Quaracchi Brozzi Peretola e Campi

Da Napoleone a Mussolini: sono duecento gli anni del Comune di Brozzi! Eugenio Giani da Burde lancia i festeggiamenti del bicentenario 1809-2009

Non fu il sindaco di Firenze nel 1927 a tagliare il nastro a Burde nella “nuova” e attuale sede di Via Pistoiese ma il camerlengo di Brozzi, tra l’altro giusto due anni prima che il Comune fosse sciolto e annesso a Firenze. Ma noi di Brozzi, Peretola e Quaracchi (nonchè del Motrone, Petriolo e un sacco di altri lieu dits di padule) abbiamo sempre fatto storia a sè. Oggi a tavola da Burde, Eugenio Giani,  Assessore alle Tradizioni Fiorentine alla presenza della stampa e Toscana TV ha descritto tutti gli eventi che da sabato celebreranno questa zona di Firenze, l’unica assieme al Galluzzo, che ha mantenuto una indipendenza urbanistica e culturale da Firenze. E anche nel vino…Brozzi si è sempre distinto! (altro…)

Top 10 2008 Vini da Burde – Top Ten Tuscan Wines 2008

Ormai sono irrimediabilmente assuefatto dalle classifiche e dato che sono l’unico in Italia cui piace perfino quella di Wine Spectator mi sono deciso a fare la mia, ma non come quelle sempre interessanti e curiose di Aristide (dove sono gli assaggi del 2008!?) e di Lizzy e i suoi “best wishes” dell’anno ma la classifica secondo i clienti di Burde: le bottiglie che sono piaciute di più e che hanno riscontrato il maggior successo di pubblico, in termini di banale numero di bottiglie vendute ma anche di soddisfazione. (altro…)

Lo Scuro se ne è andato, uno di noi (petriolini)

Ieri mattina si è spento “Lo Scuro”, uno dei personaggi più famosi e noti che siano nati e abbiano mosso i primi passi a Petriolo, il borgo di cui fa parte Burde. A Petriolo (precisamente davanti alla mia scuola elementare Francesco Baracca) era nato Marcello Lotti e ovviamente tutti lo ricordano per il film con un altro grande fiorentino ancora in tutti i nostri cuori, ovvero Francesco Nuti, che ancora oggi,  anni di Pieraccioni e Benigni non sono riusciti a cancellare dai cuori dei fiorentini.

Io Chiara e Lo Scuro è stato uno dei film più atipici della nostra commedia e tuttora uno dei più amati e citati. E il suo personaggio sullo sfondo era parte integrante di una Firenze che poco spesso finisce sui giornali, una parte molto scura, notturna ma sanguigna e verace. Amico di famiglia (dei miei nonni soprattutto) e cliente di Burde, ha anche accettato di giocare con il povero tapino sottoscritto sedicenne in un 15 minuti di biliardo nel “suo” Gambrinus. Un’emozione difficilmente dimenticabile, ma non chiedetemi come è finita…

Simone di Burde vs Berlusconi: un voto in meno?

Il nostro Simone, barista storico e quello che confeziona la maggior parte dei nostri panini a mezzogiorno nel reparto alimentari, per fortuna di Silvio Berlusconi non avrebbe comunque votato per lui domenica prossima nella prossima sfida all’Ok Corral elettorale (sul cui esito ci sono comunque pochi dubbi). E se anche aveva una mezza idea di farlo ecco che ieri si è vaporizzata alle 18 quando uno dei mitici camper noleggiati da Forza Italia per comunicare “Rialzati Italia” ai cittadini fiorentini ha avuto la garbata idea di cozzare contro la (nuovissima) macchina in sosta del nostro eroe. Non sto a raccontarvi nè potrei descrivervi i commenti dei nostri avventori pomeridiani di Burde che hanno dato vita ad una lunga tavola rotonda su come impatta la politica nella nostra vita quotidiana…letteralmente!

(e per sfortuna di Simone, in bottega c’erano proprio il Bani, il Tassista e il Ballerini, tre noti polemisti politici del pomeriggio che nella foto vedete prendere le misure del disastro)

Pinocchio al posto giusto. Capolavoro dei Macchiaioli

di Marco Conti e Fabrizio Gori

pinocchio wikiFirenze, fondata dai Romani, forse unico caso in Italia, aveva conservato la memoria storica classica non avendo subito l’azzeramento culturale portato dalle invasioni barbariche, costituendo così un’isola di classicità che continuò a prosperare, senza interruzioni, per tutto il periodo Paleocristiano ed Alto Medioevale. Per la Città, tale discendenza sarà determinante per tutto il successivo sviluppo artistico e suoi rapporti con i centri culturali europei. Nel panorama toscano il volume Le Avventure di Pinocchio costituisce un evento insolito ed isolato e tale risulta anche all’interno della stessa produzione letteraria di Carlo Lorenzini. Una, se pur breve considerazione da dove Lorenzini trasse linfa va ricercata nella cultura storica della Toscana, con particolare riferimento alla civiltà fiorentina, nella quale Lorenzini segna la punta del tardo Ottocento. La Toscana del Lorenzini conservava ancora le tradizioni culturali delle antiche città stato, le quali, anche dopo secoli di unità regionale, mantenevano tradizioni culturali e costumi propri. A livello estetico-letterario, le città della Regione, ancora nel pieno Ottocento marciavano, con un secolo di ritardo, alimentate dal romanticismo o da reminiscenze di carattere arcadico. Nella produzione editoriale imperava il romanzo storico, con strepitoso successo de L’Assedio di Firenze di Francesco Domenico Guerrazzi, che a fascicoli imperversò fino ai primi decenni del Novecento. Firenze, centro culturale della Toscana, presenta sintomi di risveglio solo nella poesia con Giuseppe Giusti, morto nel 1850, e Renato Fucini, di cultura pisana, ma operante a Firenze, morto nel 1921. n periodo vissuto da Carlo Lorenzini fu caratterizzato da un grande evento nella vita cittadina quale il concorso per la facciata del Duomo che, dopo cinquant’anni di polemiche, si concluderà nel 1887 con l’inaugurazione di una facciata in stile lardo-gotico che farà torcere il naso a Collodi ed infurierà Diego Martelli, teorico dei Macchiaioli, che la definì una infilzata di tabernacoli. Nella musica della seconda metà dell’Ottocento primeggiò. II romanticismo lirico di Giuseppe Verdi, naturalmente odiato dai Macchiaioli. Prima di addentrarci nel mondo della «macchia» riteniamo opportuni alcuni appunti atti alla decifrazione del Pinocchio, capolavoro di Collodi. Il binomio Collodi-Brunelle-schi a prima vista può sembrare impossibile, invece rientra proprio nella più schietta tradizione fiorentina riferita alla continuità della classicità romana Brunelleschi pone l’uomo al centro dell’universo, microcosmo, ma anche al centro dell’esperienza quale artefice di progresso e costruttore del proprio futuro. La sezione aurea, metro di misura, è il modulo della dominazione dello spazio da parte dell’uomo. La prospettiva , così bene esposta dallo stesso Brunelleschi e da Masaccio, ricerca il coinvoìgimento dello spettatore nell’azione scenica, ribaltandola verso l’esterno, investendo l’uomo sul piano della realtà Esempio «da manuale» è la Trinità di Masaccio in S. Maria Novella a Firenze, dove è chiara la collaborazione teorica di Brunelleschi che si esprime nell’originale punto di fuga prospettico posto non in fondo alla scena ma sul gradino antistante quindi all’esterno della composizione, sul quale stanno in ginocchio i due donatori dell’opera, cioè le due persone che, essendo viventi, rappresentano la realtà. Questa particolare attenzione degli artisti fiorentini verso lo spettatore arriverà fin ai nostri giorni, costituendo un pensiero di classicità intesa come equilibrio di entità opposte, che, attraverso i Macchiaioli, si esprimerà, nella successiva ed importante tappa, nel Futurismo, a Firenze Cubo-Futurismo, fino all’Astrattismo classico di Vinicio Berti, dove le geometrie del Battistero fiorentino sono la base culturale di un’aspirazione alla creazione di nuovo spazio mediante stratificazioni di colore sulla tela, coordinate da rendere leggibile il percorso dalla realtà esterna a quella interna del dipinto. Lo stesso meccanismo si ritrova in Pinocchio. Collodi attraverso semplici misurazioni dello spazio misura il territorio, «pin, pin, pin, zum, zum, zum» e la fonte di suono che aumenta nel numero dei pin e zum via via che Pinocchio si avvicina al luogo di emissione. I sentimenti sono espressi da Mangiafoco mediante una serie di titoli messi in ordine d’importanza, il naso di Pinocchio si allunga
il volume «Le Avventure di Pinocchio», «Da Burde», Firenze 1991.

Un’illustrazione di Liberia Pini per nella misura delle bugie che sono invenzioni letterarie nuove, tridimensionali, di puro stampo, o meglio effetto, g Mac-chiaiolo che anticipano il Futurismo. La «Storia di un Burattino», unica opera letteraria riconducibile al movimento estetico dei Macchialo!!, inizia a puntate sul «Giornale dei Bambini» a partire dal 7 luglio 1881, concludendosi al capitolo XV con la morte di Pinocchio. In questa prima stesura, successivamente raggnippata ad altro sotto il titolo Le Avventure di Pinocchio, il racconto fila con la perfezione di una tragedia greca. Lo scontro con la realtà sociale porta l’emarginato Pinocchio di fronte alla legge, l’insidia del teatrino di Mangiafoco lo pone di fronte alla morte, anticipando un inesorabile destino momentaneamente sospeso e stemperato dal regalo dei cinque zecchini d’o-ro.che poi saranno la causa della sua triste fine, impiccato appeso alla grande quercia. Dopo alcuni mesi il racconto a puntate continua, una nota di Collodio che incerniera i due tronconi dell’opera, viene sempre omessa facendo sì che quell’insieme di avventure scollegate fra loro vadano ad annacquare la schiettezza ed anche la bellezza della tragedia iniziate. La prima parte del racconto costituisce un punto fisso nella cultura fiorentina, che meglio sarebbe definire «Civiltà Fiorentina». A primo impatto emerge subito quello spirito ironico che in breve sintetizza anche i momenti più drammatici; chi visse l’evento alluvione del 1966, tanto per fare un esempio più a noi vicino, non vide per le strade lamentatrici di greca tradizione, ma solo maniche rimboccate intente a cancellare prima possibile i segni di quella offesa alla città. – Che Dio l’aiuti – disse una donna passando davanti ad un artigiano indaffarato a vuotare la sua cantina – e l’uomo di rimando -Bah, se ‘un m’aiuta, vorrà dire che farò qualche viaggio in più -. «Oggi solo umido» si leggeva su improvvisati cartelli agli sporti delle trattorie. È questo lo spirito popolare e il sapore di una civiltà di uomini vivi, non di accademici monumenti ambulanti, le cui importanti tappe sono segnate sulle marmoree geometrie, o meglio geroglifici, intarsiati sulle pareti del Battistero di S. Giovanni e sulla facciata della Badia fiesolana; due libri di pietra che dopo Gu-tenberg contano sempre meno lettori. La sinteticità di Dante, lo spazio bru-nelleschiano, l’iconografia dei Manieristi, i Macchiaioli con Pinocchio e le sue anticipazioni futuriste sono i momenti importanti di un percorso tutt’og-gi in atto nella città di Firenze. Il tentativo di procedere su questa insidiosa strada si fa struggente e difficile, resta di fatto il capolavoro di Collodi che occupa un posto che va oltre l’essere stato relegato nella letteratura per l’infanzia.
Nel 1850 muore a Firenze Giuseppe Bezzuoli, la Pittura scolpita in marmo piange sulla tomba, in mano tiene un cartiglio con i nomi dei pittori più importanti del periodo.
Nel 1850, all’interno del caffè Michelangelo a Firenze, si forma un gruppo di pittori che per la loro tecnica innovativa verranno, a spregio, definiti Macchiaioli, fra questi è il giornalista Carlo Lorenzini. che da poco ha adottato lo pseudonimo Collodi.
Questi paralleli riferimenti costituiscono due opposte realtà destinate allo sconto.
La lentezza dei ritmi di vita del passato dava maggiore stabilità alle stagioni dell’estetica, si ebbero così lunghi periodi nei quali fu possibile l’allineamento delle arti e delle scienze. Più frenetici i ritmi del tempo a noi più vicino ove molte correnti pittoriche a malapena sono sconfinate nelle arti visive collaterali, fra queste rientra il movimento dei Macchiaioli, che la critica ha relegato alla sola pittura, nonostante l’intensa stagione dal 1850 al 1867. In questo clima incontriamo Collodi nelle memorie di Telemaco Signorini, 1848-1867.
«O ameni e piacevoli compagni di Montucchielli, di Tricca e di Arnaud, Guglielmo Pampana e Carlo Lorenzini! Basti a ricordare l’ingegno di quest’ultimo e la finezza del suo umorismo, tutto quello che lui ha pubblicato sul Fan-fulla e quello che il Paggi ha stampato di libri per l’educazione dei fanciulli». Più tardi ritroviamo Collodi a coUaborare con maggiori esponenti del movimento dei Macchiaioli, intento alla redazione della Strenna del Circolo Artistico di Firenze del 1882, anno del Pinocchio, assieme a Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Fosco Tricca, l’amico Yorik, Giovanni Marradi e Diego Martelli.

Prima del Pinocchio, la produzione letteraria di Collodi, costituita di articoli giornalistici, commedie e romanzi ad usum delphini, risulta piuttosto me-diocre, ha in sé l’anima del macchìaiolo che esprime solo a livello di abitudini in quanto uomo represso dalle condizioni familiari che gli impongono un comportamento diverso, cioè una ufficialità prettamente borghese, hi verità, nell’arco della sua produzione letteraria emerge qua e là il suo spirito popolare di repubblicano anelante al socialismo, però abitudini e vita privata sono lontani dalle sue esposizioni pedagogiche, un conflitto pagato assai caro, determinato da una madre morbosa ed ossessiva che sempre lo considerò il suo Cadetto, e dall’ombra del fratello Paolo «arrivato». Non dimentichiamo le umili origini dei Lorenzini, imborghesiti dall’incarico Paolo a direttore della manifattura Ginori di Doccia. Collodi e la madre vivono ospiti di Paolo nel lussuoso appartamento in via dÈ Rondinelli, Morta la madre e probabilmente allentatasi la pressione del fratello, Collodi si sprigiona in tutta la sua freschezza di popolano antiromantico, antiborghese ed anche maleducato: esce di getto Pinocchio che altro non è che la sua autobiografia. «C’era una volta … – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». Introduzione al Pinocchio che è già un programma «pi-pi-pi, … zum, zum, zum. Si fermò e stette in ascolto». Sono le pennellate a macchia della rappresentazione letteraria del suono, pennellate che ritroviamo in tutto il racconto ove rumore di Mangiafoco si misura non da noiosa descrizione ma dal numero dei titoli. L’ambiente dove si muove il nostro eroe-burattino è quello dei campi coltivati, ove dai filari delle viti cariche si ruba l’uva, i boschi, fosse e capanni fino al bindolo di Giangìo, tutte queste immagini potrebbero esse le tavolette dipinte dai macchiaioli. Questo è Collodi, ambiente, dimensione e spirito. Le Avventure di Pinocchi, o capolavoro della letteratura universale. Libro per ragazzi? No! sotto questo aspetto, semplicemente diseducativo. Libro da adulti, che senza nessuna riserva collochiamo nella giusta sede quale unica espressione letteraria innovativa della seconda metà dell’Ottocento e solo riconducibile al movimento fiorentino dei Macchiaioli.

Burde diventa ufficialmente il “covo” degli amanti di Pinocchio

gianiVenerdì 26 ottobre presso la nostra Trattoria si è tenuta una cena rievocativa di quella del Gatto e la Volpe contenuta nel libro di Carlo Lorenzini e contestualmente è stata organizzata una conferenza per discutere e illustraree i risultati di anni di ricerche filologiche e storiche.
Alla presenza dell’assessore alle Tradizioni Popolari Fiorentine Eugenio Giani, mio zio Fabrizio Gori, Marco Conti, Massimo Ruffilli e Mario Carbone è stata presentata la mappa dei luoghi collodiani su GoogleMaps e illustrate alcune interessanti correlazioni tra la vita di Carlo Lorenzini e la vita di Firenze e paesi vicini un secolo fa.
La serata è stata organizzata con il contributo del Rotary Club sezione Firenze Ovest.
Ecco qui un estratto dove Fabrizio Gori ci fa vedere come tangentopoli fosse attiva anche 150 anni fa
E qui i legami tra i macchiaioli lorenzini e il rinascimento italiano

I Luoghi di Pinocchio visti da Fabrizio Gori

fabrizio rotaryOrmai non è un mistero che la favola di Lorenzini abbia una ambientazione reale quantomeno discussa con vari comuni toscani che si disputano la natalità delle avventure di Pinocchio. Marco Conti, storico peretolino e Fabrizio Gori artista ricercatore e curatore del famoso Libro Triangolare illustrato insieme a Vinicio Berti Paolo Favi Emilio Malenotti e Liberia Pini ha predisposto una mappa fruibile da internet che vi può aiutare a ripercorrere i luoghi collodiani a Peretola e dintorni.
La presentazione ufficiale della Mappa è avvenuta ieri sera davanti ad una riunione del Rotary Club qui da Burde a tavola con un menu che ha ripercorso la famosa cena al Gambero Rosso del Gatto e la Volpe.

Clicca qui per rivedere i video di Fabrizio Gori che illustra la cartina.
Eccola!
Ecco Burde e i luoghi pinocchiani

Paolo Gori e i prodotti del Barroccio del BorgoBurde

formaggi corzano paternoEcco Paolo Gori, ideatore e responsabile del progetto Barroccio del BorgoBurde che ci illustra alcune specialità del Borgo Burde, al solito che provengono entro 50 km dalla bottega, la distanza che un barroccio poteva percorrere 100 anni fa.
Clicca qui per il video sui salumi e mortadella di prato
salumi falaschi
Clicca qui per il video sui formaggi di Corzano e Paterno
corzano
Clicca qui per i fagioli zolfini e il cece rosa di Reggello
cece rosa

Pinocchio: ricette e legami con Peretola raccontati da Fabrizio Gori

Da Fabrizio Gori, uno degli artisti che ha seguito e studiato maggiormente la favola di Collodi dal punto di vista storico, biografico e gastronomico, ecco una lettura alternativa e gustosa della favola di Carlo Lorenzini in arte Collodi.

Ricette e approfondimenti gastronomici pinocchiani:
Polentina o Farinata gialla con cavolo nero
Lepre in dolce e forte
I dolci di Pinocchio

Ricerca sui luoghi originali:
Luoghi e legami con la storia e la realtà di Peretola – 1 –
Luoghi e legami con la storia e la realtà di Peretola – 2 –

Nasce il progetto e il logo del “Barroccio” al BorgoBurde

barroccio burdeCon questo marchio intendiamo sottolineare la merce prodotta entro 30 km dal BORGOBURDE
Il barroccio era il mezzo di trasporto merci prima del motore a scoppio. Un carro poteva percorrere al massimo 30 km al giorno, poi doveva sostare e ripartire all’alba del giorno seguente. Dato lo sforzo per il trasporto si tendeva a consumare locale, privilegiando i prodotti che il vicinato poteva offrire. 0ggi siamo abituati a mangiare pasta al sugo fatta con carne argentina, pomodori polacchi e grano duro ucraino. Se facciamo il conto di quanta strada inutile hanno fatto tutti questi prodotti e quante code hanno fatto i tir sulle nostre autostrade, di quanto petrolio è stato bruciato per far muovere tutta questa roba ci chiediamo:
ma ne vale la pena?
Ecco Paolo Gori che introduce la discussione e Maria Luisa Costa che ci illustra di cosa si viveva a Quaracchi e Peretola 500 anni fa.
Clicca qui per l’introduzione di Paolo Gori
Clicca qui per le notizie storiche su Quaracchi e Peretola di Maria Luisa Costa