche ma libere.

Sms, telefonate, mail, Ziliani che intervista. Fuori pioggia, liberatoria. Non c’è tempo, navetta, albergo, cambio d’abito, due parole con la mitica delegata di Palermo su Charme Sommelier e le modelle di miss universo con le calze a rete sotto la divisa, ma di chi è ‘sto ombrello (curcio te lo sei scordato il mio vero?), ok ci vediamo dopo, cena di gala…
Poi vi domandate come mai lo faccio ogni anno?

(foto nuove ancora su flickr, refreshate in nottata, qualcuno sa dov’è lo Studio 54 a  Catania?)