Vitigni Autoctoni e Reliquie della Sicilia, la ricetta per il futuro del Vino Siciliano secondo Attilio Scienza a Sicilia en Primeur 2012

Al culmine di Sicilia En Primeur un intervento interessante e completo sulla storia peculiare della viticoltura siciliana che ha smosso un bel dibattito sul suo futuro e sul grandissimo passato tutto o quasi  da ri-scoprire e rivitalizzare. 

Attilio scienza:
Reliquie vitigni sono storia di regione e della sua viticoltura e della sua gente che li ha mantenuti e li ha gestiti in certo modo , cultura. Quindi identificazione varietà e poi zonazione su Etna di questi vitigni. Zonazione testimonia grande variabilità ma è punto di partenza per gestione futura, piattaforma per parlare di questi vini e costruire il loto futuro. Ma il futuro si costruisce sul passato…
Partiamo da cranio ritrovato in una grotta che testimonia che elefanti africani erano anche in Sicilia sono rimasti isolati, sono diventati sempre più piccolo e poi estinti. E forse questi elefanti con i loro teschi che sembrano avere un solo occhio è all’origine del mito di Polifemo. E Polifemo guarda caso si ubriaca per colpa di Ulisse grazie a vino alcolici e forte che viene dall’Oslavia.
Altro elemento del passato sono i Monticelli i mucchietti che troviamo a Pantelleria e sull’Etna. Altro passato i grandissimi palmenti che dimostrano potenza della viticoltura qui da sempre .


Come li usiamo oggi? Sfruttiamo la sinestesia così come usiamo quando scriviamo di vino. Usiamo storia e ambiente per far operare neuroni specchio responsabili di vita di relazione. Il vino è animatore ed eccitatore di questi neuroni, vino mette insieme immagini e idee e mette in relazione tante sensazioni , ogni vino bevuto deve far pensare a tutto questo. Genius loci c’è ovunque, Genius saeculi invece quasi solo noi in Italia. Si parla di neuro marketing come Gesù che insegnava concetti forti e importanti ma con linguaggio semplice. Gioco e cose semplici devono narrare vino e far pensare senza sforzo.
Anglosassoni usano molto gusto e retrogusto insieme, solo noi tendiamo a dividerle. È retrocognizione importante, nostro cervello accumula sensazioni specie nell infanzia. Vini etnei sono perfetti per mettere in moto questo meccanismo.


Se vogliamo studiare vini della Sicilia si parte da Sanguovese che è arrivato in Toscana solo nel 700, da quando le terre venivano date in pegno ai banchieri di firenze e Lucca per finanziare guerre. I contadini venivano giù coltivavano e portavano poi indietro sangiovese in toscana.
Campania è poco imparentata con il resto d’Italia ma Sicilia Calabria e Toscana molto.
Se si guarda solo Sicilia ne vengono fuori decine molti dei quali aromatici .
Racinedda, preventivo, orisi, cutrera, carnuffino…
Dall Etna ne vengono molti perché si è salvata da fillossera e soprattutto da reimpianti che hanno stravolto la viticoltura e fatto nascere industria.
Ma la cosa interessante è che Nero d’Avola è in realtà famiglia con varianti genetiche e fenotipi che che andrebbero sfruttate per fare vini più adatti a certe zone.


Quindi enologia varietàle non più stessa tecnica per ogni vitigno.
Le ricerche sul germi plasma devono servire per promozione del vino siciliano non solo per studio e altre ricerche.

Zonazione Etna
Etna significa oggi 600 ettari, 2milioni di bottiglie, resa bassissima. Da 250 a 1000 mt su tre lati del vulcano, ci sono quasi solo due vitigni ma le sotto zone climatiche sono tante, più continentale alpina che mediterranea, suolo di lava antiche ma anche più recenti, suolo vulcanico è grande insieme di terreni diversissimi.
Studio su 20 nerello e 12 carricante, vari profili, curve di maturazione molto variabili, vini ovviamente completamente diversi al naso e in bocca. Usiamo vigne o contrade ma cominciamo a differenziare!


Piattaforma informatica viene rifornita da dati dal terrorio e dai vigneti, che vengono elaborati per modelli poi riutilizzabili.
Quindi creare modello per Sicilia: basta dire a cosa assomiglia, chi insegue non arriva primo. Recuperare identità confrontando ci, dare contributi in termini di tipicità, abbandonare standard internazionali, spostare da vitigno a territorio e storia di quel territorio.
Usciamo da curva standard e da internazionalizzazione.
Sicilia ora ha sua DOC che proteggerà lucro sullo sfuso dove sta convergendo ad esempio Australia con i private label della GDO. Private label stanno aumentando di continuo, evitare di infilarsi dentro, non ci facciamo fagocitare. Dobbiamo costruire qualcosa di originale, inventiamoci il futuro, portainnesti per la Sicilia, miglioramento genetico, formazione specifica dei giovani e sfruttando le cantine sociali, vaporizzatore di uva non solo collettore.

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