Alberese e vino, padre e figlio: è il terroir baby, a Lamole

Uno dei Chianti più alti, uno dei figli più puri dell’alberese, del galestro e delle esposizioni migliori del Chianti fiorentino, e un vino decisamente sottovalutato. Eppure il mitico “vin di lamole” era proverbialmente un vino considerato superiore da sempre (e magari potete verificarlo di persona nella Rassegna in programma questo weekend, assaggiando le tante aziende che provengono da questa zona come Castellinuzza e Piuca, I Fabbri, Vignamaggio). Per approfondire Alberto Ugolini (brand ambassador e curatore dei video su YouTube del gruppo Santa Margherita) ha invitato un manipolo di giornalisti e blogger in mezzo ai vigneti…

Una visita diversa dal solito e in tutti i modi buoni possibili ovvero niente cantina, niente pistoni, linee di imbottigliamento e quant’altro, solo terroir. E quindi via con la jeep per capire da dove nascono i vini di Lamole e in particolare il vigneto Campolungo (ne ha una foto Riccardo di Acquabona, io sono arrivato tardi oppure chiedete a Jacopo o Slawka, alcuni tra blogger e giornalisti presenti, benissimo assortiti). Trovate alcune foto qui nella galleria e mi spiace di aver partecipato solo ad uno delle degustazioni in vigna con tanto di sommelier con vino ad aspettarti nei luoghi più scenografici e caratteristici, il che vuol dire terrazzamenti a strapiombo a cercare di domare gli scisti arenari e di alberese che caratterizzano queste valli.

La Tenuta è molto grande e comprende terreni solo in apparenza simile, e quindi scelte di cloni in base al clima (molte esposizioni diverse e altitudini tra le più elevate del Chianti Classico) e al suolo: tra quelli del progetto Chianti Classico 2000 ad esempio questi sono CCL 5 con del CCL 4 più in basso dove c’è più calore, vigneti di età molto diverse e una gamma di vini grande ma con un preciso “perchè” per ogni vino (cosa rara…).

Da Burde abbiamo da sempre il Chianti “base” di Lamole ed è uno dei più affidabili per aroma e struttura, con una florealità e una mineralità sottile rara, il 2007 non fa certo eccezione, tanto da prevalere sul legno della barrique (e sul cabernet e merlot aggiunti in piccole percentuali)  in maniera spiccata nella versione “Blu label” affinata, appunto, in barrique.

E anche la Riserva 2006 richiama questo terroir particolare seppure con un corpo maggiore, alcol più presente e un tannino più fitto.

Ma quasi tutti sono qui per gustare una rara verticale di Campolungo, appunto il vigneto storico con un sottosuolo molto sfaccettato e una esposizione perfetta a sud in un piccolo anfiteatro. Non ce la faccio a seguirla con tutto il gruppo e ringrazio Alberto per la pazienza dimostrata nel versarmi i campioni in anticipo…

Riserva Campolungo 85
Ebanisteria, fiori essiccati, anice, liquirizia, frutta sotto spirito, arancia candita, goudron , pomodoro essiccato, humus, bocca un pò più evoluta  ma ancora presente , tannino appena avvertibile, finale elegante di frutta sotto spirito. 88

Riserva 1990
Frutto ancora pieno prugna susina cuoio , accenni tabacco, pepe, bocca piena ancora, tannino un pò verde, ancora persistente.  86

Riserva 1997
Naso stupendo ricco fragola macis terra liquirizia speziatura mediterranea ferro . Bocca piena acida minerale sapida ancora pimpante tannino perfetto 95 (disgraziatamente era la utlimissime bottiglie conservate in azienda, ARGH!!!)

Riserva 2000
Confettura lampone, cuoio, ciliegia, cioccolato caffè note dolci vaniglia floreale viola giaggiolo, bocca dura ma suadente, tannini vivaci che fanno presagire ancora un po’ di anni in vista, più deciso del 1997 , fascino diverso ma sempre notevole. 91

Riserva 2003
Naso esplosivo da annata calda (anche se qui ovviamente gli stress si sentono meno) lampone mirtillo fresco note agrumate , spezie alloro, erika, floreale, finale caldo ma vivo, tannino dal grip notevole ma senza aggredire 86

Riserva 2004
Prugna ricca caramello ciliegia dolcissimo un pò stucchevole, fragola, bocca acida, tannino gentile, un pò lezioso e meno terroir. Ma fiori ed eleganza da vendere. 85

Riserva 2006
Ancora in fieri, a metà tra il 2004 e il 2000 , bocca elegante leggera e molto equilibrata, naso sfaccetato giaggiolo carnoso, pelle nobile, liquirizia, macis, pepe verde, polposo. Da aspettare con fiducia. 87

Un vino di una qualità decisamente sorprendenti con una vena minerale e floreale che lo accompagna in ogni sua uscita e che viene fuori in maniera addirittura emozionante nei grandi millesimi come 1985, 1997 e, forse, 2006 con una tenuta notevole in annate molto calde come 2000 e 2003. In altre annate il frutto e la confezione (botte e altro) fanno uscire meno bene il terroir ed è un peccato. Ma si tratta comunque di una delle Riserve di Chianti maggiormente tipiche ed espressive e soprattutto che legge e mantiene fedeltà al terroir che lo produce.

Nota finale: dopo le ultime e non ancora sopite polemiche, quale sarebbe l’abbigliamento adatto ad una verticale come questa?!?

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