Ad Amsterdam c’è un posto nuovo, il Roberto’s 2.0 e pure il risotto con la foglia d’oro…

Non ci sono molti posti dove si può cenare da soli e non sentirsi da soli, specie fuori dall’Italia. Meno che mai se si guarda tra i ristoranti di un certo livello, alla moda e ricercati e con location esclusive. E sotto l’Hilton di Amsterdam sarebbe l’ultimo posto dove andare a cercare in effetti. E invece quando ti capita che in un cavolo di volo senza scalo Firenze-Amsterdam ti perdano la valigia e che tu sia costretto a girare per il pantagruelico Schiphol Plaza a cercare un completo per il giorno dopo, ecco in queste sere un posto dove andare a farti coccolare un pochino alle 22 di sera si può trovare, grazie ad un siciliano…Il Maitre e direttore del Roberto’s è infatti Antonino Ballarino, altresì futuro delegato AIS per l’Olanda che oltre ad organizzare i corsi (ed essere così folle da richiedermi come docente) si è messo in testa di rifare completamente in questi tempi di crisi il suo già ben avviato ristorante che sarebbe un pò ingiusto definire solo come il “ristorante dell’Hilton”. La prima cosa che noti del nuovo Roberto’s è ovviamente l’ingresso e la nuova porta con anticamera iperluccicante e fighetta: niente di intimorente ma specchi e vetri ovunque e riviste patinate sparse. Bancone d’accoglienza con hostess sorridente e Antonino con spilletta AIS luccicante.

Se proprio il tavolo non c’è (e capita con 90 richieste ogni sera per 60 coperti, bravi!) niente paura che c’è un bar attrezzato con Prosecco e bollicine varie nonchè con stuzzichini da consumare in piedi o seduti. Poi la sala principale con tovagliato prezioso, mise en place efficace ma non pesante, candele e bel colpo di teatro, un camino moderno con legna sempre acceso (oooh in Olanda anche a Maggio fa freschino…).

Nonostante l’aspetto hitech tutto è caldo, dai rivestimenti in legno al sontuoso wine wall a vista e pure l’intimorente composizione floreale che troneggia sul fondo della sala fa il suo effetto.  Non solo Antonino è siciliano ma anche un paio dei ragazzi in sala (8 in tutto, numeri da macaron”ì) lo sono e lo stile e calore italiano sembrano aver contagiato tutti. Sorrisi e calore umano in un ambiente che promette tutt’altro è sempre una combinazione vincente. Se poi nel menù fate un misto di piatti per noi ormai storici (tra cui il risotto oro e zafferano con tanto di citazione esplicita di Marchesi sul menu e Orata alla Moroni) e alcuni più olandesi (raviolo aperto alle cappesante) abbinati a vini italiani assolutamente non banali il gioco è fatto sul serio in questa città che infatti ha risposto molto bene.

La carta dei vini è intelligente e curiosa con la presenza di tantissime DOC e DOCG e pochi IGT in modo da essere molto didattica e leggibile e si va dal Piemonte con Barbera, Barolo e Barbaresco, un ottimo Gavi di Batasiolo, al Friuli e in Toscana oltre alla mitica Vernaccia si recupera pure Massavecchia, un bianco e un rosso per intenditori mica da poco. Per chi vuole strafare, Gaja, Sassicaia e Ornellaia non mancano di certo. E fa contenti vedere nomi come Capezzana, Cecchi (con Villa CErna e Val delle Rose) e Badia a Coltibuono tra le scelte. Immancabile tra i vini rossi italiani un bel nerello mascalese, l’amico Marco Caprai e anche il Taccalite Sagrantino, del resto qui si è tenuto il primo Sagrantino Day olandese lo scorso Aprile.

Quanto a me, ho iniziato con un carpaccio alla Harry’s Bar molto delicato e perfetto per provare il buon pane servito con olio ligure. Poi appunto il raviolo aperto con cappesante e gamberetti un pò affogato nella salsa di stile nordico ma gustoso e ben misurato, e pasta perfetta (raro a queste latitudini). Lo chef è milanese di adozione ma di origine orgogliosamente siciliane anche lui, ed è Davide Fiorini.

in abbinamento un blend friulano-sauvignon-pinot bianco-chardonnay, Arbisa da Borgo San Daniele, che mi sorprende per freschezza e sapidità e un intrigante naso di gelsomino e pasta di mandorla.  E pure il Gavi di Batasiolo è davvero notevole per freschezza floreale e finale minerale in sottofondo.

Per secondo un vitello olandese alla griglia con purè ottimo per consistenza e gusto, e anche la carne si è rivelata niente male, speziata all’italiana, cioè poco e consistenze quanto basta da far servire il Tormaresca Primitivo 2006 servito in abbinamento.

Per dolce una panna cotta alle fragole per niente stucchevole, ben equilibrata e ottima se abbinata con il brachetto Rose Regali Banfi DOCG proposto al bicchiere, una ormai (purtroppo?) desueta coppa  di champagne bassa e larga.

L’effetto è di un buon ristorante italiano IN ITALIA di livello medio alto che però assume una rilevanza diversa nel contesto in cui si trova, ovvero grande ristorazione d’albergo e Amsterdam ovvero uno dei posti dove c’è molta meno attenzione alla qualità delle materie prime che da noi.

E invece Roberto’s punta proprio su queste e sul fornire una esperienza italiana completa, a cominciare dall’accoglienza. Ho visto per esempio 6 inglese arrivare 15 minuti dopo la chiusura della cucina essere serviti con sorriso, un bel Cannonau di Sardegna, gamberoni e ravioli e grande entusiasmo. Qualcosa che vale molto di più della ricercatezza dei piatti, anche a queste latitudini.