Prove tecniche di grandi ristoranti italiani, tra Amsterdam e Haarlem. E quasi quasi il vino olandese…

Lascio il mio ufficietto al quinto piano dell’Hilton e sono di ritorno da 2 bellissimi giorni e mezzo in una delle capitali più italiane d’Europa, Amsterdam e dintorni: urge lasciarvi qualche rapida impressione (oltre alle foto). Cominciamo dalla notiza bomba, ovvero che in Olanda si produce vino  (Apostelhoeve) ed è pure BUONO!

Ovvero nonostante le viti crescano a poche decine di metri dal mare, il vitigno non sia uno di quelli da vini trascendenti (Auxerrois) il vino è davvero godibilissimo e piacevole, agrumato, floreale e in bocca non la solita spremuta di limoni di tanti ibridi tedeschi. E molto meglio ad esempio di… …tanti vini italiani e francesi da analogo prezzo che arrivano da queste parti. E meno male che Antonino, maitre del mitico Hilton di Amsterdam e futuro gestore del nuovo Roberto’s (ri-apertura imminente, sbirciato dietro le quinte, bellissimo a dir poco con una camino nordeuropeo da brividi) ha deciso di metterlo in carta!

Fossi anche un turista qualsiasi, sarebbe proprio questo Auxerrois che vorrei bere sul mio carpaccio di branzino. Carpaccio che apre una cena maiuscola che accorda piuttosto bene i gusti italiani e le esigenze della clientela olandese (vedi  burro, panne, creme, accostamenti arditi dolce/salati). Ma ad esempio il risotto con la quaglia e lo spaghetto nero erano davvero notevoli, così come pure il filetto servito per “main course”. Altri vini, però italiani della serata un pò global (ovvero Cabernet Sauvignon Lafoa Alto Adige, Cavaliere 2001 di Michele Satta Bolgheri e soprattutto il Muraia Terre di Chieti, un azzeccato mix di Montepulciano d’Abruzzo, Merlot e Cabernet che sa essere ricco senza essere pesante, e soprattutto resta sempre italiano).

Serata lunga e proficua, chiacchere e progetti e una sorpresa a tavola per cui ringrazio ancora Antonino, e ovviamente la diretta interessata 😉 !

Mi permetto pure di prendere in giro Antonino per il tortino al cioccolato, rammentando nostrane discussioni bloggarole, speriamo non me la faccia pagare. Poi salgo in camera, e mi tranquillizzo!

Notte di riposo e via in aula al mattino con una classe concentrata e interessata, fatta come sempre da persone curiose e appassionate ma anche tutti professionisti del vino che cercano nel corso AIS (in collaborazione con Italian Chamber of Commerce Olanda) uno strumento per il loro lavoro. Tra di loro, ringrazione Emanuele per il servizio del vino in aula (lo trovate al Segugio, uno dei migliori ristoranti di Amsterdam) e Victor che amministra una ditta di import export di prodotti italici, Passione Italiana. E Iris, Reina, Christiane, Beppe (come sempre da queste parti, parecchio biondo!), si insomma tutti, sempre troppo gentili e attenti alle mie spiegazioni sul sistema limbico e la corteccia prefrontale nell’analisi dei profumi…

Pomeriggio in ufficio e poi puntata ad Haarlem (sì, la città salvata dal bimbo che mette il dito nel buco della diga), tranquilla e pittoresca cittadina a 15 minuti da Amsterdam (ciè grosso modo vai da Amsterdam verso il mare, passi l’Ikea e sei arrivato) con un bel centro storico con una cattedrale neogotica molto batmaniana e vari negozietti. Che però chiudono alle 18 e mi lasciano a fotografare le vetrine (comprese alcune da gourmet niente male).

E anche le statue e certe prospettive strane, fa freddo e tira vento e c’è questa specie di San Giorgio contro il drago (ma mi sa che è qualcos’altro) che mi inquieta parecchio. Lo esorcizzo con una foto, che non viene neanche malissimo.

Nella piazza incantata un solitario Kebab, non voglio riattizzare polemiche lucchesi, ma proprio bellissimo non è.

Non chiude però uno dei migliori chioschetti olandesi  (ha pure tre stelle, non si sa bene quali) per assaggiare un HoltKamp, più o meno un bastoncino di carne e patate fritte con le salse più assurde. Rancio quotidiano caldo e coccoloso, ma davvero da nordici. Immaginatevi un sofficino Findus strapieno di salsiccia e un pò farinoso, dal sapore pungente e speziato. Diciamo pure “buono” ma non consigliabile a tutti…

Serata ad Haarlem però tutta dedicata al Napoli, il Ristorante Italiano più rinomato di questa città, dove lavorano  3 ragazzi che hanno frequentato il primo dei corsi Sommelier AIS qui ad Amsterdam, appena diplomatisi sommelier e che già sfoggiano il tastevin sulle cravatte.

In vetrina il Chianti Classico e si comincia bene… Ambiente carino, luci da panic room ma calde, di Napoli ha il quadro su Maradona e qualche foto della Loren mentre il cibo è un bel misto vario italiano.

Dopo affettati molto buoni (prosciutto e bresaola) ecco Spaghetti verdi rigirati nella forma di Parmigiano (notevolissimi per consistenza e sapore, date le latitudini)  e un filetto al gorgonzola che fa un pò tenerezza perchè credo che da noi fosse di moda una decina di anni fa…

Carne buona, saporosa e tenera, piatto un pò affollato con patate, verdure, olive e altro, tutto niente male ma si potrebbe mettercene la metà! Finale grandioso con fave dall’Abruzzo (grazie Barbara) e un Pecorino di Fosse Venturi (importato da Victor, bravo!) .

Vini in abbinamento, un Ortrugo dai Colli Piacentini che nessuno (me incluso, ovvio) riconosce alla cieca ma non male, poi un ottimo Pinot Nero dell’Oltrepò. Su tale Pinot Nero però sorgono interrogativi e a leggere le etichetta facciamo un pò di ripasso della lezione di Enografia: Provincia di Pavia IGT però imbottigliato a Canelli e importato in Olanda da Admiral Import Cedar Groove NEW JERSEY (In tavola a 27 euro).

Un pò sotto il buon livello il Chianti della casa ma il Sangiovese si sentiva eccome. Finale bello con Grecantico 2006 IGT Salento un Negroamaro-Primitivo per me sconosciuto ma che ci ha regalato un finale di serata formaggio e vino davvero indimenticabile, mentre ti capita di rispondere in tedesco ad uno che ti aveva chiesto qualcosa in italiano in mezzo ad una conversazione in inglese. Parrà una frase fatta, ma attorno ad una bottiglia, le nazionalità e le lingue spariscono velocemente. Vengono così alla luce alcune verità importanti sugli uomini italiani e le donne del nord europa che però mi tengo per me, 😉

Notte di lavoro fino alle 2:00 e poi seconda parte della lezione al mattino, non leggera (scusatemi di nuovo!) e di corsa cambio in shuttle per essere alle 14:20 a Schipnol per l’appuntamento con AirFrance. Passaporto scaduto da un giorno, ragazza simpatica e comprensiva al check-in e via verso Parigi…

Non è uno scherzo la coincidenza e lo stop di 2 ore allo Charles de Gaulle (il terminal 2G è davvero bruttino, non pare proprio lo stesso Terminal dove Ronaldo e i brasileros  giocavano a calcio nel 1998) ma Parigi è comunque benigna con un Crystal 2000 al DutyFree a 169 euro e soprattutto questa specie di meraviglia  di sole che saluta…appunto color del Crystal nel suo incarto arancione.