Sapessi come è strano fare la Ribollita a Torino | Paolo Gori da Eataly

Praticamente era una prima volta o tante prime volte insieme con Paolo a cucinare in trasferta, l’ingresso a Eataly Torino, un pubblico cui non siamo abituati e un palcoscenico particolare. Meno male che curiosità interesse  e partecipazione degli ospiti della serata erano davvero di livello ed è sempre un piacere servire da mangiare a chi viene armato di curiosità e gusto della scoperta gastronomica e non solo.Paolo non si è certo risparmiato e il contesto di Eataly ti permette di lavorare al meglio con una scelta di materie prime di eccellenza cui abbiamo dovuto solo aggiungere il cavolo nero (appena fuori stagione ma la Ribollita non poteva mancare!) e ovviamente il pane toscano cotto a legna, ingrediente base della nostra zuppa più famosa. Aperitivo in piedi con fichi e salame e poi a tavola con i 52 presenti disposti nella sala dei 100 al primo piano accanto al curioso museo Carpano del Vermut, miniera di profumi e ricordi storici.

Ecco Paolo che introduce la cucina di nonna Irene e le basi del cucinare toscano a partire dal pepe a grani intero nel salame che ha il suo perchè storico pieno di significati:

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Arrivano i primi, minestra di farro e ribollita i due immancabili nell’immaginario e anche nel menu di tantissimi ristoranti non solo da Burde, due zuppe che esemplificano la particolarità della nostra cucina regionale che non ha pasta o minestre vere e proprie ma delle povere e umili “zuppe”:

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Per secondo il cinghiale e dolce e forte, il piatto più particolare e complesso di Burde e della cucina toscana, orgoglio nobiltà e densità di sapore incredibile con una preparazione in cui la cioccolata lega il tutto e crea una consistenza particolare del sugo che in pratica sparisce concentrandosi sulla carne che accarezza il dolce senza mai concedersi e apre la strada ad abbinamenti stimolanti con il vino, in questo caso davvero ottimo l’accostamento con il Brunello di Montalcino 2006 Poggio alle Mura di Castello Banfi.

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Dolce finale con la schiacciata con l’uva, graditissima e dal successo strepitoso per un piatto in teoria semplice ma che fonde in maniera mirabile profumi e sensazioni di stagione con una saporisità semplice gustosa e accattivante (specialmente grazie al moscato rosso che Paolo ha utilizzato) . Piatto che parla al nostro fanciullo interiore e lo invita a giocare e sporcarsi di dolcezza.
Faticoso forse sì e una buona componente di stress ma tanta soddisfazione veder persone felice anche in questo stupendo angolo d’Italia.