Il vino nella birra o la birra nel vino?

Non mi sono fatto ripetere due volte l’invito da parte di Nicola Utzeri di Fermento Birra Show per partecipare a questo interessante laboratorio su quella che è la moda del momento (anche se praticata da millenni in certe nazioni) ovvero mescolare a vario titolo birra e vino e anche l’uva stessa in un gioco delle parti dove l’una a volta contiene l’altro o il contrario. Per questa sessione, degustazione comparativa tra birra e  Freisa, Brunello di Montalcino e Vin Santo Toscano con Andrea Camaschella e il sottoscritto.Primo confronto, che di scontro non si potrebbe proprio parlare vista l’osmosi continua tra i due elementi, è stato la Freisa d’Asti Superiore a confronto con la D’uvabeer del birrificio Lover Beer già premiatissimo per la loro BeerBera. Profumi intensi e soavi di lampone mora e marasca nella birra che ad occhi chiusi potrebbero davvero ricordare il vino usato nella sua preparazione con in più la componente birra che amalgama bene il tutto con il malto e un corpo discreto. Ne risulta una birra beverina ma anche molto persistente, capace di sostenere il ruolo della Freisa nei suoi abbinamenti tradizionali piemontesi e dire anche qualcosa di più spaziando ad ampio raggio rievocando allo stesso tempo il vino piemontese tutto (la Freisa come vitigno è l’antenata del Nebbiolo!) e la classica Freisa mossa dove la rifermentazione smorza l’acidità e dona serbevolezza. Secondo passaggio a Montalcino con la birra fantasma (tiratura limitatissima) ottenuta da Moreno de l’Olmaia usando una birra non rifermentata tenuta per 6 mesi nelle barrique usate del Brunello di Montalcino Talenti in un raffinato gioco di ossidazioni controllate. La birra è davvero un unicuum qui sia stilistico che gustativo ma rievoca la magia del brunello nelle sue note di torrefazione e speziatura e nel finale di frutta di bosco in confettura e il caratteristico floreale secco. Birra affatto effervescente è comunque sapida e gustosa rievocando in questo il vino Brunello con caratteristiche simili anche se ovviamente in chiave molto più vitale e fruttata. Birra da pasto certamente ma anche da relax fuori dai pasti, un modo per esplorare i confini della magia di Montalcino riflettendo sulla sua mineralità e su ciò che lo rende unico. L’estrazione della botte porta infatti alla luce la componente acido sapida non più scheramata dall’imponente fruttato del vino. GRande sfida. Ultimo passaggio più difficile ancora la Malvasia bianca aromatica che è ingrediente nella versione secca della Birra Chaos posta a fianco di una sua sontuosa versione passita con il Vin Santo del Chianti Classico 2001 di Bibbiano, poesia liquida. La birra Chaos di Birrificio del Borgo (75% mosto Duchessa e 25% mosto di vino Malvasia secca di Bibbiano) apre il discorso su note di pesca, zafferano e ginestra con accenni di albicocca, tutti elementi che nel Vin Santo trovano risonanza  e amplificazione e anche in bocca proseguono il discorso olfattivo con coerenza. La Birra invece suggerisce solamente le dolcezze rievocando i profumi restando fresca e interessante come aperitivo e come birra da pasto. Magari uno ideale dove si serve all’inizio (perchè non su dei crostini toscani?)  per poi concludersi con il vin santo come coccola finale. Il cortocircuito è notevole e i rimandi sensoriali esaltano la tipicità della malvasia e la sua duttilità. Sul palco la passione di Moreno de l’Olmaia,  la competenza e l’affabilità di Valter Loverier e la direzione curiosa e professionale di Andrea Camaschella hanno fatto venire a galla molti spunti di riflessione per qualcosa che non è una moda, per fortuna, ma un modo di riflettere e cercare di dare un significato alla parola terroir della birra. Partendo dagli esperimenti e alcuni prodotti dal Belgio, in Italia si sta investendo in prodotti che non vogliono essere per stupire e far parlare ma modalità espressive della nostra cultura e del nostro essere locali e territoriali unendo l’eredità del vino alla modernità della birra. E se non riusciamo noi in questo, chi potrebbe mai farlo?

3 thoughts on “Il vino nella birra o la birra nel vino?

  1. Simone e Zeta says:

    Per molti, ma non per tutti.
    http://www.cantillon.be/br/3_105

  2. Andrea Gori Andrea Gori says:

    si è parlato anche di Cantillon…al momento della discussione sul Brett accettabile nelle birre, un poco meno nel vino!

  3. Simone e Zeta says:

    🙂

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