A scuola di SuperTuscan | Antinori e le convinzioni del territorio tra Sangiovese e seduzioni alloctone

Molti giornalisti del settore li vedono come fumo negli occhi e ritengono quasi offensivo doverne parlare ma alla prova delle aste tocca rimettere in discussione molte convinzioni sulle potenzialità del nostro vigneto all’estero. Non ci fossero stati Tignanello, Solaia, Cervaro della Sala e Bolgheri in genere, per molti il vino italiano sarebbe ancora il Chianti nel fiasco e via andare. Ci sarà pure una bella percentuale di autocelebrazione nella presentazione di alcune vecchie annate di casa Antinori prima dell’asta da Pandolfini a Firenze lo scorso 13 Marzo ma in effetti anche guardano altrove, i supertuscan dettano legge per cifre e notorietà in un settore dove in pratica solo Barolo e Brunello di Montalcino rappresentano occasioni di acquisto interessanti e pezzi ambiti dai collezionisti.L’apertura di alcune vecchie annata in asta accanto alle ultime uscite ci pemette di soffermarsi su alcune caratteristiche di questi vini e soprattutto di verificare sul campo se reggono al test del tempo. E soprattutto è interessante ascoltare Piero Antinori ripercorrere alcuni momenti di storia del vino toscano:

 

Qui invece interessante il racconto della nascita del Cervaro in Umbria fatta da Renzo Cotarella:

Cervaro della Sala  2001
Tiglio e rosmarino, croccante e intenso, pesca e fiore della vite, ginestra e thè bianco , bocca sontuosa appena screziata di legno, alcol un poco fuori dai ranghi ma la freschezza è impressionante, finale balsamico e di erbe aromatiche 92

Eccoci al Tignanello, preceduto dalla sua storia narrata dal Marchese:

Tignanello 2001
85% sangiovese poco bisogno di cabernet, prototipo di eleganza e rigore e fusione perfetta di Francia e Toscana a creare qualcosa di unico, tabacco visciole pepe sandalo e cardamomo, fresco e intenso, lieve nota peperone distintiva, bocca seducente fine e prontissima, tannino fine setoso in punta di piedi. 96

Tignanello 2008
Ancora in fasce , note appena lattiche, affumicato, intenso senza esagerazioni, menta e rosmarino, bocca molto più dinamica e fruttata, tannino da grande sangiovese che esce benissimo , tannino sontuoso, succulento e ruffiano ma soprattutto buono da morire 92

Breve storia di Bolgheri prima del Guado al Tasso:

Guado al Tasso 1998
Granato affascinante, evoluzione tra peperone, olive in salamoia, cuoio e frutta rossa sotto spirito, bocca fine, delicata , finale di mirto alloro e liquirizia con refoli di lavanda, finale cangiante che tira fuori un eleganza tutta bolgherese. 86

E infine le Roy (almeno nelle intenzioni e nel prezzo) ovvero il Solaia, nato da una costola del Tignanello stesso:

Solaia 2001
Annata top del vecchio corso del Solaia, ampio respiro , tabacco e cuoio, legno di cedro, tamarindo e giuggiole, bocca sapida ricca ma soprattutto fine persistente tra cacao caffè e mirtillo e sottobosco sancascianese tra resina, felci e humus. 88

Solaia 2008
Un poco velato da legno tostature ma la polpa fruttata è impressionante e scurissima, bocca sontuosa ricca ma misurata come una sfera succulenta che esplode in bocca in mille rivoli di cassis, lampone, fragola, peperone, camemoro, alloro, finale lunghissimo che stupisce e rincuora sentire il Chianti dentro ma potenziato e reso di lettura universale. 95

A volte ci si accorge di alcune ingessature e alcune rigidità stilistiche che strozzano un poco i vini ma ci si convince ancora una volta che l’annata sia molto più importante di quanto si tenda a pensare (la 2001 in Toscana è enorme a prescindere ad esempio) e che alcuni territori vanno assecondati e sfruttati seguendo la vera vocazione e non le idee che si hanno in mente. In questo senso siamo molto più convinti del Tignanello ad esempio che del Solaia e del Guado al Tasso ultime annate (senza Syrah) rispetto alle prime e anche che operazioni come il Cervaro della Sala rappresentino momenti importanti per la nostra enologia che sui bianchi da invecchiamento a livello di aste è ancora ferma all’anno zero.