La Vernaccia di San Gimignano contro il Pouilly-Fuissé, quanto conta il terroir?

Giampaolo Gravina sceglie il Poully-Fuissé per il confronto di quest’anno e scopriamo allora le caratteristiche di questo terroir borgognone…

Terreno calcareo ma clima solo in parte continentale nella Borgogna specie nel sud (Maconnais), chardonnay matura perfettamente, grande cultura della vigna, grande parcellizzazione aziende, 750 ettari, non enorme quindi, un terzo della Vernaccia ma 10 volte più produttori! Qui lavoro uno dei pochi produttori italiani in Borgogna, Fabio Montrasi.
Calcareo argilloso con un pò di sedimento però inizia già massiccio senza detriti sedimentari, terra molto povera, zappature, no inerbimento troppa concorrenza. Birbette vuol dire “vecchiette birbone” più o meno, sono vecchie vigne.

Poully-Fuissè Chateau des Rontes Les Birbettes 2007
Vinificazione in barrique, un pò di legno nuovo (20%), annata bella, strana che ha dato vini un pò dolci con note
tropicali in genere non così evidenti, vendemmia precoce. Burro nocciolina fresca, nota di tiglio camomilla
lieve, frutta fresca pesca bianca, appena salato in bocca, mineralità fresca e naturale, semplice ma
accattivante, leggero alcol nel finale 87

Poully-Fuissè Chateau des Rontes Les Birbettes 2002
nota tostata, tropicale pieno, papaya e albicocca, mango,nota sapida in sottofondo, fiammifero, bocca piena
leggermente terziaria, finale soddisfacente un pò amarognolo ma lungo nella frutta e nel minerale 88

Philippe Valette
originalità del suo lavoro, produttore Triple AAA, che spazia anche più a Nord con un Viré
Clessé, e altri villaggi vicino Macon. Grande capacità di far sentire suo stile molto diverso e originale.
Terreno sileX, alluvionale classico a sud e più calcareo e argilloso con vigneti Macon e Vire Clesse. Parlo molto
del suolo che deve assomigliare ad una spugna che abbia riserve e grande vita microbica. Non ci sono zone
migliori di altri qui ma ogni terroir ha sua espressione da rispettare con diverse parcelle, vini di diversa
potenza. Poco lavoro su suolo ma limitare erbe , favorire ombra, muffe, batteri funghi devono essere i princpali
attori che lavorino sul suolo. SO2 pochissima, 30-35 in tutto di cui 7 libera, fermentazioni spontanee, lieviti
indigeni, sempre più togliere e levare. Vini “digeste” ovvero che si bevono benissimo senza problemi di
digestione e consumo.


Vire Clessé Domaine Valette 2003
12 mesi di barrique, 36 mesi botti grandi o vasche. In commercio da poco! Affumicatissimo quasi riesling bocca
speziata, pepe rosa, albicocca essiccata, ananas, thè al bergamotto, bocca bellissima, leggermente amarognola ma
ne berresti una secchiata, forse solo un pò di alcol in sottofondo che turba un bellissimo equilibrio  89

Poully-Fuissè Domaine Valette 1999
sentore un pò di straccio bagnato, ginestra al sole, pesca gialla sciroppata, molto dolce e carezzevole, bocca  sontuosa da riesling rheingau, finale sapido nel fruttato, quasi lychees e rosa, bellissimo 93

Jean Marie Guffens, grande personalità, non facile da approcciare ma da conoscere. Fine anni ’70 , contagiosa
ricerca della qualità, forte capacità dialettica e provocatore, sveglia dal torpore degli anni ’80, pouilly fussè
si vendeva bene da solo. Lui arriva e scompagina verso lavoro più radicale, vini che raccontano eccellenza per
una AOC che fino ad allora non ci aveva pensato… Vini dritti e reattivi per tempi molto lunghi, quadro più
sfumato delle realtà dell’aoc, più orientata all’invecchiamento.

Poully-Fuissè Domaine Guffens-Heynen 1998
Molto speziato e minerale, quasi da Montrachet, nocciola e arachide, zafferano piacevolissimo, crema pasticcera,
in bocca è sapidissimo e quasi sontuoso, molto persistente con note agrumate fresche 94

Poully-Fuissè Domaine Guffens-Heynen 1993
naso di burro alle erbe aromatiche, fieno leggero, noce moscata appena accennata, molto in punta di piedi e fine.
In bocca leggera ossidazione, sembra un pò stanco ma è di un equilibrio notevole. Nota citrina che si fonde  benissimo nel minerale, sembra quasi di mangiare un’ostrica con il limone… 86

Vernaccia di San Gimignano

Vernaccia di San Gimignano Cappella Sant’Andrea Rialto 2007
Lieve e di camomilla, erbe di campo, lieve tessuto umido, bocca divertente, delicata ma tipica vernaccia semplice
accattivante e completa. 83

Vernaccia di San Gimignano Tenuta le Calcinaie Riserva Vigna ai Sassi 2006
Simone Santini, questa riserva viene dalla vigna più antica dal 1997, vernaccia e chardonnay, mosto pulitissimo, biologico già dal 1995, acciaio e bottiglia. Naso intrigante, speziato zafferano e curry, pesca bianca, mora di gelso, bocca sapida, persistente nel minerale  poco nel fruttato, bel floreale, corpo niente male riempie il palato. 83

Vernaccia di San Gimignano Fontaleoni Vigna Casanuova 2005

Matteo Troiani, under 30, azienda nata nel 1959 dalle Marche, produzione dal 1980, loc. Santa Maria vicino Certaldo, 30 ettari vigneto di cui 17 a Vernaccia, selezione dal Vigneto Casanuova impasto argilloso. Imbottigliato Maggio, niente legno, solamente acciaio e bottiglia. Profilo leggermente ossidativo, miele , tiglio, gelsomino floreale, ananas, bocca particolare in evoluzione ma  solida, di pesca e albicocca, accenno minerale e iodio. 84

Vernaccia di San Gimignano San Quirico Riserva Isabella 2004
Andrea Vecchioni, già un nome “storico” per coraggio e voglia di puntare alto, mostrando dove la Vernaccia può arrivare specie nelle potenzialità evolutive. Isabella è nome della figli, ormai riferimento per il mercato. Enologia avanzata, decantazione a freddo dei mosti, fermentazione mosto pulito, lieviti selezionati, temperatura controllata per la fermentazione in botte da 23 hl, pochissimi ceppi per ettaro (4000). Naso bellissimo speziato, noce moscata e curry, pepe, ginestra, mineralità bellissima, il più borgognone di  tutti. Bocca appena evoluta, decisa e ricca, frutta piena, finale leggermente austero ma accattivante. La più borgognona di tutte, bella davvero. 94

Vernaccia di San Gimignano Poggio Alloro Le Mandorle 2003
Sarah Fioroni,  a 5km dalla città, 100 ettari di cui 20 a vigneto, originari delle Marche, proprietari dal 1971, anche carne, miele… Nome da un vigneto cento anni fa piantato a mandorli,  2000 bottiglie soltanto. Fermentazione affinamento 3 mesi in barrique e poi commercializzato. Seconda annata prodotta con il legno. Naso di alloro e lieve fieno, frutta candita, agrumato di arancio e mandarino stupendo, resina di pino, bocca  bellissima come equilibrio, sapidità ben presente, finale carnosissimo, ottima. 91

Vernaccia di San Gimignano Panizzi Riserva 2002
Nome ormai storico, Gianni Panizzi: in Italia non puoi vendere un vino dopo 4 anni dalla vendemmia, purtroppo dobbiamo vendere sempre al massimo uno o due anni. C’è sensibilità da sviluppare nuova e più profonda. Fermentazione e invecchiamente in legno per la riserva, da vari vigneti. Un pò di straccio bagnato in apertura poi si apre a fiori di campo, lychees, tiglio e spezia piccante. Bocca  freschissima di una giovinezza impressionante, un tuttuno tra alcol minerale e vitalità, notevole anche se manca  un pò di frutto e si appiattisce molto sul minerale. Ma per i patiti del “sasso” è una festa completa. 90

Come sempre questi confronti sono un pò impari ma viene sempre fuori qualcosa di buono ad esempio mostrare come certi sforzi anche antieconomici possano portare a vini di classe ed eleganza di livello internazionali. La vernaccia non è lo chardonnay, per fortuna ci viene da dire, e tutti i vini mostrano tratti evidenti di terroir e caratteristiche di fondo connaturate a San Gimignano.

Vini che in gioventù possono sembrare solo semplici ma che già contengono in nuce elementi che li garantiranno una lunga e profonda vita. Nei casi più alti, si parla di vini accattivanti floreali e fruttati da giovani con quella speziatura che non li rende banali, e con il tempo una personalità che viene fuori e che esalta il terroir che li produce e il coraggio di chi punta su questa denominazione che non permetterà la gamma di espressione della Borgogna ma certo potenziali di sviluppo grandi e interessantissimi.