Vigneti in città | Torino, Venezia, Roma, Firenze, Reims, Londra la vite attorno a noi

Milano, Roma, Torino, Venezia presto potrebbero non solo essere tra le mete più richieste del mondo in fatto di turismo ma anche luoghi di viticoltura e produzione di vino con tanto di DOC e vigneto in piena città. Ma in realtà si tratta di un ritorno perchè viti e uomo sono sempre stati accanto, magari anche nelle vie della vostra città. Avete mai provato a cercarle?

Noi lo abbiamo fatto su Business People di Ottobre in edicola e abbiamo scoperto che…Spesso ci aiuta la toponomastica come a Firenze dove ci sono due “Vie della Vigna”, quella “nuova” (coltivata dai frati di San Pancrazio, di fianco a Via Tornabuoni) e quella “vecchia” (coltivata dai monaci della Badia Fiorentina, di fianco a Piazza Signoria), attive almeno fino al secondo dopoguerra oppure possiamo seguire il folclore come  nel caso della spettacolare vendemmia che ogni anno si fa a Parigi nel famoso quartiere degli artisti di Montmartre (circa 800 bottiglie vendute con un asta benefica durante la Fête des Vendanges di inizio ottobre).

Sempre in Francia, solo pochi sono a conoscenza del “Clos Pompadour” ovvero un piccolo vigneto cittadino a Reims di proprietà della Maison Pommery (quasi solo chardonnay) vinificato a sè stante solo nel 2002 a dare uno Champagne in tiratura limitatissima per uscire quest’anno in concomitanza con i 175 anni della maison.
Tornando in Italia, ripartiamo dalla Toscana e troviamo che nel comune di Firenze attualmente l’unica vigna (3,5 ha) che produca un vino commercializzato è quella di proprietà di Roberto Cavalli nella sua casa a Firenze Sud vicino via delle Cinque Vie. Vi si coltiva Alicante (Grenache) che viene assemblato dal figlio Tommaso insieme a del Merlot coltivato a Panzano nel Chianti Classico per dare il “Redini”, un Igt Toscana che ha esordito con l’annata 2009, dal profumo appena incipriato con resina e legno in primo piano e poi a rifinire liquirizia e ribes rosso, ideale da wine bar.
Eppure basta poco, basti pensare a Londra dove alcuni cittadini sotto il nome ironico di Chateau Tooting hanno realizzato e venduto (a 9 pounds la bottiglia) un discreto rosè dai profumi di lampone e fragola a partire da uve provenienti da giardini, orti e anche alcuni balconi della City. Sono più di 100 i soci della Urban Wine Company che si sono appoggiati alla Bookers Vineyard del West Sussex per le operazioni di vinificazione: in tempi dove i vini inglesi prendono quota (ma per ora solo per le bollicine prodotte nelle regioni meridionali) è un fenomeno da tenere d’occhio…
A Roma, dove è bene ricordare che Gianicolo e Villa Pamphili ancora a metà del 1800 erano ricoperte di vigneti, è nata di recente (agosto 2011) una vera e propria DOC “Roma” che però esclude la provenienza delle uve al’interno del Grande Raccordo Anulare, risultando una mossa molto politica e furbescamente commerciale lontana dalla tradizione. Proprio vicino a Piazza di Spagna esiste però un piccolo vigneto ornamentale ma produttivo a Trinità dei Monti (erede del grandissimo vigneto che copriva tutta la collina) che rischia invece di scomparire.
Se Milano non ha progetti di DOC omonima, almeno ha una denominazione con una certa storia e buona qualità nella sua provincia (ovvero il San Colombano che appunto si fregia del titolo della “Doc di Milano”); qui storicamente sono sempre state coltivate Croatina, Barbera e Uva Rara. Si ricorda un goffo tentativo di imbottigliare un vino con il Duomo in etichetta ma per fortuna presto abbandonato.

Di ben altro spessore il lavoro svolto a Venezia dalla famiglia Bisol con il progetto Venissa sulla Tenuta Scarpa-Volo (all’interno del grande progetto di recupero della Laguna Nord). Per non parlare di quel momumento adesso vivente che è la vigna a Pompei dentro gli scavi.

Spettacolare la rinascita di Vigna della REgina  a Torino e del resto poteva la prima capitale d’Italia nel 150esimo anniversario dell’Unità mancare all’appello di questa rassegna?

Di tutti i vigneti urbani questo forse è il più maestoso e regale perchè nasce nel giardino all’italiana di Villa della Regina che fu una delle residenze estive dei Savoia fino al 1864. Grande il lavoro di comunicazione e un grazie a Fabrizio Gallino che ne ha parlato e ci ha fatto sognare descrivendola.

Girando l’Italia non si finisce certo di annoiarsi sul tema perchè  si scopre che forse il vigneto urbano più grande mondo di quasi 4 ettari, si trova addirittura a Brescia ovvero la Vigna del Castello per la quale esiste un progetto specifico di recupero presentato nel 2006 da parte del consulente agronomo Giovanni Arcari per il quale rappresenta “la raffigurazione vivente dei resti di una cultura che si è persa, alla quale si sono preferite forme di sviluppo che oggi palesano importanti difetti strutturali”.

Nonostante sia molto più noto per le uve bianche, la varietà di uva del momento in Alto Adige pare sia il rosso Lagrein e sono proprio di Lagrein i due i vigneti più squisitamente e spettacolarmente cittadini in questo angolo di paradiso enoico italiano: si tratta di quelli della cantina-convento Muri Gries e quelli di Alois Lageder.

Se è facile immaginare un orto in città, è sempre difficile immaginarsi un vigneto in mezzo ai nostri quartieri ma tutti questi esempi dimostrano che la campagna e i suoi ritmi si intrufola spesso e volentieri nelle nostre città in tanti spazi lasciati vuoti o dimenticati. Grazie al vino e agli uomini che ci credono,  molti vigneti rinascono a portare cultura serenità e una fonte di natura e lentezza in mezzo a tanta cemento e velocità.

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