Riuscire ad avere una idea delle dimensioni della Tenuta di Nipozzano alle porte di Firenze (sud, Rufina) è davvero dura e si aggiunge anche la non poco rilevante proprietà di Pomino, ancora più abbarbicata sui monti (fino al passo della Consuma caro a tanti motociclisti) si ottiene una varietà di microclimi e terroir difficile da riscontrare altrove. E dal merlot fino a sua maestà Pinot Nero, passando per decine di ettari di sangiovese (compreso un nobile cru) si arriva fino a sua maestà Pinot Nero e il suo fratello Bianco, difficilmente così a suo agio altrove in Toscana.
Salendo da Pontassieve i vigneti si incontrano quasi subito lungo la strada che porta alla cosnuma e tra i 200 e i 300 il sangiovese è accompagnato da merlto, cabernet e petit verdot per poi affrancarsene nei vigenti da 300 fino a 500 e poi lassù in cima lascia quasi da solo il Pinot Nero, il primo arrivato in Italia in tempi non sospetti (secoli fa).
Cominciamo il giro proprio dell’appena rimessa a nuovo Castello di Pomino splendido per accoglienza e ricevimenti e visitiamo la cantina di concezione modernissima ma in realtà fedelissima al progetto datato 1870…Vini bianchi fuori in acciaio e rossi dentro nei tronco conici, nessuna pompa ma solo gravità con appositi fori del pavimento.
I vigneti sono tanti qui a Pomino e cercano di sfruttare ogni pertugio di sole e di buona esposizione che insieme all’altitudine elevata (anche elevatissima, fino a 750 mt per il vigneto Benefizio da cui nasce l’omonimo cru di chardonnay) danno in effetti ai vini una nota di freschezza particolare. Qui il Pomino
bianco è sempre stato un best seller e da ottobre sarà affiancato non più dallo storico Pomino
Rosso a base Sangiovese Pinot Nero ma da un Pinot Nero in purezza che esordirà con l’annata 2008. Lo assaggiamo dalle barrique dove è in affinamento insieme a Francesca Pratesi (qui dal 2007), enologa, e ci colpisce per pulizia e nitore di profumi fruttati. E soprattutto, assaggiando varie barrique, scopriamo che l’assemblaggio dei vari vigneti non è per niente banale…in ogni caso la curiosità per Ottobre è grande, il vino varrà davvero l’assaggio e anche l’acquisto visto che dovrebbe uscire in enoteca attorno ai 15-16 euro!.
Torniamo in giù verso Nipozzano e ci soffermiamo in mezzo ai vigneti di Sangiovese a perdita d’occhio, brezza incantevole e solicello adeguato, potremmo rimanere dei quarti d’ora sulle terrazzine strategiche disseminate a zonzo, non si sa se per sorvegliare i lavori oppure per ospitare sontuosi pic nic estivi. Nipozzano si scorge di lontano ed è proprio un vero castello con tanto di mura, chiesetta e abitazioni tutto intorno. Parzialmente distrutto durante la guerra, è comunque incantevole e curatissimo con fiori ovunque, colori e scorci di panorama mozzafiato tra i merli e le feritoie dei camminamenti.
Nelle segrete del Castello, clima perfetto per il vino, sia in affinamento nelle barrique sia conservato nei secoli in bottiglia per i membri della famiglia Frescobaldi (ne toccano 100 bottiglie per ciascuna donna e be 500 per ogni uomo del proprio anno di nascita…). Nelle barrique al castello non troviamo però il vendutissimo Nipozzano Rufina Riserva (vorrei vedere dove mettere migliaia di barrique per il milione di bottiglie prodotte ogni anno!) ma solo i preziosi cru Montesodi (Sangiovese) e Mormoreto (Cabernet, Merlot Cab franc Petit Verdot). Carlo Mazzuoli (enologo della Tenuta) ci fa assaggiare dalle barrique il 2009 di entrambi e ci stupiscono per compiutezza ed eleganza. Ovviamente (per me) Montesodi ( Sangiovese) diverse lunghezze avanti (per croccantezza e vitalità impressionanti), ma pure il Mormoreto nel suo genere è di una eleganza notevole, solo un poco senz’anima.
Tempo di scendere dal castello e recarsi a tavola dove Anita ci serve un pranzetto notevolissimo (torta salata ricotta e asparagi, gnudi di spinaci su ridotto di carne, filetto con patate e pomorino ripieno, torta ananas e creme caramel da paura). Tutta una scusa per assaggiare un pò di vini della zona, da Pomino “lcassico” in giù, con una chicca di altri tempi (Mormoreto 2001).
Assaggi:
Pomino Bianco DOC 2009
Chardonnay e pinot bianco
Floreale e pescoso, bello fresco, citrino appena mielato, ginestra , bocca piena ma delicata , finale asprognolo notevolissimo e agrumato. Caratteristico e sempre fedele a se stesso, per fortuna!
Benefizio 2008 Pomino DOC Riserva
Burroso e tropicaleggiante, papaya e ananas, pompelmo, bocca decisa ma non invadente finale appena caldo ma aromatico di erbe rosmarino e salvia. Corposo e deciso ma dotato di una energia notevole che negli anni si svela piano piano.( Degustato ieri sera per caso un 2001 davvero smagliante). Dal vigneto più alto di Toscana, posto a 750 mt slm.
Casafonte Pomino Pinot Nero DOC 2006
Niente male l impatto al naso con frutta di bosco leggera tra la fragola e la confettura di lampone, croccante mela e cotognata. Bocca snella fresca vivace, tannino lieve, molto bevibile, finale non lunghissimo nella fragola con appena una nota di legno a disturbare. Bella pulizia.
Pomino Rosso Doc 2006
Ultimo della sua specie (sarà sostituito da un Pinot nero quasi in purezza) ha bel colore semitrasparente, ciliegia e floreale rosso, frutta di bosco da pinot nero, bocca bella libera leggera, finale rapido ma corposo di durone e liquirizia in cui il sangiovese predomina. Poco catalogabile e simile forse solo a sè stesso, in effetti non più così richiesto come un tempo ma sempre rimasto una certezza: ci mancherà!!!
Mormoreto Toscana IGT 2001
Cardamomo e cassis con filo di tabacco cuoio e ginger, frutta in confettura anice molto cupo ginepro, bocca un po’ calda e un filo scomposta, meno compatto che al naso, bel finale di poutpourry floreale. Grande naso ma bocca si smonta subito, risente molto dello stile dominante nei primi anni 2000. per fortuna adesso messo un po’ da parte, sembra.
Mormoreto Toscana IGT 2007
Etichetta argentata speciale per i 25 anni di produzione, cassis pieno, ribes nero e mirtillo, rabarbaro e mora in confettura, bocca niente male non così imponente come un tempo, tannino di discreta finezza, finale ricco non troppo caldo. Bella edizione per i 25 anni del cru. Per gli amanti della tipologia un bel riferimento.
Vin Santo Pomino DOC 2004
Ambrato bellissimo, naso ossidato ma senza esagerare “serio” , albicocca fresca ginestra appena un goccio di smalto e di legno , bocca equilibratissima quasi secca , di frutta secca nocciole e pasta frolla. Niente male freschissimo e tradizionale come impostazione .
Piccola notazione finale sul design dell’etichetta…guardando sul camino e la data incisa sotto lo stemma si è daccordo sul fatto che lo stile è davvero senza tempo.