Monthly Archives: settembre 2007

Gli altri vini della (bi) settimana: Ornellaia!

serre nuoveOltre al Biondi Santi Greppo 2000 nella cantina di questo inizio Settembre spuntano altri interessanti bicchieri. Vi segnalo le Serre Nuove dell’Ornellaia, non esattamente una mia scoperta ma sempre una bella bevuta. Il 2004 in quel di Bolgheri è stata una di quelle annate dove come dice anche Leonardo Raspini (direttore di Ornellaia) la natura ha fatto tutto da sè. Però è anche vero che se non sono straordinari i vini di queste annate c’è qualche problema sul serio…Uvaggio “tradizionale” per Bolgheri, ovvero 40% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 15% Cabernet Franc, 5% Petit Verdot con appunto questa aggiunta di Petit Verdot Questo 2004 è tanto rosso porpora che sembra quasi un malbec, riflessi color melanzana veramente belli. I profumi vanno dalla cipria alla ciliegia matura con del lampone che spicca su uno speziato balsamico. Direi da bersi subito senza indugio, magari osandolo anche leggermente fresco (16°) visto che i tannini sono già ben integrati e non mordono più di tanto e soprattutto per contrastare i 14 e passa % di alcool che fanno sempre un certo effetto! Quando la temperatura si alza, ovvero se lo degustate intorno alla temperatura ambiente 20-22° (quando va bene…) diventa molto scomposto e mollaccione con un alcol che sovrasta tutto e rischia di compromettere l’insieme. Contrariamente a quanto letto in giro a me non dispiace ogni tanto assaggiare vini così “addomesticati” e levigati. Certo l’Ornellaia 2004 che ho assaggiato lo scorso maggio in “quasi” anteprima alle Corti, è tutta un’altra musica ma anche tutt’altro portafoglio! A proposito di portafoglio, sarò venale, ma vi ricordo che praticamente solo da me lo potete ordinare al tavolo a 29 euro la bottiglia (750) e 6 euro al bicchiere. Oggi alcuni lo hanno bevuto su una bistecca ma ha fatto miglior figura sullo stracotto in umido di altri clienti cui, magia dell’abbinamento, è piaciuto molto di più che agli altri.

La vendemmia anticipa e noi rimandiamo

fontodi logoPiccola comunicazione di servizio.
Come ormai da ogni dove sapete la vendemmia quest’anno è (leggermente) anticipata e questo ha creato un pò di problemi con le solite promozioni vinicole autunnali. Nel nostro piccolo, l’attesa serata con Fontodi e la verticale diFlaccianello è stata rimandata più in là nella stagione quando i Manetti avranno un minimo di tempo in più…
Per adesso se volete assaggiare i vini di Fontodi in anteprima, non vi resta che andare a Panzano il prossimo weekend 14-16 settembre con in degustazione tutte le meravigliose realtà della conca d’oro fiorentina (ebbene si, almeno questa zona del Chianti è nostra e non senese!!!). (Inoltre, nella nostra cantina abbiamo Flaccianello 99 00 01 e 03 a 39€ la bottiglia, anche al tavolo!)
Per le serate da Burde, prendete nota del nuovo calendario delle nostre serate che inizieranno quindi il 5 Ottobre con la mitica verticale parallela dei Cabreo Bianco e Rosso dei Folonari, ospite Giovanni Folonari stesso!

Wine tasting in UZBEKISTAN?!?

wine tast uzbek 1Noi in Toscana siamo stati tra i pionieri del turismo gastronomico ma non abbiamo idea del fatto che ormai il vino è un motore turistico globale che non “risparmia” paese alcuno. Un nostro affezionato cliente (Francesco Romiti ) è stato in un bel viaggio alternativo ai soliti flussi italioti (tant’è che di italiani ne ha visti pochi, incredibile!) in Uzbekistan, ex poverissima regione CCCP e adesso lo stato più popoloso dell’Asia centrale con i suoi 25 milioni di abitanti. La sua posizione dal punto di vista enologico è “strategica” almeno per il fatto che si trova appunto in mezzo alla culla della Vitis Vinifera il cui succo allieta i nostri banchetti. Non siamo ai livelli della Georgia dove già ci sono cantine famose e distribuite in Italia (di recente ho assaggiato un ottimo Rkatsiteli Grand Cru Tsarapi della Velier, scoperto da Nicolas Joly ) ma a quanto mi racconta Francesco, le cose un pochino si muovono perfino laggiù! E se anche su internet si possono prenotare “wine tasting” ecco cosa dovete aspettarvi nel racconto del “sopravvissuto” Francesco.
Non ritengo assolutamente di essere un degustatore provetto e tantomeno organizzo i miei viaggi, mia vera passione, a seconda delle degustazioni o dei vitigni.
Mi è capitato però in questo ultimo viaggio in Uzbekistan, di poter partecipare inaspettatamente ad una “wine tasting” di vini locali.
A dire il vero è stata una vera esperienza.
La città era Bukara, bellissima e affascinante, e quella sera c’erano “solo” 38 gradi anche se il sole era già calato da un paio d’ore. All’interno di una ex Madrassa – termine per definire una scuola dove si insegna il corano, in pratica un cortile circondato da piccole aule – siamo stati invitati ad entrare in una stanzetta, non più di 16 mq., per partecipare ad un assaggio di vini. L’ambiente era molto elegante e ordinato: tavoli apparecchiati, bottiglie ben disposte e immagini al muro… niente finestre e tantomeno impianti di areazione eccetto un ventilatore sparato al massimo… Abbiamo iniziato a sudare!

locale uzbekoIl programma prevedeva l’assaggio di 8 vini. Eravamo in quattro, due di noi erano totalmente astemi e si sono arresi al primo assaggio, noi invece abbiamo continuato a sudare… la terza ha dovuto arrendersi al terzo assaggio dato i postumi da un malessere lampo della mattina stessa… io ormai ero in un bagno di sudore… Con grosso dispiacere del gestore ho dovuto cedere anche io al quinto assaggio… a digiuno con quel caldo, niente aria e anche io con dei postumi di un piccolo disturbo era impossibile bere ancora!
vino uzbwkoMi è dispiaciuto però dire “no grazie!” quando il gestore ci ha chesto se volevamo comprare una bottiglia da portare alla cena in famiglia uzbeka dove eravamo diretti. A dire il vero avrei voluto rispondere: “ma non lo vedi come siamo messi? Siamo cascati uno ad uno come birilli!”
Un commento sui vini? Non ho molta esperienza in merito, comunque, nonostante che qualcuno di quelli assaggiati avesse vinto qualche premio, non mi sembravano eccezionali, o perlomeno mi hanno dato l’idea di essere un po’ estremi, indecisi o truffaldini, nel senso che mi sembrava macassero di equilibrio tra olfatto e gusto, mai l’uno confermava l’altro. Ma non sono io a dover dare dei giudizi in merito…
Il viaggio invece… merita!

Grazie Francesco per il racconto…Vi rammento alcune delle varietà comuni di uve in Uzbekistan: Bayan-Shirey, Rkatsiteli, Saperavi, Morastel, Muskat, Aleatiko, Kabern e altre più esotiche come Asyl-kara, Khindogny, Mtsvani, Kuldjinski,Soyak, Bakhtiori and Bishty.
Di queste personalmente ho assaggiato (non uzbeke) il Rkatsiteli georgiano e un ottimo Saperavi (rosso) che però era barricatissimo quindi del frutto si intuiva poco.
E capisco quindi cosa vuol dire Francesco quando parla di “vini truffaldini”…quanto al gusto, almeno per come me li ha descritti a parole credo che fossero molto sbilanciati verso le componenti dure, ovvero acidità mentre al naso erano comunque molto piacevoli di qui il grosso contrasto una volta assaggiati.
Le frontiere del vino sono infinite…e ogni giorno si scopre qualcosa di più interessante. Personalmente questi vini asiatici non mi fanno per niente impazzire (ho assaggiato anche roba turca ma mai nulla di trascendente), però fa cultura! Se volete un nome (una cantina) da tenere d’occhio, sia Francesco che il web ci dicono che sia questa Samarkand Wine che almeno il nome giusto per il mercato ce l’ha!

Dievole Broccato IGT Toscana 2003 wine video tasting

broccatoAnother Supertuscan, this time made with Sangiovese Cabernet Merlot and a little bit of Petit Verdot. But this time we have a light and enjoying wine, not too concentrated and simple to drink and to make food pairings with. Click here for the wine video tasting subtitled in english!
Merlot and Cabernet unites for giving a good wine for evenings with aroma ranging from jelly bean merlot and black currant and red pepper for cabernet sauvignon. But the jelly bean here is not so strong to make flee the merlot haters all over the world…

Sua maestà nel bicchiere…

biondi santi greppoQuando lo si ordina al ristorante il sommelier che vuole darsi un tono dice sempre “sarebbe stato da aprire un paio di ore fa, in genere lo apriamo solo su richiesta telefonica due ore prima della cena” oppure dice che l’annata che è in carta è troppo giovane e vi dirotta su un altro Brunello (la storia delle telefonata comunque è vera e lo consiglia anche lo stesso Franco BS in questo post su una verticale a Roma con Daniele Cernilli). Per evitare certi inconvenienti, abbiamo deciso che con questo bel settembre in cui non si parla che di vendemmia e uve anticipate di aprire per voi una bottiglia del mito ovvero del Brunello Biondi Santi Tenuta il Greppo annata 2000. A 7 anni dalla vendemmia il 2000 è in gran forma, magari non al suo top ma direi già godibile, soprattutto se gli si danno un paio di ore per ossigenarsi. Purtroppo di vini come questo se ne parla sempre troppo e se ne beve sempre troppo poco, riservandolo solo ad occasioni speciali che poi non arrivano mai…E invece BiondiSanti secondo me almeno dagli anni 90 in poi ha veramente elevato la qualità al livello del suo blasone (e dei suoi prezzi). La questione prezzi è sempre un argomento delicato spesso portato come esempio dei vini cari italiani e invece in pratica in Toscana il Brunello del Greppo è l’unica etichetta che garantisce decenni di vita ai suoi vini (cosa che ad esempio per ovvi motivi nel bolgherese per ora può essere vera solo a parole!). Quindi nel prezzo che si paga va compresa la quota di “apprezzamento” che la bottiglia riceverà nel tempo e il valore che conserverà per aste e vendite successive, semprechè abbiate la pazienza di andare a Montalcino di tanto in tanto per la mitica ricolmatura. L’ultima è stato lo scorso 6 Giugno e riguardava le annate 1945 – 1955 – 1958 – 1961 – 1964 – 1967 – 1968 – 1969 – 1970 – 1971 – 1975 – 1977 – 1981 – 1982 – 1983 – 1985.
Sempre in tema di prezzi, se volete bere un sorso di mito…questo mese ve lo serviamo al calice a 12€ (oppure la bottiglia intera a 65€) e credo che per questi prezzi sia uno sfizio che vi potete togliere, magari in compagnia del nostro stracotto in umido che non aspetta altro!
Per gli altri vini di questo inizio settembre disponibili al bicchiere, cliccate qua.

Profondo KelaBlu

kela blu logoParafrasando il titolo del mio shark movie preferito, vi annuncio che da oggi collaboro con il più temuto e letto blog italiano sul bere e mangiare ovvero Kela Blu di Massimo Bernardi, il blog più seguito tra quelli ospitati sul Gambero Rosso. Si definisce food tabloid e in effetti rende bene l idea di cosa e soprattutto di come parli del mondo vino e cibo del nostro paese e nel mondo. Massimo ce lo presenta come “Metamorfosi del Gambero Rosso corrotta da un tabloid, Kelablu è quotidiana rilettura delle top news gastronomiche. E per top news intendiamo, tra le altre cose, radicale cibo-centrismo, vino-porn, morti-di-fama, dark side of food, Nick Denton modus operandi, adolescenziale fanculaggine — le cose serie”. E non saprei descriverlo meglio!
Ogni blogger italiano è sempre molto combattuto sul fatto se debba essere contento se parla di te oppure averne paura…insomma è un posto mitico da leggere e frequentare perché seguitissimo anche per fortuna dai non addetti ai lavori.
Per farvi una idea vedete ad esempio questo post, questo e soprattutto quest’altro.
Tornando a noi…oggi su Kela Blu da oggi debutta una rubrica “Un vino al giorno” per soddisfare la dipendenza di Massimo dalle degu cartacee di vino…oltre a me si succederanno in questa rubrica alcuni dei più interessanti blogger degustatori del web italiano per cui non leggerete niente di banale! Si comincia con il Pinot Nero di Fortuni, sorpresa dell anno, poi andrò più sul classico ma mi sforzerò di cercare sempre qualcosa di particolare. Intanto buona lettura di Kela Blu e ancora grazie a Massimo per lo spazio concesso alle farneticazioni enoiche del sottoscritto…

Elogio della BIANCA semplicità perduta nel Chianti

trebbiano Ho volutamente escluso la terminologia “classico” dal nome del post perchè parlo di due vini che della menzione “Classico” riescono a fare a meno ma riescono pure a ricreare in bocca quell’effetto “ragazza acqua e sapone” che tanto intriga anche nel vino. Ovvero quei vini in apparenza semplici, quasi banali, ma che per uno strano e indefinibile motivoti stregano portandoti a berne in continuazione. Quando poi davanti si ha una bella fiorentina (una bistecca intendo) bistecca riescono perfino a renderla leggera da mandare giù… Sto parlando di due vini molto diversi ma che mi hanno dato reazioni simili. Il primo è il Salvino, un IGT Toscana volutamente declassato da Chianti Classico per poter usare anche uva bianca e un Chianti Colli Fiorentini Riserva dellla Az. Agr. Le Torri, una tipologia da me amatissima (ovviamente in privato perchè in pubblico dico sempre di bere solo Chianti Classico!).
salvino frontesalvino retroIl Salvino è della Fattoria Erbolo ed è curato da Andrea Pagliantini, che ho conosciuto degustando qui sul blog il vino del 1973 che suo padre faceva a San Donato in Perano in quel di Gaiole. E’ un vino praticamente introvabile se non presso l’azienda Erbolo e nelle vicinanze ma di cui vi consiglio dimettervi in caccia al più presto. Proviene da vigne di più di 30 anni di età di Sangiovese, canaiolo, malvasia, treppiano, allevati a capo e razzolo (nemmeno io so cosa siano…). Il vino viene “governato” alla toscana dopo l’inverno e passa due anni tra botti di castagno e botti grandi di rovere. Viene venduto circa 3 anni dopo la vendemmia per essere consumato subito, io ho provato il 2004. Come vedete niente più che il rispetto di una lunga tradizione contadina chiantigiana, a partire dall’uvaggio passando per il governo (oggi farebbe più figo parlare di “ripasso”) e finendo cone le botti di castagno. E cosa vien fuori da questo processo direte voi? Ecco, un vino estremamente piacevole, fresco vivace, dai profumi vinosi e carnosi di frutta e di viola mammola,dove fragola, amarena e crostata di ciliegia si accompagnano tranquillamente senza stancanti legnosità Un vino che però ti colpisce molto di più in bocca che al naso. In bocca pare infatti un biodinamico di quelli fatti bene, con pochi spigoli ma un carattere deciso e vitale, insomma il Sangiovese al suio meglio grazie all’azione sinergica dei suoi “storici” compagni d’avventura, bianchi e non.
Solo ora (16 ottobre) mi accorgo che non sono stato il primo a parlare di questo ottimo vino! Già lo avevano fatto Tommaso Farina, TigullioVino e Franco Ziliani: sono in uona compagnia!
le torri riservaIl Chianti Riserva Le Torri è un ben più moderno blend Sangiovese – Canaiolo – Trebbiano Toscano – Cabernet Sauvignon e addirittura osa i 24 mesi in barrique (2° e 3° passaggio). Quindi è piuttosto il prodotto di una enologia moderna e tecnologica che un antistorico ataccamento al passato. Moderna enologia che ha prodotto due IGT di classe (Magliano e Vigliano cui , alla cieca durante la scorsa VII Selezione dei Vini Toscani, ho attribuito 87 e 89 punti. Moderna enologia, però, al di là di evidenti ed eleganti note speziate al naso, ciò che lo rende similie al Salvino è l’effetto di freschezza e vivacità che ottiene in bocca, rendendolo bevibilissimo e incantevole nella sua semplicità. Il test della bistecca ha messo in evidenza i suoi pregi come vino da ciccia, sempre pronto a rimuovere l’eccesso di succulenza ma ma troppo aggressivo con i tannini sul palato.
Sempre in pubblico, non posso dire che togliere la possibilità di mettere le uve bianche nel chianti sia stato un errore, però in privato a casa mia…sapete come mi comporto! Già mi sono beccato il bonario rimprovero di Marco Pallanti del Castello di Ama alla conferenza di presentazione del Chianti Classico ai sommelier AIS lo scorso anno, ora con questo post mi vedrò boicottare pure da qualche altro produttore! Ah, mi sono scordato un elemento fondamentale, il Salvino lo trovate in enoteca sugli 8 euro e il Chianti Riserva Le Torri sui 10,50, dire ambedue centratissimi!

English Summary: since 2006 it’s not more possible to use white grapes (trebbiano and malvasia) in any of the Chianti Classico blends and for this is very bad news! I recently tasted two chianti, one from Chianti Colli Fiorentini, Azienda le Torri Riserva 2003 and the other one from Chianti Classico zone of Gaiole, named Salvino IGT 2004 from the Erbolo vinery . I found these wine impressive notably in your mouth with soft but present tannins and a rare delicacy compared to other wines coming from these terroir. The Salvino is aged 2 year in chestnus barrels (like we did 50 years ago everywhere in Tuscany) and was freshen up with the “ripasso toscano” method for increase the body and freshness of the wine using dried grapes added to the wine after it comes out of the fermenting tank. The Chianti Le Torri Riserva is more normal with 24 months ageing in used barrique. But both have white grapes in the cepage and this in my opinion give these wines a radical new sprint that results in a easier to drink wine and more readiness. And this for many Chanti Classico bottles is not so common!

45 di questi anni…anche se è Fontanafredda!

I miei amici barolisti sfegatati al limite dell’autolesionismo su RexBibendi e il Franco Tiratore sicuramente storceranno il naso di fronte a ciò che sto per scrivere e mi diranno di cercare altri vini ed altre annate però oggi lo devo dire, un Barolo Fontanafredda del 1962 è un GRANDE VINO. Certo, lo so che il 1961 è una delle annate “grandi” e il 62 no e lo so che per un Fontanafredda qualsiasi ce ne sono a decine di migliori ma non è colpa mia se oggi era il 45esimo anniversario di matrimonio di mio zio e se l’unica bottiglia del 1962 che avevo in cantina era proprio questa…bottilgia fontanafredda 62.
Aperta con la consueta maestria dal sottoscritto dopo aver letto sul cartellino penzolante dal collo della bottiglia che recitava “Fontanfredda LA grande azienda vinicola piemontese” e che mi consigliava di bere il vino tra i 20 e i 22 gradi (cioè la temperatura ambiente qualche decennio fa…ora invece mi pare sia 18-20!), ammiro il tappo intatto e integro e decisamente corto (la lunghezza oggi di un IGT da 5 euro) tappo barolo fontanafredda 62. Evitando il decanter per salvaguardare il vino da shock ossidativi, ecco che con mia sorpresa nel bicchiere scivola un liquido aranciato dai riflessi bellissimi e di una limpidezza quasi sospetta! Giusto una decina di secondi perchè se ne vadano un pò di arie di chiuso ed ecco che cominciano a stagliarsi sotto il naso note di tartufo, di goudron, di lacca, smalto, di ruggine e un humus settembrino, appena mescolato ad una grassa liquirizia e della prugna secca. Non si sono molte note floreali (nemmeno le mitiche “cimiteriali” che un grande degustatore mi fece scoprire) e la poca frutta che è rimasta è decisamente sotto spirito però le note terziarie bastano e avanzano per il momento!
Nel bicchiere barolo 62 bicchiere intanto il vino prende coraggio e anche io mi decido a berlo rimanendo colpito dalla vivacità del vino stesso, altro che vino andato! C’è una freschezza discreta, un alcol che non prevarica e un tannino quasi dolce (seppure ancora presente!). Finale liquirizia e balsamico che non se ne vanno prima di una decina di secondi. Che vi devo dire, visto che un Fontanafredda (già MPS nel 62…) regge così il tempo ed è quasi piacevole oggi, cosa doveva essere il 1961 degustato lo scorso Aprile a Torino??? Se siete curiosi di scoprire cosa si sono bevuti nella verticale di Monfortino leggete qua ma se non vi avanzano 300 euro e passa, secondo me potete anche provare a stappare qualche bottiglia nella vostra di cantina (statisticamente un barolo degli anni 60 ce l’abbiamo tutti!!!). Non sarà un grande Barolo ma probabilmente mi pare di cominciare a capire che se è un Barolo, non è mai da sottovalutare…e se lo dice uno che continua pervicacemente a preferigli sempre e comunque un Brunello, credeteci!
p.s.
Per chi volesse provare su Ebay lo vendono a 49 euro.

English summary:
Last saturday was my uncle’s 45 anniversary of marriage so I found in my cellar an ancient Barolo 1962 Fontanafredda bottle. I decided to try opening it to discover what can be now this “normal” Barolo, not so celebrated worldwide and in Italy more know for the quantity of bottles than for the quality of the wine…And for my surprise was quite good with goudron and liquorice, sweet humus, earthiness and some old plum. In mouth was yet alive with good freshness, soft tannins and a still present body. After all a good and unexpeted surprise, since the 1962 vintage was not so good as the 1961 (but as some said to me, maybe in the ’62 wines they used a bit more of ’61 than what they could…). If you found a bottle for less than 40 € pick it up and try but if you are really looking for a fantastic old Barolo, look for Aldo Conterno’s or Mascarello’s wines.