Bevute

Assaggi di vino distillati con punteggio, spesso con video degustazione

Bienvenida Rioja! Happy Halloween tra Spagna e Francia

Ieri sera bella sfida tra gli anni ’80 della Rioja e i ruggenti ’90 del Bordeaux con un Prieurè Lichine 1990 veramente ottimo e da collezione e un Chateau Louviere 1999 in Magnum davvero delizioso. In apertura e chiusura Loira con un Poully Fumè mineralissimo e “focaio” e un Vouvray Moelleux ricco denso e saporoso (umami?) come quello di Clos Naudin di Philippe Foreau, uno degli alfieri della biodinamica francese. Trovate qui tutte le foto “ufficiali” (su Facebook di alcuni clienti intervenuti ieri le altre…).

Grande curiosità sui due Vina Tondonia che Maria Josè mi aveva presentato a pranzo da Burde qualche settimana fa e direi che le attese non sono state affatto deluse con un Tondonia Blanco 1989 paragonabile ad un bel Riesling Renano e un Tinto da Tempranillo Graciano Grenache e Mazuelo che aveva un nonsochè di sangiovese del Chianti che ha stregato tutti.

Eccovi una piccola introduzione alla Rioja e ai suoi vini, già sul Tube i video degli altri vini, che vi presenteremo nei prossimi giorni in diversi post:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=_ifX1iRk8qs[/youtube]

Pubblicato il CD di Degustibooks: tutte le canzoni in degustazione da scaricare su iTunes

Prima o poi vi rivelerò quanto mi paga Steve Jobs per fare di queste cose, ma mi premeva segnalari che dopo il grande successo della degustazione Vino e Musica di domenica 26 durante Degustibooks. abbiamo deciso di pubblicare un CD. Detto in termini pre-digitali ciò avrebbe significato un grande dispendio di energie, soldi e carbon foot print mentre grazie ai servizi 2.0 possiamo dire di non aver abbattutto sul serio nessun albero e aver messo alcuna scoria nel nostro pianeta. Quindi è con grande piacere che, mi sa per la prima volta, ad una degustazione fa seguito un CD che potete acquistare (4,95 euro) scaricare e ascoltare dove vi pare, ovviamente meglio con i vini che sono indicati nel booklet del CD.

Anzi, non fate gli antichi, non masterizzate alcunchè e mettete tutto nel vostro iPod o iPhone e ritagliatevi un sano momento di relax 2.0 con una dei prodotti più antichi sulla terra, ovvero il vino buono.

Per scaricare la compilation (è in vendita ma vi assicuro che noi non ci guadagniamo niente!), cliccate qui oppure andate sull’iTunes store, cliccate su iMix e quindi cercate “Degustibooks“.

Buon ascolto/bevuta!

Venerdì 31 Ottobre: Francia contro Spagna anni 80 e 90, Lopez de Heredia contro Ch La Louviere e Prieure Lichine

Proseguono le serate di degustazione da Burde (qui il calendario con tutti gli appuntamenti) e questo venerdì, per Halloween!, torna l’atteso appuntamento con la Francia e le sue perle enologiche. Questa volta abbiamo allargato la nostra ricerca per portarvi due perle enologiche mondiali dalla Spagna e in particolare dalla Rioja, una delle zone viticole mondiali più illustri.

Sarà Lopez de Heredia, storica bodega in quel di Haro a stupirci, ve l’assicuro, con un grandissimo Vino Tinto (rosso) a base Tempranillo (e un pò di Garnacha e Mazuelo) del 1987 e soprattutto un monumetale bianco dal vitigno Viura (e malvasia) come il Vina Tondonia 1989. Di fronte la Francia propone in Magnum uno dei migliori Pessac Leognan, ovvero Chateau La Louvière 1999 e soprattutto da Margaux uno 1990 Chateau Prieure Lichine, bottiglia da asta internazionale per rarità e qualità gustativa.

Apre un Sauvignon dalla Loira di classe come il Villa Paulus 2004 da Masson Blondelet e chiude un dolce francese Chenin Blanc che pochissimi conoscono, sempre dalla Loira ovvero un Vouvray Moelleux Clos Naudin 1995.

Ecco l’elenco dei vini e i link alle schede.

Inizio degustazione ore 21:00, costo 45 euro.

Fabrizio Dionisio Podere il Castagno Cortona Syrah DOC 2006

Ecco l'”intruso della serata che nessuno, compreso il sottoscritto, aveva mai assaggiato prima ma devo dire che se l’è cavata egregiamente stretto com’era tra colossi del settore. Il colore vivissimo e la scorrevolezza nel bicchiere del resto già facevano presagire un gran prodotto ricco di estratto e alcol  ma anche fresco e dinamico. Al naso ha colpito tutti per un lampone squillante appena affogato nella sensazione alcolica leggermente alta. Ma con un pò di pazienza il naso si arricchisce di un bel pepe bianco e china, tabacco, cardamomo, amarena, resina. (prima di lamentarvi riguardo l’alcol vi prego leggete questo racconto!) Sicuramente un legno un pò in evidenza ma sotto il frutto pulsa deciso e accattivante. In bocca l’acidità bel contrasta l’alta alcolicità (15%!) e il vino scorre molto bene, riempiendo la bocca senza occuparla, rimanendo sempre piuttosto leggero. Finale lungo fruttato con note di agrumi e floreale diffuso per un prodotto marcato un pò dall’alcol ma che è piiacevolissimo da bere. In mezzo agli altri addirittura si rivela quasi il più bevibile proprio grazie alla freschezza decisamente sopra la media per la tipologia.

Ecco qui la degustazione “bendata”

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=FnN_84sIbHI[/youtube]

Let’s get rocked! Musica e vino, canzoni ed etichette a Degustibooks

Vi confesso che ero davvero nervoso almeno da una settimana che questa degustazione aveva diverse incognite e, per quanto all’interno del Festival della Creatività, ma un minimo di teoria (qui trovate quella sulla risonanza e pressione degli strumenti musicali, e qui il circolo di Oswald dei colori del vino) dietro gli abbinamenti andava proposta e spiegata al pubblico che magari non sapeva esattamente cosa aspettarsi.

Poi per complicare la faccenda ci siamo pure messi a cercare un brava cantante Jazz da far esibire per 2 dei 5 pezzi. Insomma di motivi perchè le cose potessero andare male ce ne erano eccome! E invece grazie all’attenzione davvero impressioante del pubblico, alle spiegazioni chiare e lucide di Mirco Mariotti e alla voce bellissima di Filomena Menna, pare che tutto sia filato liscio. Per non parlare del mio personalissimo sogno ad occhi aperti quando ho sentito Nothing Else Matters sparata a volume altissimo nel padiglione…

Come richiesto e come annunciato in sala, riportiamo qui vini e canzoni abbinate proposte oggi. (Cliccate sul nome della canzone per ascoltarla su LastFM gratis e sul nome del vino per il sito del produttore).

Per i più pigri abbiamo anche pubblicato un iMix su iTunes (scaricabile sul vostro computer).

1- Nothing Else MattersMetallica con Contadi Castaldi Satèn Brut 2004

Qui la dolcezza della canzone si sposa con la soavità dei profumi dolci e caldi tipici del Saten ma al contempo la freschezza e la bollicina risuonano con le chitarre e le percussioni molto secche del brano. Melodia e potenza in musica, eleganza e bollicine nel vino (e se volete sapere come nasce un vino così, leggete qua). Si okkei poi ci sono i Metallica quindi va tutto bene…

2- Love is Noise The Verve con Vermentino Campo Vernino 2007 Agricoltori del Geografico

La “verve” della canzone e del vino sono in abbinamento “giallo” ovvero su toni caldi, squillanti, freschi e acidi. Non troppo impegnativo ma vino dal grande corredo aromatico mediterraneo con note floreali, speziate e di macchia mediterranea che risuonano con la complessità dei cori che si inseguono nella canzone. Il finale del vino, minerale e sapido, contrasta le sensazioni dolci al naso risuonando con il controcoro e la melodia sottesa nelle fasi finali del brano.

3- The days of wine and RosesElla Fitzgerald (cantata da Filomena Menna) con Rosae Menmosis 2006 di Villa Petriolo.

Un Chianti che non t’aspetti, una grazia e un aroma diffuso di fiori e frutta lieve e suadente come le note della canzone che ti entra sotto pelle piano piano e col tempo si arricchisce di speziature e profumi più complessi così come gli arrangiamenti della canzone e il solo di sax. Vedi anche nel post dedicato nel blog della produttrice Silvia Maestrelli (in sala c’era la sorella Simona, bionda e spumeggiante come Silvia, davvero una grande famiglia).

Ecco qua il video, giù su Youtube e NON per merito mio!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=lnPkdVNOlts[/youtube]

4- Hard Sun di Eddie Vedder con I Balzini Black Label IGT 2000

La felicità non è vera se non è condivisa” dice il libro portato sullo schermo e musicato dal frontman del Pearl Jam Eddie Vedder. La sua voce mai banale e le tonalità calde e arpeggiate del vino si armonizzano al caldo abbraccio del Black Label con il suo cassis, la mora, la frutta di bosco, la spezia ben dosata, il tannino levigato. Il 20% di Sangiovese mantiene alta l’acidità del vino così come la chitarra e le percussioni tengono il brano lontano dai clicheè di una classica ballad americana. E poi anche qui, chi ha vibrato in gioventù su Rearviewmirror non può restare indifferente…

5 – Warwick Avenue di Duffy con Vin Santo del Chianti Rufina Selvapiana 2001

Il brano parte suadente ma semplice così come il vino colpisce sommessamente con una dolce albicocca per poi allargarsi in un ventaglio di espressioni dolci e tostate con una volatile sul punto di pungere ma sempre al suo posto.

La canzone si velocizza e gli arrangiamenti si complicano, il vino si apre e i profumi si moltiplicano ma il focus resta sempre nella piacevolezza, entrano percussioni e archi, il vino risponde con acidità e mineralità da grande terroir e una ampiezza di note agrumate e tostate da abbracciare ogni melodia. Un grande regalo di Federico Giuntini, uno dei vini dolci più grandi d’Italia per chiudere la degustazione in bellezza e armonia.

Syrah E Shiraz dal Mondo: “vince” Varramista 2004 ma Dionisio…

Quando si assaggiano 7 vini così diversi eppure provenienti dalla stessa uva si può davvero cominciare a parlare di terroir e di uomini dietro al vino. E si possono sentire espressioni genuine e dinamiche come il nuovissimo Dionisio 2006 che impressiona per bevibilità e piacevolezza di fruto, un sontuoso Varramista, acclamato quasi dalla metà dei presenti come il migliore, un serbevolissimo Crozes Hermitage, un caldo  ma profondo Craiglee da Merlbourne, un mineralissimo Capezzana 804 che stupisce per eleganza mentre il Mater Matuta si impone per concentrazione  e potenza (trovate qui tutti i i video in giornata).

Alla lunga è venuto fuori il terroir, il clima e anche che nonostante a parole si cerchi freschezza frutto e anche fiori, il gusto del pubblico è sempre sedotto dalla spezia della barrique e la rassicurante completezza delle espressioni del legno insieme alla polposità del frutto (per dirla alla Luca Maroni…).

Alla cieca molto vicini (e scambiati l’uno per l’altro da diverse persone)  il Capezzana 804 di Chioccioli (su scito e galestro a Carmignano) e il Craiglee australiano su terreni prettamente vulcanici. Il Crozes Hermitage di Chave, biodinamico puro (mio personale preferito) stacca per croccantezza e beva sfruttando un millesimo portentoso come il 2005 per realizzare un piccolo capolavoro di grazia e decisione, profondissimo e soave nel suo lampone e liquirizia. Nessuno ha sentito i 15° del Dionisio da Cortona perchè la materia estratta è tanta e la grandissima acidità e mineralità controbilanciano perfettamente risultando un vino dalla beva immediata. Quasi tutti hanno indicato nel Varramista come il francese del gruppo nonostante si tratti dei vigneti più bassi e dell’unico vino che cresce su ghiaia e depositi marini, probabilmente sedotti dal deciso ma convicente gusto speziato da barrique perfettamente fuso al frutto di cassis e more e ad un pepe nero oggettivamente molto francese.

Nei prossimo giorni appariranno i video delle singole bottiglie, intanto ecco una mini storia del Syrah alla conquista del Mondo…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=uKx1npytgEk[/youtube]

Umami: quello che ne so io…(cioè poco)

Qualcuno ha già risposto sul proprio blog (vedi Aldo) mentre altri si stanno documentando. Dato che mi pare che l’argomento sia caldo, approffitto per pubblicare qui come mi avete richiesto le mie risposte al questionario sottopostomi da Mauro Pratesi qualche giorno fa e di cui vi parlavo l’altro ieri.

Dunque, ma vi prego non prendetele per oro colato, si tratta solo di alcune mie osservazioni raccolte negli assaggi degli ultimi 4 mesi. Prima mi pareva di avere 4 gusti solamente come quasi tutti.

  • A quali sostanze ritieni sia dovuto il gusto umami che si avverte in alcuni vini?

Considerando che il gusto umami pare maggiormente presente nei vini più concentrati e/o macerati (ovvero ottenuti lasciando sulle bucce un periodo di tempo piuttosto lungo il mosto) direi che dipenda in gran parte da sostanze già presenti nell’uva che però possono fare sentirsi più o meno in base a certe pratiche enologiche. Del resto l’acido glutammico è uno degli aminoacidi più presenti nel mosto ma anche uno di quelli che maggiormente si riducono in quantità nel processo di fermentazione. Quindi diciamo che vini più concentrati ottenuti da uve più mature hanno più umami di altri e che più lunga e complessa sarà la trasformazione enologica, maggiore sarà l’effetto umami. Vini “costruiti” in laboratorio (aggiunta di tannini, concentratori e altro) mi pare abbiano effetti molto meno rilevanti sull’umami.  

  • Pensi che questo gusto sia un elemento di qualità, che conferisca al vino un pregio maggiore?

Visto che in gran parte dipende dalla concentrazione, dall’estratto secco e dalla pratica enologica seguita direi di sì, un vino umami ha certamente maggior pregio, anche se non è ovviamente sufficiente a farne un vino gradevole e o di punteggio elevato. 

  • Pensi che sia possibile avvertire il gusto umami per il normale consumatore, anche in mancanza di un’educazione sensoriale specifica, così come molti avvertono spontaneamente il dolce, il salato, l’amaro e l’acido?

Credo basti fare due esempi (pomodoro e parmigiano reggiano) per fugare ogni dubbio e chiarire molto il concetto. E anche confrontando due parmigiano reggiano a diversa stagionatura e costo si avverte chiaramente una differenza in termini di saporosità. La nostra cucina è talmente basata sul pomodoro e sul brodo, e al mito dell’aggiunta di parmigiano ogni dove, che il consumatore è già predisposto ad accettare ed avvertire l’umami. 

  • A proposito di educazione sensoriale, ritieni che l’attuale didattica, nei corsi tenuti dall’AIS e da altri soggetti qualificati, assegni all’umami lo spazio che gli compete, sia nell’analisi organolettica che nella tematica degli abbinamenti?

Per adesso mi pare che l’AIS si stia muovendo cautamente inserendo l’umami in seminari e situazioni specifiche per valutare la reazione da parte dei sommelier a questa novità. Non escludo che nella prossima revisione dei testi didattici possa essere inserito l’umami ma al momento resta materia per pochi “iniziati”: 

  • In base alla tua esperienza, come pensi che l’umami interagisca con gli altri gusti fondamentali, e in generale quale ruolo e quale peso pensi che abbia nella degustazione?

Agendo da esaltatore di gusto e di saporosità direi che agisce in maniera sinergica esaltando componenti soprattutto fisiche, dando una sorta di tridimensionalità al vino che risulta non solo fatto da componenti dure e morbide ma anche di una componente umami. Probabilmente al momento attuale la valutazione dell’umami sta fra quella del corpo, della morbidezza e della sapidità di un vino. In inglese forse è accostabile al termine “texture”. 

  • Ritieni che la presenza sensibile del gusto umami in un vino debba essere uno dei criteri guida nell’abbinamento?

Su questo non ho le idee molto chiare ma sicuramente il modello classico AIS di concordanza e contrapposizione ha alcune lacune che la teoria sull’umami potrebbe contribuire a chiarire. 

  • Come ci si deve comportare se invece siamo chiamati a scegliere un vino per abbinare ad un cibo in cui il gusto umami è in evidenza? Quali caratteristiche specifiche dovrà avere il vino?

Sicuramente in presenza di cibi con umami evidente e vini che ne hanno poco, si rischia di ottenere una prevalenza netta del piatto sul vino e anche viceversa un vino ad alto umami tende  a schiacciare piatti che ne sono privi o poco dotati. E’ una sensazione descrivibile come una sensazione di pochezza del vino o del cibo nei confronti dell’altro che in genere forse veniva analizzata confrontando il corpo di un vino e il grado di strutturazione di un piatto. E vini con scarso umami spesso bevuti su preparazioni ad alto umami risultano scontrosi, amari o comunque davvero poco graditi. 

  • Cosa accade quando si abbinano un cibo e un vino entrambi fortemente connotati da un gusto umami?

Credo che foie gras e sauternes (qualche mio amico mi dice anche vitello tonnato e pinot gris alsaziano) siano la dimostrazione lampante che si tratti degli abbinamenti più riusciti e appaganti così come un bel parmigiano reggiano con un Brunello di montalcino o altri vini con spiccato umami (direi solo una minima parte del totale). 

Ok, ecco, contenti voi…

Oggi dalle 21, tornando da Degustibooks, 8 Syrah da ogni dove da Burde!

Solo un appunto per ricordarvi stasera da Burde l’appuntamento con 8 grandissimi e particolari vini monovitigno a base della varietà più internazionale del momento. Capiremo insieme le caratteristiche di quest’uva e come reagisce ai terroir dove viene a trovarsi. Fabrizio Dionisio da Cortona dovrebbe farcela ad essere  con noi in sala per seguire commenti e sguardi e anche da Varramista avremo visite.

Il meglio della produzione toscana (anche in tiratura limitata come nel caso del 804 di Capezzana) a confronto con il mitico Rodano del Crozes Hermitage e l’Australia dei grandi vini roboanti e dominatori del mercato di questa uva ormai da tanti anni. (l’elenco completo lo trovate qua).

Ancora qualche posto libero, 30 euro a partire dalle 21 (giusto giusto mentre venite via da Degustibooks che già ha raccolto una prima giornata di successo)

Brunello di Montalcino Biondi Santi DOCG 2001 Il Greppo

brunello biondi santi 2001Ed eccoci alla punta assoluta della verticale con un fruttato impressionante e un corredo speziato di qualità assoluta. é anche la famosa annata del Casanova di Neri numero 1 per Wine Spectator che passerà alla storia anche come uno di quegli anni in cui la qualità dell’annata è stata (evento raro!) decisamente sottovalutata. Già dal colore questo 2001 già impressiona per materia e consistenza poi al naso si rivela pimpante come il 99 ma senza i suoi eccessi con note tipicissime di viola e floreale rosso (raro in un vino di 7 anni!!!) poi una frutta pienissima su tappeto di pepe e balsamicom quasi eucalipto. biondi santi 2001 burde

IN bocca è una apoteosi con una forza inaspettata e un taglio deciso ma elegante, delicato sul palato ma senza mollezze con acidità e tannino che fanno il proprio lavoro. Dovessi consigliare un Brunello da bere hic et nunc consiglierei proprio questo pur riservandomi spazio per una bella evoluzione futura.

Dopo 12 ore:  evoluzione leggera con un ammorbidimento generale che lo rende più gradevole e fine in bocca ma che lo neutralizza un pò della sua carica acida e tannica vitale.

Ecco qui il video della degustazione:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=w-Vwj61Db6E[/youtube]

Brunello di Montalcino Biondi Santi DOCG 2000

Annata difficile e interlocutoria per tutta la Toscana. Per Biondi Santi annata senza riserva ma con un Brunello decisamente fresco e vivace che si pone come colore e anche come naso, perfettamente a metà strada tra 1998 e 1999.

Quindi miele di melata, rabarbaro, tabacco e cuoio dividono il campo con sensazioni di sottobosco e frutta sotto spirito. In bocca ha buona acidità residua, tannino di spessore a metà evoluzione ma mordace e beva notevolissima.
Dopo 12 ore è più fuso e armonico con spezie meno pungenti e frutto in maggiore evidenza. Vino che oggi regala grandi emozioni ma decisamente tra i Brunelli da aprire da qui al prossimo anno senza ulteriori attese in cantina.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=21BvhLbrNb4[/youtube]