Vin Natur: una porta sul futuro da Villa Favorita. E voi siete pronti a riappropriarvi del vostro inconscio? Tre passi di una stessa danza tra Verona, Isola e Vicenza

Domenica di sole bellissima in quel di Sarego (Vicenza) per la mia prima esperienza di Vin Natur e pare impossibile ma c’è un’altra atmosfera ancora (andate allo slideshow se avete fretta). Abbiamo già provato a fare paragoni tra Vinitaly (abbiamo dato abbondamente) e  Villa Boschi (qui in due tempi, la prima non ci bastava ;-)) e dobbiamo inventarci qualche aggettivo supplementare per questa… Innanzitutto si tratta di una fiera molto simile a Villa Boschi come target , nel senso che non  rivolta ai buyers ma agli appassionati, sottoinsieme abbonati Porthos e simili insomma. Però ecco a me qui paiono ancora più estremi. Mi spiego meglio.

La scelta di fondo di Vin Natur, oltre ai 4 punti della viticoltura ed enologia “naturali” (vita microbica del suolo, no monocultura, ristoranti biotipi e filosfera, vedi qui) è quella di rifuggire o meglio di non occuparsi di commercializzazione dei prodotti e di discussioni relative, quindi niente accordi con distribuzioni (tipo Velier o addirittura Meregalli!) e simili. Tutto questo porta ad avere praticamente solo 4 grandissimi nomi italiani (Valentini, Foradori, Casimiro Maule e MArco de Bartoli) e una miriade di piccoli e piccolissimi produttori (alcuni presenti anche a Villa Boschi, evvabbè) che davvero mettono a dura prova le conoscenze del territorio. Nel senso che spingono ancora di più alla conoscenza dell’Italia delle produzioni indipendenti sul serio E, se possibile, uno spazio, quasi altrettanto, dedicato a produttori francesi ed est-europei (Repubblica Ceka, Slovenia).

Anche qui, spintoni e code per lo Champagne, oggetto di una (credo) bella degustazione oggi pomeriggio ma in generale molta attenzione all’estero con, mi pare, produttori italiani un pò meno frequentati. Però qui, è davvero bello lasciarsi andare e pescare quasi a caso. Tributato il giusto onore ad un monumentale e commovente Valentini Trebbiano 1992 (caffè, miele, carrube, fieno i sentori più particolari raccolti dal decanter) e un Granato Foradori come sempre emozionante cercando con cura mi sono imbattutto in un Aglianico del Vulture “vecchie vigne” davvero incredibile per rapporto qualità prezzo, bevibilissimo, fresco, mai troppo potente ma sempre Vulture in ogni momento come il Camerlengo (a 10+iva f.f. mi pare regalato!) e un Pignoletto “macerato” agrumato e bevibilissimo come quello di Alberto Tedeschi , e un Brunello che non conoscevo (ma che si pone al livello di Pian dell’Orino secondo me) come il Colleoni del Podere Santemarie, carnoso, dolce ma guizzante come i migliori sangiovese ilcinesi.

Poi molta Francia, per lo più sconosciuta come nomi ma interessantissimi terroir come lo Chinon, un cabernet franc che a Bolgheri si sognano spesso, Domaine le Chesnaies con aromi di balsamo di tigre, carrube e prugna e fiori rossi, uno Chateneuf du Pape de-winespectatorizzato come quello di Eric Texier da Granache e Carignan., ricco e mediterraneo senza essere pesante e dolciastro, mineralissimo, sapido e appagante.

O ancora il sorprendente Fleury (da Gamay) del Domaine des Terres Dorees leggero ma incisivo come un Pinot Nero, diafano ma intrigante (leggasi, “ne bevi un secchio”), il Jura di Domaine Labet (della ragazza della foto con la porta), i Rasteau di Jean Philipe Padiè. Tra gli champagne. seguitissimi, la vecchia conoscenza Geoffroy, e un rosato pieno e dinamicissimo come il saigneè LEs Baudieres di Laherte Freres che da finalmente spazio al Pinot Meunier (e si sente eccome), ed ha un colore da Bellini Canella (se lo leggono mi vengono a cercare di corsa) oltre alla gamma tutta di alto livello di Raymond Boulard (ma un passo avanti per il Brut Nature, il mio preferito eccheccavolo non solo per antipastini ma tavola tout court).

Il tempo è stato davvero poco ma non mi sono fatto mancare un pò di salumi (Brozzi!) e i formaggi di La Casara Roncolato Romano (il cui tagliere mi ha sfamato per pranzo) con addirittura sul sito tutti i video della loro produzione.

Per non farci  mancare nulla, anche un birra interessante anche se schizofrenica come la Morgana, con luppolo da pils ma ad alta fermentazione, una specie di Pils ceka con aspirazioni da Dortmunder (a me ha ricordato le mie amate birre norddeutschland quindi buon segn!).

Dulcis in fundo per sfatare un pregiudizio e un vanto che in Italia abbiamo il moscato più profumato e conturbante del mondo, andate ad assaggiare il seminale Moscat au petit grains  dolce del Petit Domaine de Gimios (Roussillon) e ne riparliamo (con calma). Massacratemi pure ma vini dolci così emozionati in questa settimana ne ho assaggiati solo uno a Villa Boschi, il Pantelleria di e  a Verona, incredibilmente (per voi) da Francesco,  un Primitivo Dolce Naturale di Manduria “sperimentale” in 500 bottigliette.

Vengo via ovviamente con un enorme rimpianto di non avere altro tempo, che di prodotti da scoprire mi dicono ce ne sono tanti, e non faccio fatica a crederlo neanche per un momento.

Venendo via da Villa Favorita sono assalito da un pò di malinconia, e da una senzazione un pò strana, simile a quella di Villa Boschi ma non proprio identica.

Riguardo la statua di Giorgio dalla Costa (con angolazioni falliche, me ne rendo conto solo adesso)  e rileggo le parole che la accompagnano (piccolo iniciso. niente problemi per l’accredito da blogger, forse perchè anche lo scultore ne ha uno?):

NELL’ INCONSCIO _ Scrutarsi dall’Inconscio.

Riappropriarsi del linguaggio che ci permette di creare relazione con il proprio inconscio. velarsi, rendersi disponibili. Formulare domande e risposte, accettarle in-appropriarsi.

Disarmarsi, disposti alla sconfi tta per acquisire una
grande vittoria.

Secondo me non valgono solo per Villa Favorita, servono un pò a suggello di questi cinque giorni (e notti) intense: l’esperienza congiunta di Vinitaly e le “altre” permette davvero di riappropriarsi di sè stessi, di quello che intendiamo per vino; allo stesso tempo ci disarman, ci fanno presagire una sconfitta (del vino, dei valori che ci guidano nel nostro lavoro) ma ci danno tutti i mezzi per ripartire con tutt’altra consapevolezza. Mi spiace per chi pensa il contrario, ma ne convinco sempre di più, sono 3 passi della stessa danza.