Un giorno in Bellavi(s)ta: Mattia, Gualtiero e il resto della banda

Mi sveglio e continuo a pensare di non meritare tutto questo però non posso fare a meno di tirare la tenda e, sia pur sotto la classica pioggerella franciacortina, e pensare che di posti come questi ce ne sono pochissimi al mondo. Svegliarsi all’Albereta immersi nel silenzio e assediati dalle vigne ogni dove è sempre magico (non che sia proprio un habituè ma era almeno la seconda volta ieri mattina e l’effetto è sempre lo stesso…). Colazione abbondante (con marmellate e conserve griffate Marchesi…) e via nel tempio della bollicina di Moretti che ci saluta personalmente in partenza per Petra in Toscana (non prima di essere salito sull’impalcatura del cantiere per dare le ultime dritte a due falegnami al lavoro su un nuovo palco per le degustazioni). Ci fa gli onori di casa Mattia Vezzola che con parole semplici e precise ci fa capire cosa significa la Franciacorta, come è nata, come è cresciuta e dove sta andando.  E lo fa costringendo l’autista del bus ad una prova speciale di rally per arrampicarsi sulle prime propaggini del Monte Orfano (tutto solo in mezzo alla Pianura Padana) e per mostrarci il piccolo tesoro (in affitto) di Bellavista, ovvero il vigneto del Convento dell’Annunciata che frate Sebastiano ha affidato a Moretti scegliendo il loro progetto di riqualificazione agricola. Mattia ci spiega e ci fa vedere il terreno, unico in questa zona perchè non di derivazione morenica (dal ritiro dei ghiacciai) ma di origine tettonica, ovvero coevo alle Alpi in quanto si è alzato in seguito alla collissione della zolla tettonica della penisola italica quando si saldò (giusto qualche annetto fa) alla zolla continentale europea. Quindi terroir e origine (parola che Mattia preferisce appunto a “terroir“) particolare e unico con chardonnay diverso e ricchissimo di sfumature, utilizzato in molti dei suoi assemblaggi. E soprattutto ci spiega come capire una persona da come impugna le forbici al momento della vendemmia: lezione utile che rammenterò quando mi capiterà l’occasione…

Altro viaggetto e siamo alla “breda” (ovvero al clos, all’ortochiuso) davanti a Villa Lechi (sede del Festival), un ettaro scarso di vigneto ancora in fase sperimentale che viene ancora vinificato separatamente e il grande vigneto dell’Uccellanda. Qui è tutto molto più rigoroso e nuovo e in effetti manca la magia del Convento ma la vista sulla Franciacorta è notevolissima. E poi è pieno di fiori e con Scorsone ci avventuriamo per felci e margherite in cerca di sentori da riutilizzare quanto prima.

Giusto il tempo per un mezzo litigio con Alessandro Regoli di WineNews , alle prese con l’ultimo articolo di Ziliani sul Brunello, che ripartiamo riappacificati sul bus in direzione cantina. Tecnologia e cuore e grande ooohhh davanti alla sala delle barrique vuote in riposo ordinatamente in 5 file sovrapposte, uno spettacolo quasi inquietante ma di sicuro effetto.

Risaliamo la china dal quasi chilometro di cantina (poca cosa considerati i 5 chilometri di Berlucchi e altri in zona) per riguadagnare la luce e qualche bollicina agognata.

E Mattia non lesina di certo con 6 bottiglie del Vittorio Moretti 2001, pluripremiata cuveè con grande presenza di Pinot Nero, con lavorazione ostinatamente manuale che viene fuori nel fatto che abbiamo 6 bottiglie diverse tra loro con sentori e gusti anche molto distanti. Il gusto dell’artigianalità, ci spiega Mattia, noi ci fidiamo e ci impegniamo ad assaggiarne un pò di ciascuna… Pranzo leggero al Library Bar con Gualtiero Marchesi che rilascia interviste (ma niente replica per Camilla e KelaBlu, uffa) e poi pomeriggio di relax totale dopo una mattinata di duro lavoro.

E qui da bravi toscani in visita decidiamo di non farci mancare nulla quindi sperimentiamo piscine con massaggi d’acqua, sauna, bagno turco, palestra e soprattutto pennichella sul pratino in mezzo alle statue moderne che popolano i dintorni della Spa.

Ad esempio qui è da dove ho aggiornato il blog ieri pomeriggio, in effetti l’ho fatto da postazioni  messe peggio…Due chiacchere in libertà con la piacevolissima Kate Singleton del New York Times, nonchè scrittrice di guide Slow,  che ora vive a Scansano, ovviamente sull’Italia e sugli Italiani, viste dall’ottica di una quasi Gallese trapiantata con gioia in Maremma. E per un pò pare pure di stare in Inghilterra, non fosse per il Romanelli e il Farchioni che irrompono nel giardino con la consueta pacatezza dopo un pò.

Il pomeriggio scorre veloce e finalmente ci siamo per il mitico appuntamento con la storia, ovvero con Gualtiero Marchesi e la sua cucina che per tanti sarà poco emozionante ma per un nuovo arrivato pivellino come me, ha un sapore tutto particolare e mi emoziono quasi quando mi scoprono davanti il Riso Oro e Zafferano che ho sempre e solo visto in fotografia. Evito di domandare se si mangia pure l’oro e mi tuffo nella storia. Non dico nulla per evitare di sbagliare ma a me pare semplicemente perfetto per cottura ed equilibrio delle parti, per non parlare del luccichio dell’oro che ti rimane negli occhi pure a piatto terminato.  Sarà pure solo “storia” ma almeno è raccontata alla perfezione. E anche gli altri piatti, come l’entreè con macedonia di frutta e verdura su croccante al nero di seppia, il sorbetto al frutto della passione e il Filetto alla Rossini rivisitato da Marchesi sono eseguiti perfettamente. E meno male che Teresa, dolcissima e brillante “account” di Bellavista, quasi sorella gemella per fascino e gentilezza della “nostra” Maria Pia La Scala, non mangia il foie gras così posso bissare l’esperienza (si lo so in società non si fa ma era davvero buonissimo).

E a proposito di società, ero a tavola con Alessandro Scorsone e per me è stata una serata interessantissima e istruttiva sentirlo discorrere di buone maniere, cerimoniali, attenzioni, coccole e ogni dettaglio che riesce a curare con il suo staff nel suo delicato compito di custode della casa del Presidente del Consiglio. Ovviamente a me prima di ieri Scorsone manco stava simpatico per ovvie gelosie e invidie professionali personali e altrettatanto ovviamente senza mai averlo conosciuto. E invece ieri vi assicuro che è stata la più bella scoperta della serata. Mi ha fatto capire e realizzare che da un sommelier non ci si aspetta solo di saper abbinare e degustare un vino ma anche e soprattutto eleganza, discrezione, classe e raffinatezza, senza pensare a tutte quelle attenzioni che il cliente di bottiglie importanti merita sempre e comunque. Servire ogni giorno capi di stato e ospiti esigentissimi come quelli che ha Alessandro non capita a tutti ma il suo modello di comportamento e di professionalità merita di essere studiato e portato ad esempio per il sommelier di qualsiasi locale. (E giusto pure ribadire che chi sceglie un bel vino merita SEMPRE di essere servito come un capo di Stato!)

Una risorsa preziosa per l’AIS e per chiunque abbia la fortuna di sentirlo parlare e veder fare il proprio lavoro, e oltretutto curioso come e me e Paolo Baracchino di scoprire sentori e profumi nei vini. Tra le perle scovate nelle bollicine e nel rosso del Quercegobbe 2005 di Petra (un da me odiatissimo Merlot), il bergamotto, l’episperma di castagno nello Spirito di San Lorenzo e la totale sintonia di riconoscere nel Brandy Bellavista  servito in chiusura alcune note di incenso, perfettamente riconducibili alla sala capitolare del Convento dell’Annunciata visitato in mattinata, una chiusura di cerchio quasi perfetta.

La serata prosegue di nuovo al bar tra chiacchere, due risate e grandi performance di Scorsone, Vinciguerra e Romanelli al karaoke con Baglioni e Battisti, ma per questi video già si parla di asta al miglior offerente.

Tanto Baracchino ha già detto che in tribunale mi difende lui…