Tavola Rotonda Simposio Sangiovese: sintesi degli interventi e quasi-annunci sul futuro della critica enologica

Si è concluso oggi alle 18 il terzo Simposio Internazionale sul Sangiovese ARSIA con una tavola rotonda sul tema della Competizione Internazionale e sulla questione se si debba puntare sul vitigno (ovviamente Sangiovese) oppure sui sistemi territoriali. Discussione piuttosto interessante con molti temi sollevati, purtroppo con poco tempo per il confronto che avrebbe potuto dare esiti interessanti, specie dopo l’intervento nella mattinata di MArio Fregoni (qui ripreso da Lizzy) che chiedeva l’istituzione dei cru anche in Italia nelle zone più vocate

Inizio con Claudio Martini a sottolineare la grande spinta che questi convegni possono avere per il vino toscano ma anche tirata d’orecchie per la comunicazione che passa dall’esaltazione di qualsiasi prodotto agricolo come se fosse manna dal cielo ad una condanna di prodotti come se fossero avvelenati. In questo la stampa e i mezzi di comunicazione hanno diverse colpe, vedi caso Brunello.

Ricci Curbastro (FederDoc)
Non ci piace riforma e lo abbiamo detto a Bruxelles, e caso storico, tutto il mediterraneo del vino parlava unito, piccolo miracolo. Però le divisioni ci sono sempre, vedi questione zuccheraggio…Con la Riforma non scompaiono DOC e DOCG, ma insieme a AOC e QMP tedesche e altre vanno su registro europeo che raccoglie do da proteggere. E da rammentare che in questo registro ci sono già alcuni “intrusi” come Napa Valley…che chiedono all’Unione Europea di tutelare loro nome negli stati membri (mentre negli USA, Chianti è semispecifico e quindi copiabile…).

Le DOP saranno riconosciute a Bruxelles d’ora in poi…il che non è un male perchè questo iter di approvazione scoraggerà molti produttori dall’imbarcarsi nella creazione di nuove DOC. Sono già troppe visto che l’80% del vino italiano sono sole 100 DOC.

Ci sarà (novità) un controllo stile doc chimico fisico anche per doc e IGT. Ci saranno problemi per denominazioni con termini comuni come cerasuolo o chiaretto. Ma problema più grosso è probabilmente all estero, occorre approccio più duro. Terroir soprattutto ma anche vitigno come marchio, esempio del Chianti Classico. E non si possono proteggere e promuovere 370 nomi e territori, occorre focalizzarsi su quelli più importanti come numeri e qualità.

MarcoPallanti, Consorzio Chianti Classico

“Classico” sul serio  è solo la Borgogna ovvero unico caso che ha reso impossibile produrre Pinot Nero altrove e lo stesso dovrebbe dirsi della Toscana con il Sangiovese. Abbiamo Gallo Nero che ora è marchio di territorio e non di vino o vitigno ed è fatto straordinario. Ora abbiamo aziende al top mondiale ovunque basta idea di chianti di bassa qualità nella testa di consumatori .

Pierpaolo Lorieri, produttore Vermentino e presidente Strada del vino Candia
Doc da cancellare come quella del Candia Colli Apuani..più che protezione abbiamo bisogno di fare qualcosa! Però il posto è talmente bello che vale pena fare vino lì. In italia c’é un comparto importante se noi leghiamo vitigno e territorio siamo a posto. Strutture come le Strade del vino sono interessanti e ben gestite anche perchè piene di donne e poi tanti giovani cui dovremmo dare più spesso la parola!

Piero Sardo Slow Food Presidente biodiversità
Esistono 4500 specialità alimentari tipiche italiane escluso vino! Come si difendono? Praticamente impossibile e troppo oneroso. Per il vino, dopo 20 anni di Guida SlowFood Gambero basta assaggi alla cieca che serve solo per la qualità percepita ma non serve per tutelare biodiversità. Buono e pulito dovrebbe essere components principale del giudizio e quindi non si possono paragonare vini “industriali” e vini “biologici” o comunque con un legame molto più diretto con il terroir da dove provengono.

Viticoltura del resto è una aberrazione agricola che porta omolagazione enorme ovunque.

Vittorio Fiore, enologo e produttore
Concetto qualità da noi molto recente, noi pensiamo a quantità e tuttora ci pensiamo troppo per fare davvero qualità di sistema! Promozione è stata grande ma tutto grazie a aziende e brand che prevalgono su loro doc e terroir. Grande evento è stato sforzo economico e di volontà per rinnovamento e reimpianto. Per vini  come quelli di Montalcino è inutile puntare sul Sangiovese e basta, è il terroir ilcinese che ha avuto successo, la ricetta giusta è quella del Chianti Classico con uvaggi NON 100%.

Kurt Hamrin (Tenuta Sant’Appiano ed ex calciatore viola)
PEr me il Chianti rappresenta il massimo per la tavola anche se altri hanno qualità più alta. Tra i ricordi da giocatore, altri tempi anche per il vino…Prima dei match si beveva vino solo con Rocco, con Valcareggi a Firenze era impossibile!

Grechi, Consorzio Morellino Scansano
Oltre 1 milione bott ma pochissimo all estero, 20mila neanche. Poca organizzazione e poco aiuto dalle associazioni in questo, pochissime azioni comuni,. LE strutture deputate a promuovere pensano più a fare fiere e vacanze in cina e quasi nullaltro, tantissimi enti inutili. E nel caso del Morellino di Scansano, molto meglio promuovere il terroir che vitigno.

Lorenzo Giuliani, onsigliere Nazionale AIS
Sommelier deve capire con chi sta parlando cambiando registro e lessico lasciando arrivare al cliente il terroir ancora prima di vitigno. Comunicatore efficace ma di qualità, contatto con scuola media facendo conoscere vitigno e vino in scuola media. Tanti segmenti nella platea dai vini più facili a queliboiu austeri. Sommelier deve consigliare non solo profumi ed eleganza ma anche una esperienza e consumatori sono portati a chiedere. Occorre aumentare efficacia comunicazione per aumentare consumo di vino di qualità. E quindi allargare base consumatori. Pubblico vuole chiarezza, non vuole termini diretti e specifici!

Conclusioni:

Dalla tavola rotonda emerge da un lato l’esigenza di legare il Sangiovese alla Toscana come è stato per il Pinot Nero alla Borgogna ma dall’altro il fatto che occorre promuovere il Terroir come sintesi di più fattori per non solo difendere ma anche spingere con forza il nostro prodotto sui mercati internazionali sempre più competivi.  E quindi teoricamente anche più senso proteggere Montalcino che il Sangiovese a Montalcino.

O solo io ho capito così?

(per lo meno all’affermazione di Fiore nessuno ha battuto ciglio…)