Borgogno e il “Coccodè” applicato a Barolo | E il salto della quaglia da DOCG a NoName

Non si può fare a meno di pensare alla teoria del Coccodè visitando l’azienda di Andrea Farinetti, il più giovane dei figli di Oscar per come da cantina si sia sollevata in pochissimo tempo a, quasi, monumento vivente ad uno dei vini più prestigiosi del mondo. Anche fingendo di non essere stati intrigati e rapiti dalla visita sensoriale in cantina con 9 diversi vini alla cieca, spesso sorprendenti, quello che ci rimane in testa tornandosene mestamente via dal Piemonte bellissimo di questo autunno è l’ascensore in vetro con cui si accede alla bellissima terrazza posta al centro dell’universo del BArolo.Universo di cui Borgogno oggi aspira ad essere il centro ideale ma non per aumentare il proprio prestigio o affermarsi come cantina che fa il vino più buono di tutti, ma di certo quella che lavora ogni giorno per fare conoscere storia tradizione e cultura di Langa e a progettarne il futuro, il migliore possibile per Borgogno e il Barolo tutto. Un riassunto bellissimo del progetto attorno a Borgogno lo fa Andrea Farinetti stesso e lo fa come solo un giovane entusiasta riesce a fare. Da “giovane” puramente virtuale come lo scrivente, sentir parlare Andrea è una boccata d’aria fresca in questo mondo del vino perchè ci sono tutti gli elementi del nostro passato ma volti al futuro:

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Dicevamo la visita alla cantina, tra aree di vinificazione, imbottigliamento e affinamento in grandi botti con i 9 campioni in assaggio distribuiti lungo il percorso, scanditi da pause ristoro con i salumi di Abbadia Ardenga che ci vengono presentati così:

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Fantastico il culatello ma forse ancora più sorprendente la dolcissima e delicata pancetta arrotolata, ideali, assieme alla sontuosa e profumata di ogni alpeggio Robiola di casa, per accompagnare e scandire gli assaggi che qui vi riportiamo con indicazione di cosa pensavamo fossero e cosa in realtà erano (la prova era alla cieca e c’erano bei premi in vino in palio al termine):

Campione 1
Frutto pieno carnoso intenso e pepato, bocca delicata e accattivante . Idea: Dolcetto 2009 Risposta: R dolcetto 2010
Campione 2
Cuoio, macis, mora e prugna, bocca poco tannino, morbido ma bel finale lungo. Idea: Barbera 2008 R: Barbera 2009
Campione 3
Rosa, ribes rosso e anice, bocca delicata. Idea: Langhe Nebbiolo 2009 Risposta Barolo Riserva 2003
Campione 4
Sottobosco humus e visciola, anice stellato , canfora , bocca freschissima, tannino appena polveroso ma bel finale giovane e di spinta. Idea: Barolo 1985 Risposta  Barolo 1998
Campione a sorpresa
Amarena, nocciola, ribes, sandalo, Bocca molto ficcante, polposa, tannino vivacissimo,  finale di ciliegia croccante No Name 2008 Risposta NoName 2008

Campione 5
Lavanda, fungo, goudron, caffè , juta, in bocca è vitale e piacevole anche se non lunghissimo. Idea: Barolo 1967 Risposta: Barolo 1996
Campione 6
Elegante e sottile ma energico, mora e ribes nero, Spezia fine e orientale, bergamotto, bocca sontuosa e di soddisfazione. Idea: Barolo  1961 Risposta: Barolo 2006 Liste
Campione 7
Mirtillo e confettura di fragola, bocca vispa finale secco e rapido. Idea: Dolcetto 1985 Risposta: No Name “Barolo” 2005
Campione 8
Etereo, lacca e smalto, orzo e juta, confettura di visciole, bocca riposata e con tensione bassa ma che conserva una bella freschezza umami. Idea: Barolo 1982
Risposta: Barolo 1988
Campione 9
Brughiera, fiore di campo e liquirizia, noci. Idea: Barolo 1971 Risposta: Barolo 1982

Fatto il pieno di figure barbine, è il tempo di sedersi a tavola dove assistiamo ad una lezione (gratis) di comunicazione marketing e motivazionale tra le più stimolanti che si possano ricevere, tutte le declinazioni possibili del coraggio legato ad altre caratteristiche dell’uomo e dell’imprenditore. Un modo per capire come si debba diventare fuoriclasse partendo dall’essere meravigliosi, costruttori, felici, vincenti, giusti e concreti. Chapeau.

A tavola stupisce di nuovo il Barolo Riserva 2003 (che era campione numero 3 nel percorso)  giovanissimo e pimpante, e mi accorgo di farne fuori 4 bicchiere in un attimo abbinandolo agli agnolotti di Guido, presentati magnificamente da Piero Alciati con la consueta grazia e delicatezza piemontesi.

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Proprio la riscoperta della piacevolezza del BArolo e del fatto che, conoscendolo e sapendo scegliere annate e momenti giusti, possono accompagnare senza problemi ogni pasto e non necessariamente solo le ricorrenze più importanti, un mantra che sta al centro del cuore dei Farinetti e della loro strategia recente.

Il pranzo da questo punto di vista è esemplare così come la spiegazione della nascita del No Name, un BArolo declassato, dapprima dalla commissione di assaggio, poi da Farinetti stesso che ha deciso di approfittarne non tanto per criticare il pur criticabile lavoro delle commissioni di assaggio DOCG ma proprio per sfruttare la palla al balzo e lanciare un Barolo da tutti i giorni.

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Del resto hai voglia  sostenere che Dolcetto e Barbera possono fare grandi vini in Piemonte, quando hai di fronte il Nebbiolo, fai la figura di chi un western incontri con la pistola qualcuno armato di fucile…

Finale di pasto da ciliegina sulla torta con “ascesa” alla terrazza panoramica con Cannubi davanti, alcuni tra i più spettacolari vigneti di Langa tutto intorno e il Castello di BArolo con le sue storie di Oudart, Regine e Conti di Cavour vari.

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Qui ci gustiamo uno splendido tiramisù e concludiamo con la visione del BArolo nella sua versione “Chinato” che al sole di questo autunno splendido in Piemonte ha un sapore raramente così equilibrato e carico di buone speranze e ottimismo per il futuro.