Monthly Archives: agosto 2007

Twitter: il cinguettìo di Burde 2.0

twitterAl solito non so resistere ad ogni servizio nuovo 2.0 che nasce su internet! Complici stavolta gli amici di Vino24 e un loro bel post sull’evoluzione della comunicazione sul vino mi sono infatuato di questo servizio che AL MOMENTO ha tante promesse e tante proposte di utilizzo e pochi utilizzi che ancora (secondo me) ne sfruttino appieno il potenziale. Nasce, come tanti altri servizi 2.0, come giochino per ragazzi che vogliono comunicare al mondo cosa stanno facendo in un dato momento e permettere così ad altri, che sono in contatto appunto tramite Twitter, di raggiungerli o commentare. Chi vuole può aprirsi un account su Twitter ovviamente gratis e cominciare quando gli pare a scrivere messaggi di MAX 144 caratteri (e qui sta il bello!). I messaggi verranno inviati sulla pagina twitter web dell’utente e sempre come messaggio web a chi si è iscritto al twitter di quell’utente. Gli utenti iscritti ovviamente possono anche ricevere gli aggiornamenti via sms sul loro cellulare che può a sua volta anche essere usato per inviare a twitter aggiornamenti sul proprio canale. Quindi come vedete una integrazione perfetta tra web e telefonini…
Le applicazioni, almeno in teoria, possono essere infinite, dalla scuola per ricordare agli studenti i compiti da fare o per segnalare un evento, una trasmissione… Insomma ogni notizia che valga la pena di essere trasmessa via sms o via web a tutte le persone che vogliono seguirvi.
Noi da Burde abbiamo deciso (forse per primi nel mondo..) di usarlo per comunicare ai nostri clienti il piatto del giorno piuttosto che un abbinamento da sperimentare o anche un vino da consigliare. Il tutto sempre in 144 caratteri, sfruttando magari TinyUrl per inviare link in maniera più risparmiosa di spazio.
Per ora ovviamente non abbiamo molti “seguaci” però non siamo ancora partiti con la promozione “vera”.

Si tratta di una di quelle iniziative che però ha già un seguito enorme e pure tentativi di imitazione e servizi simili con altre caratteristiche ma che ne imitano lo spirito e l’idea originaria: comunicare da uno a molti gratis e solo a chi vuole e soprattutto come si vuole. Del resto i vari servizi via sms sono percepiti tutti come invasivi e impossibili da gestire (oltrechè costosi da utilizzare per chi manda gli sms e spesso anche per chi li riceve). Twitter ha invece il dono della scalabilità dell’informazione, sia per chi la manda sia per chi la riceve. Col tempo e con il successo, vengono poi fuori servizi associati sempre più interessanti come quello che permette di selezionare solo cinguettii di un certo argomento o da una certa zona del mondo o da certe persone…e nascono anche iniziative particolari con joint venture “giovani” come quella recentissima con MTV.
Però a me per esempio ricevere un sms che mi dice che da qualche parte c’è una bella bistecca fumante ad aspettarmi con accanto un bel bicchiere di vino mi metterebbe una gola…

bisteccavino nipozzano

Per ora anche ci vado cauto con Twitter e seguo “solo” Antonio Tombolini di Simplicissimus, Vino24 e il twitter di Giovy, vecchia volpe informatica di cui vi consiglio il blog per scoprire (come faccio io!) sempre nuovi servizi interessanti 2.0 e non.

Carl Reh Riesling Auslese 1989 wine video tasting

carl reh rieslingThis started as a joke from my wife’s parents…but it ended like a good and formativa tasting! It’s always difficult to find good and old German Riesling due to a too recent discovery of the fantastic aging possibilities of this grape variety. Here it is how it was! Shiny and deep gold color. On the nose lime and ceddar mixed with sagebrush and pine sap. On the palate, golden apples, ginger and minerality, apricot, raisins and a sweet note of honey.
Click here fot the overstream subtitled wine video tasting!
The fruit is still very present and gives the wine an unexpected vitality. A lot of acidity left makes a good balance with the low alcool (8%). A great body gives a sensation of complexity and fruitness to the wine but in the end it gives a good example of what it is “mineral” for a german Riesling. We tried to drink with fresh pasta and zucchini but we preferred it with the sweet zuccotto ice cream cake that we tasted after the pasta. Look out in Germany for wine like these, often they comes out with a vary affordable price since in German they prefer to drink younger (and not so fantastic well balanced) Rieslings!
And if you ask for a good start, try Mosel Saar Ruwer in the beginning and when you are ready, check out for the fantastic Rheingau Riesling, expecially the one with the Erstes Gewaechs label on the bottle…
Note for the not-so-german, “Erstes Gewachs” stands for “Grand Cru“.
riesling color

Cosa bevono davvero gli americani…ecco domani Italia IGT!

winemetricsAl di là di annunci e roboanti cifre dei nostri esportatori ecco una bella classifica realizzta da Winemetrics e tratta da Vinography che riporta a suo valta l’esito id un report piuttosto curato sui consumi in volume di bottiglie nella ristorazione americana…
Il nostro campione è CAVIT! e su questo dovremmo essere contenti visto che nei top 25 l’unica altra azienda italiana è Ecco domani, conosciutissima in USA con etichette semplici d’impatto e modaiole (la parola “fashion” compare nel sito molto più di “wine”…) che sembrano essere uscite dal manuale del perfetto bocconiano! Uso del claim, frasi a effetto, messaggio chiaro, logo accattivante…eccodomani
Tanto di cappello a Fabrizio Gatto che è l’enologo dietro a questi vini che in effetti sembrano incorporare quello che gli americani chiedono all’italia ovvero moda e vino abbordabile e semplice da consumare…
Tanto semplice che, addirittura saltando tutte le nostre discussioni su Italia IGT, sono già arrivati alla DOC Italia…
Ecco come appare qui la scheda del Chianti Ecco Domani:

Varietal Content: Sangiovese 90% – Merlot 10%
Appellation: Italy
Alcohol: 12.6%
Residual sugar: 0.19 g/100ml
Total acidity: 0.56 g/100ml
pH: 3.6

Avete letto bene “appellation Italy”!
e allora mi sa che la questione se una IGT Italia deve nascere si risolve da sola…

p.s.
mi sono gustato un pò il sito di Cavit, secondo me fatto parecchio bene e persino con dei bei video (anche se un pò troppo agiografici) con le degustazioni dei vini! Bravi!!! Peccato che gli devi praticamente dare anche il codice fiscale per poterli vedere…
p.p.s
rispondendo a Slawka, il vino fatto per il mercato esiste davvero ed è pure italiano!!!

Baccalà alla fiorentina

baccalà provvisorioIngredienti: baccalà sotto sale e “ammollato” (un filetto ogni 4 persone), farina, olio extravergine di oliva toscano, aglio, pomodori freschi o pelati.

Con un panno asciugare bene il baccalà per non pregiudicare la riuscita della frittura.
Tagliatelo a pezzi non tanto piccoli, infarinateli e friggeteli in una padella di ferro con parecchio olio di oliva extravergine toscano.
Intanto a parte in un’altra padella far colorire qualche spicchio d’ aglio in un po’ d’olio, stando attenti a non superare il colore biondo, aggiungere 2 o 3 pomodori freschi o pelati e fateli cuocere per una ventina di minuti.
A questo punto sistemate il baccalà fritto su questa salsa di pomodoro e fatelo insaporire a fuoco moderato per 5-10 minuti rigirandolo un paio di volte.
Prima di toglierlo dal fuoco, ma proprio all’ultimo momento, aggiungete, se volete “passare” alla versione livornese, un po’ di prezzemolo tritato.

Frescobaldi Mormoreto IGT Toscana 2003 wine video tasting

mromoretoHere we are with a “typical” Cab-based supertuscan, this time coming from an ancient DOC like Chianti Rufina. Here Frescobaldi produces the world famous Castello di Nipozzano Riserva and the cru Montesodi based mainly on Sangiovese. But the terroir here has proven to be good for another grape variety like the Cabernet Sauvignon, here as its best yet a little bit too young…(will be perfect in 2-3 years)
Click here for the Mormoreto video tasting subtitled in english!
Sempre un grande vino da Frescobaldi questo Mormoreto che piacerà a tutti gli amanti del Cabernet Made in Tuscany…per tutti gli altri sapete cosa aspettarvi…mirtillo, more, marmellata e una certa eleganza che ha bisogno di un paio di anni di affinamento in più. Comunque per essere un 2003, suona fresco e delicato, per niente facile con quel caldo!

Ferragosto in casa Gori

Oggi è ferragosto e tra poco come è tradizione la nostra famiglia si ritroverà intorno a una bella tavola imbandita, in terrazza. Il menù prevede l’anatra ripiena come faceva l’Irene (la “regina dei fornelli” di Burde) cotta in forno insieme alle patate e alle cipolle: una vera delizia!
Ci berremo un bel pinot nero, il “Nero al Tondo” 2000 di Ruffino , uno dei protagonisti della serata di degustazione “alla cieca” di pochi mesi fa.
Non è previsto il primo piatto perchè non vogliamo, come si dice, “sciuparsi” per il secondo ma il dolce sì. Non si può pensare di non finire in dolcezza e allora perchè non mangiare il buonissimo zuccotto di Burde fatto seguendo la ricetta tradizionale che prevede anche un po’ di ricotta oltre alla panna e naturalmente l’alkermes, il liquore rinascimentale che deve il suo colore a un insetto, la cocciniglia, che ho scovato dal Bizzarri, il mitico negozio di via Condotta dove quando entri sei avvolto da quell’atmosfera particolare che ti sembra di essere nelll’antro di una strega.
Lo zuccotto si sposerà alla perfezione con il Moscato d’Asti Moncucco di Fontanafredda. Un buon caffè e il limoncello casalingo chiuderanno il pranzo e accompagneranno le nostre chiacchiere all’ombra dell’invadente ma bellissima rosa mermaid.

Anatra ripiena come faceva l’Irene

ANATRA RIPIENA come faceva l’Irene

Ingredienti:
1 anatra
200 gr. di carne di vitello macinata
200 gr. di carne di maiale macinata
1 fetta alta di mortadella di Bologna
1 fetta di pane raffermo imbevuta nel latte
parmigiano grattugiato
2-3 uova
aglio e prezzemolo tritato
olio extravergine d’oliva, sale, pepe
cipolle di Tropea non troppo grandi
patate

Preparazione:
Fiammeggiare bene l’anatra, lavarla e asciugarla anche all’interno.
In una terrina mescolare le carni macinate con 2 cucchiaini di aglio e prezzemolo tritati, il parmigiano, le uova sbattute, la mollica di pane strizzata bene e la fetta di mortadella tagliata a dadini e aggiustare di sale e pepe.
Riempite con questo composto l’anatra e cucitela con un filo.
Legatela bene con uno spago e fatela rosolare in una casseruola con l’olio, dopodiché mettetela in una capace teglia da forno insieme alle cipolle che salerete a parte e lasciatela cuocere per 1 ora e mezzo circa a 180-200°, rigirandola ogni mezz’ora.
Dopo una trentina di minuti unite le patate tagliate a dadi e proseguite la cottura.
Aspettate un quarto d’ora prima di tagliarla per dare modo ai liquidi della carne di rientrare al loro posto e presentatela su un vassoio circondata dalle fette del ripieno.

Classe di ferro: Chianti Classico San Donato in Perano 1973 (Gaiole in Chianti)

etichettaAl mare come vedete mi sono portato i compiti per le vacanza…ovvero tutti quei vini che nel normale tran tran di tutti i giorni non riesco a (de)gustarmi come vorrei, me li cumulo in una cassetta che porto con me in vacanza, tempo notoriamente in cui si dovrebbe avere qualche minuti in più per le funzioni preferite. Nel mio caso, provare vini fuori dal solito. E l’occasione stavolta viene da un intervento di un mio lettore Andrea Pagliantini che ha riconosciuto nella foto dei vini che avevo raccolto per il mio 34° compleanno qualche settimana fa un vino del Chianti Classico cui suo padre aveva lavorato e che aveva sempre dipinto come favoloso e soprattutto uno di quei vini “fatti come si facevano una volta, cioè con l’uva”.
Luoghi comuni a parte, è sempre interessante e istruttivo per un sommelier cimentarsi con annate così vecchie perchè colore, profumo e struttura dei vini sono così stravolti da costringerti a rivedere alcuni dei canoni usuali di degustazione dei vini. In particolare riscoprire una serie di descrittori aromatici veramente difficili da utilizzare se non in verticali molto profonde.
Ma vediamo cosa è rimasto di questo Chianti di ben 34 anni fa…
Innanzitutto due righe sulla conservazione. Si tratta di una bottiglia che ho trovato in cantina da Burde la cui temperatura varia tra i 15° invernali e i 22° estivi con umidità ideale intorno al 65%. tappo san donatoSi trova in cantina da Burde almeno dai primi anni 80 ma proveniva da una collezione privata di cui ignoro dati di conservazione. Assaggiare questo vino era quindi sia provare le capacità della cantina di Burde (arrivata intorno ormai alle 10mila bottiglie…) e anche capire cosa era il tanto vituperato Chianti degli anni 70 (ovvero quello pre-Tignanello). Il tappo si è presentato coperto di muffa e altro materiale nerastro polveroso ed era piuttosto cedevole ma al momento di girare il verme del cavatappi al suo interno ha offerto una certa resistenza e soprattutto si è udito un distinto “ssss” di fuoriuscita d’aria che mi rincuorato sul fatto che comunque aveva retto nel tempo.
colore san donatoIl vino si è presentato di un ovvio color marrone granato con lampi mogano piuttosto intriganti, non arancione o ossidazione spinta per intenderci.
Al naso stranamente si è aperto quasi subito e ha cominciato a spandere profumi decisamente piacevoli!
Grande è stata la mia sorpresa perchè mi immaginavo di dover aspettare almeno qualche minuto…invece ecco che una netta nota di prugna secca si faceva strada tra sentori di leggero goudron e deciso humus e sottobosco autunnale. Col tempo dal bicchiere sono usciti anche thè nero, fiori essiccati, un bellissimo aroma di sandalo, e tutt’intorno si delineava un quadro ancora più suadente di ferro, castagne, anice, paraffina. Tutte note degne di un gran Sangiovese, sicuramente aiutato da un pò di Canaiolo (ma anche qualche uva bianca ci sarà stata di sicuro). Note di profumi che in effetti ricordano più un Brunello che un Chianti Classico! E volendo fare un esempio più vicino, molto simili a quelli che ho sentito di recente alla Verticale di Bucerchiale della Fattoria Selvapiana alle Corti a San Casciano dove un grandioso 1966 tolse il fiato a tutti gli intervenuti (anche lì Sangiovese, Canaiolo e Trebbiano, però Chianti Rufina, più avvezzo a certi exploit di longevità). Tra l’altro, nel mio San Donato era presente anche il bellissimo profumo di “cesto di selvaggina morta” coniato dal grande Paolo Baracchino
In bocca, il San Donato 1973 (devo scriverlo di nuovo per crederci!) ha dimostrato una bevibilità estrema con una acidità ancora presente in grado di bilanciare insieme ai tannini il grado alcolico e far sì che il vino si dimostrasse anche al gusto inequivocabilmente VIVO e capace di regalare emozioni. bistecca san donatoHa deliziato la nostra cena a base di bistecca alla fiorentina la cui succulenza era ben gestita dal tannino e dall’alcol residuale. Certo il corpo non era più quello di un tempo ma faceva comunque bene la sua parte. Persistenza nell’ordine dei 4-5 secondi con nota di liquiriza netta, tabacco da masticare e marcata sensazione calorica al palato.
Che dire? Di sicuro non era un vino che all’epoca rientrava tra quelli considerati da conservare per decenni, frutto anche di un’annata buona ma non certo eccezionale…insomma un vino da tutti i giorni, da bersi giovani con due anni o 3 sulle spalle…e invece di anni ne sono passati 34 e questo vino sta ancora qui in piedi accanto a me ed è vivo e vitale, capace di dare una emozione rara alla mia tavola. Dico solo grazie al babbo di Andrea Pallantini di aver lavorato così bene allora e soprattutto continuo a pensare che togliere la possibilità di usare le uve bianche dal Chianti Classico sia stata più una mossa politica che enologica…

Le bollicine dell’Oca…le scelte di Armando Pardini

Uno dei piaceri preferiti di un sommelier (a parte ovviamente bere e assaggiare) è quello di andare in un locale famoso per la sua carta dei vini, curatissima, completissima ed enciclopedica (anche come formato stampa) e poter dire al povero malcapitato sommelier di turno: “faccia lei…”.
Del resto un sommelier se no che ci sta a fare? La sera arriviamo sempre stanchi e affamati e di tempo da perdere con le carte dei vini in genere se ne ha poco e a meno che non si voglia stupire un commensale con la nostra conoscenza di un rarissimo vino della carta, preferiamo sempre affidarsi alle cure di chi in teoria quei vini li ha scelti.
Ad Armando, oltre a chiedere “faccia lei” ho anche richiesto di presentarci 3 tipi diversi di champagne particolari possibilmente non uvaggio (quindi fatti con un vitigno solo) e non millesimati (questo perchè la considero una tipologia “invernale”). Ho aggiunto Poi che non volevo grossi nomi ma possibilmente piccoli produttori semi artigianale e non spendere un capitale…
Il che è frustrante quando in carta hai la creme de la creme della bollicina francese ma tant’è…
brochot meunier
Siamo partiti con questo Pinot Meunier in purezza di Andrè Brochot che ci ha piacevolmente deliziato con una bollicina fittissima (anche se un pò grossolana), robusto di corpo ma delicato di aromi e profumi, tutto giocato sul frutto pesca e albicocca con un lievito leggero e quasi dolce. Come Roberto Bellini ci insegna, netto e distinto abbiamo anche sentito il mitico sentore di “pinolo”, spesso presente nei Pinot Meunier. In bocca mostrava anche una bella sapidità che lo ha reso perfetto sui pici al pesce e fagioli.
lancelot blanc
Come secondo vino Armando ci ha proposto questo FAVOLOSO blanc de blancs da Chardonnay in purezza, Lancelot Royer , una selezione speciale (non più di 5 mila bottiglie/anno) per un artigiano che tiene i suoi vini di riserva in 3 botti di 30, 60 e 90 anni di vita…fa quasi tutto a mano e distribuisce non più di 30mila bottiglie all’anno in totale. Al primo naso è stato veramente da brividi con una particolare unione di nocciola burro e aromi floreali tipo mughetto ginestra e sentori decisi di pasticceria. Tutto intorno spezie invitanti e una nota di miele in sottofondo, Insomma un capolavoro!
pinot nero  boyer Il terzo champagne proposto è stato un Pinot Nero in purezza, la Cuveè Reserve di Bauser Les Riceys per i commensali l’archetipo dello champagne con i suoi profumi fruttati quasi di lampone e frutta rossa mescolati a note di gesso e croissant caldo. Sembrava in effetti un Veuve Cliquot un pò più deciso, comunnque complesso e avvincente, però a mio avviso il precedente era superiore (ma qui più sulla qualità oggettiva si va sui gusti personali!).
vintipodi greco di bianco
Sul finire mi sono imposto sugli altri commensali (che volevano smettere di bere…) e ho ordinato di mia iniziativa un vino dolce calabrese, curiosamente il vino dolce italiano meno costoso di quelli in lista) un rarissimo Greco di Bianco Passito 1997 di Vintripodi. Capito spesso in Calabria e pure lì non è facile trovare veri greco di bianco e quindi trovarlo a Viareggio mi è parso curioso. Il vino era color mogano con una bella consistenza e riflessi ambrati bellissimi. Al naso poca o nessuna ossidazione ma tanta spezia come sandalo e liquirizia con poi note di frutta secca (datteri, albicocca) a fare da dominante. Note di miele e caramello completavano il quadro che comunque di minuto in minuto cambiava notevolmente. Soprendente la freschezza in bocca e la scorrevolezza del vino che ne facevano un fine pasto di assoluto livello.
Che dire? Se ai 3 champagne qui descritti aggiungere un ottimo champagne rosè in apertura servito con le entreè, io direi che abbiamo bevuto benissimo senza spendere una fortuna e facendosi un bel giro di quello che lo Champagne offre oggi.
Qualcosa che però va un pò cercato, come hanno fatto Armando e Adolfo direttamente in Francia e gli siamo grati per aver pescato delle perle interessanti. Quanto da me come sommelier ad Armando va un grande Grazie per avermi fatto sentire nella mia cantina e una grandissima INVIDIA PROFONDA per tutte quelle bollicine che è costretto a bere ogni giorno!
Non so se le cambierei con i “miei” sangiovesi”, però ogni tanto…
Per ora grazie Armando e grazie Adolfo, alla prossima!
adolfo

Da Burde…all’Oca Bianca!

ocaCome minacciato tempo fa ieri sera sono stato a cena con moglie e amici alla mitica Oca Bianca di Viareggio. La scusa ufficiale era quella di salutare Adolfo Giannecchini, sommelier AIS e mio collaboratore sul sito regionale AIS Toscana (così svelo il conflitto di interessi…) e fresco neo direttore del locale ma soprattutto c’era la voglia di fare una bella mangiata di pesce cucinato come si deve e di bere champagne ultra selezionato. Ecco direi che il più grande complimento che posso fare ad Adolfo è quello di avermi
fatto sentire più che a casa, coccolato e accudito in maniera tenera e professionale allo stesso tempo. (A parte la povera Claudia che si ricorderà le sue battute per un pò…). Mi aspettavo un locale ovviamente lussuoso e chic ma come tanti di questi anche un pò di freddezza e invece direi che l’aspetto maggiormente positivo della serata (tra l’altro siamo stati a tavola dalle 20 alla mezzanotte e mezzo!) è stata proprio l’accoglienza e il modo in cui gli ospiti sono trattati. Non so se Adolfo lo prenderà come un complimento ma all’Oca bianca si mangia come ad un ristorante di gran classe ma si sta come in una trattoria di quelle di una volta.
E gran parte del merito di questa sensazione va proprio al cibo che non cede mai al gusto del nuovo e del creativo ad ogni costo ma anzi tiene sempre presente che la gente la sera a tavola vuole soprattutto MANGIARE (lo so sembra una banalità ma non lo è!). E mangiare vuol dire sentire i sapori dei cibi, apprezzare qualche invenzione particolare ma rispettosa degli ingredienti.
Abbiamo scelto il menù degustazione (55 euri) composto da 4 antipasti 2 primi e un secondo poi ovviamente abbiamo rimescolato un pò il tutto per assaggiare quanti più piatti possibili. panzanella mareCome antipasto abbiamo assaggiato una particolarissima panzanella di mare veramente ottima, semplice ma gustosa con sapori forti (cipolla) e tenui (gambero) benissimo amalgamati nel pane e nella salsina che lo accompagnava. cecinaMolto carina anche la mitica cecina (quasi buona come quella di Atos…) presentata in un bel tegamino con sopra filetti di baccalà e una strisciolina di pancetta croccante. Altro antipasto molto apprezzato sono stati i gamberoni con pompelmo rosa serviti tiepidi che erano veramente ben combinati e presentati in maniera molto invitante (lo so le foto sono tutte di piatti già in parte mangiati ma i miei commensali non riuscivano a trattenersi!!!) gambeorno pompelo. Buonissimi erano anche i maltagliati pomodoro e cozze (purtroppo mi manca la foto) e anche i taglierini con i frutti di mare e fiori di zucca. Alle girls presenti sono piaciuti un sacco i pici con fagioli e totani, delicati al gusto ma importanti come struttura in bocca, un misto mare-terra veramente azzeccato. pici oca .

Ma l’applauso più grande della serata va al grandissimo classico del locale ovvero Foie gras con Scampi e aceto balsamico. foie grasDevo dirvi che dopo il post di Kela Blu sul Foie Gras mi ero ripromesso di non mangiarlo MAI più ma ieri sera la tentazione è stata talmente forte che non ce l’ho fatta a resistere: il piatto era incredibilmente ben equilibrato, intenso e delicato allo stesso tempo con lo scampo dolcissimo che trovava nel foie gras struttura e forza che si stemperavano nel balsamico ben dosato. Insomma, un capolavoro!
gallinellaGiusto il tempo di veder passare un trasporto eccezionale con sopra un immenso yacht sotto il ristorante verso la darsena ci siamo ripresi con una gallinella lessata con pomodori patate e zucchine che aveva un sapore di mare così semplice e intenso da lasciarci veramente a bocca piena…Era delicata e con un gusto rosa particolare che ti accarezzava il palato eppure la continuavi a gustare per dei minuti…veramente bravi!
Sul finale di serata Adolfo ci ha poi distrutti con un vassoio di bomboloncini fritti al momento serviti con panna e crema pasticcera ottimi e per niente pesanti (che per mister bomboloncino è un gran complimento!). Caffè ottimo, tostato poco, mediamente amaro, nei profumi di nocciola e frutta candita, degno coronamento di una cena difficilmente dimenticabile…
bomboloncini
Ah cosa dite? cosa abbiamo bevuto? Questo post era troppo lungo già così che ho deciso di fare un articolo apposito…per dedicare ad Armando e alla sua scelta di Champagne il posto che si merita!