tenuta setteponti

La Vigna dell’Impero, dall’Abissinia a Pinchiorri passando per la Gioconda

Oppure potremmo parlare di “Faccetta nera” che diventa più chiara fino a farsi quasi trasparente visto che dopo tanti anni di gloria con l’Oreno, pluripremiato blend bordolese, in casa SettePonti si approda ad un 100% sangiovese e per di più da una vigna storica, piantata nel 1935 nell’ambito dei festeggiamenti per la vittoria della guerra in Abissinia. L’ordine arrivò infatti direttamente da Sua Altezza Reale il Duca Amedeo d’Aosta e fu lo stesso Emanuele Filiberto Conte di Torino a portare avanti i lavori nel mezzo dei possedimenti nell’aretino della famiglia torinese. Ovviamente era una vigna di sangiovese, sorta su un terreno ghiaioso ricco di massi calcarei di galestro con una pendenza tale da rendere necessario un notevole lavoro di terrazzamento.

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Quando negli anni’50 Alberto Moretti Cuseri, padre dell’attuale proprietario Antonio Moretti, acquista la vigna dalle Principesse Margherita e Maria Cristina di Savoia, ci si accorge della qualità particolare delle uve che però in gran parte vengono vendute a varie storiche famiglie toscane del vino per molti anni per poi essere utilizzate per Oreno e Crognolo negli ultimi anni. Il cambio in cantina da Carlo Ferrini a Beppe Caviola porta nuove idee e alcuni ripensamenti fino a puntare sul sangiovese in maniera più convinta e soprattutto su un sangiovese “scarico”, fresco e appuntito, un modello dimenticato che oggi è tornato prepotentemente di moda anche in zona come l’aretino da sempre conosciute per la potenza e la ricchezza delle sue produzioni.

L’assaggio dei vini è stato introdotto da un bel racconto di Antonio Moretti che ha illustrato le origini della tenuta (il primo dei sette ponti è quello di Buriano raffigurato nella Gioconda di Leonardo da Vinci) e dell’interesse della sua famiglia nel mondo del vino e da una degustazione show di Luca Gardini che qui vi riportiamo.


Family & Friends 2014 un Grillo nato per festeggiare in barca con gli amici, da uve raccolte a Noto quasi sul mare e vinificate ad Arezzo che nonostante il terroir su gomma riesce molto bene nell’intrattenere e divertire il palato con note marine ed aromatiche. Ovvio che se poi ci accostate le Noci di Capesante, crema di ceci , lardoni e salvia fritta di Pinchiorri la situazione cambia. eccome 83

Vigna dell’Impero 2012 Sangiovese vinificazione in cemento e legno grande, colore evanescente e raffinato, lampone, ferroso balsamico pepe e tabacco, arancio e balsamico, tannino lieve ma presente, dissetante,  pulito, bocca con eucalipto e pesca gialla , squillante elegante e signorile, bello davvero rustico e nobile, servito su Agnolotti di polenta con ragù di coniglio e olive nere di Italo Bassi 92

Oreno 2012 Igt Toscana il vino di punta della Tenuta, che già ha raccolto premi e allori, si mostra setoso e piacevolissimo, un vino perfettamente equilibrato tra carezze e struttura, avvolgente polposo e con un balsamico da paura fatto da menta e mirtilli maturi che fa da complemento eccellente ai Mezzi Paccheri di Gragnano con stracotto di spalla d’agnello e funghi. 90

oreno 2003 2012

Oreno 2003 Igt Toscana il vino che fece gridare al miracolo quando si piazzò quinto nella classifica Top100 di Wine Spectator (nonchè primo degli italiani) è oggi praticamente indistinguibile da un bordeaux di classe, un piccolo grande Pauillac, con balsamico ferro, sottobosco, umami goudron e tartufo appena accennato. Ma soprattutto tutte le sfumature che servono per esaltarsi sul Panino di Piccione con Fagioli Freschi e marmellata di prugne 93

 

Grisoglia 2013 Passito Setteponti albicocca frutta intensa e cassetto , dattero del Marocco e senape, bocca saporita dolce ma non esagerata, sapida e fresca, ideale in effetti sul dolce di Luca Lacalamita Albicocca, Amaretto e latte di mandorla che pare proprio nascere dalle stesse suggestioni.

Di certo presentare un vino da Pinchiorri da’ sempre le sue soddisfazioni e permette di capire alcune sfumature che nella vita di tutti i giorni possiamo non facilmente ricreare ma è innegabile che i vini di Antonio Moretti sono difficilmente criticabili almeno dal punto di vista della piacevolezza e dello stile. In tutti questi anni però di certo il terroir aretino ha fatto fatica ad uscire nascosto come è stato dall’espressività delle uve bordolesi, ecco perchè La Vigna dell’Impero mostra una strada interessante e soprattutto mostra come il vento sia cambiato nelle richieste dei consumatori in favore di una maggior bevibilità e semplicità delle proposte.