Grande prova, per molti la migliore della serata, per questo snobbatissimo (all’uscita) Pinot Nero. Annata difficile, tannini all’inizio troppo duri ma che oggi sono sempre vivi e vivaci a reggere l’impalcatura di un vino dalle sfumature ricchissime di frutta e spezie che ricorda addirittura uno Chambertin! Magari non ha la finezza di un “normale” Musigny, ma che vino!
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Monthly Archives: novembre 2007
Vive la France IV: introduzione
Sono arrivato di corsa da Milano (compresa mezz’ora di stop a piacenza per problemi tecnici) ma non potevo mancare alla seratona Francese da Burde con i vini di Francia. Eravate tantissimi e avete avuto la pazienza di ascoltare tutti i miei sproloqui sulla Borgogna, sui terroir, i vigneron e il pinot nero…Bravi!
Se non ne avete avuto abbastanza, ecco qui la “replica” dell’introduzione alla serata.
4 vini francesi, 4 vini sudafricani e…uno bulgaro?!?
Sono in treno, reduce dalla stressantissima finale e ancora ho un mal di testa notevole da rilascio tensione…e la cosa peggiore è che fino a lunedì (o martedì) non ci dicono come è andata!
E quindi anche voi dovrete aspettare per sapere chi di noi tre il prossimo 8 gennaio a Milano sfiderà i 12 campioni nazionali europei per accedere alla finalissima londinese. Contrariamente a quanto infatti credevamo,prima della tappa conclusiva a Londra ci sarà una tremenda semifinale qui a Milano tra i selezionati delle varie nazioni e solo i primi 3 di questo confronto voleranno in Inghilterra.
Ma tornando a noi oggi, tutto ciò vuol dire che Nicoletta Marco ed io passeremo un fine settimana tremendo ad arrovellarci su cosa abbiamo detto nella finale e ai fantasiosi abbinamenti che abbiamo creato seduta stante.
Sul menu in francese proiettato c’erano da abbinare i famosi 4 vini ma per la prima volta Gardini ci ha chiesto 4 vini francesi di 4 regioni diverse, quindi 4 vini sudafricani di 4 regioni diverse e per finire la domanda che pensavo fosse uno scherzo (e l’hanno pensato anche gli altri..) ovvero un vino Bulgaro che andasse bene su tutto la cena (dal foie gras alle praline passando per un’astice e un piccione, ditemi voi…).
Sono andato su un Mavroud della Vinzaprom Plovdiv, vecchia azienda agricola nazionalizzata in procinto di essere in parte privatizzata. Speriamo sia piaciuto…
Nella mezzora di fuoco della prova c’erano anche ovviamente i “soliti” 3 vini alla cieca da degustare che si sono rivelati il mitico e buonissimo Sauvignon Blanc Saint Clair neozelandese, un Miguel Torres (spagna) e soprattutto un grande Achaval Ferrer dal Mendoza Finca Altamira, forse il miglior Malbec al mondo.
3 distillati alla cieca (che ho toppato alla grande) con Jack Daniels Single Barrel, Bally Pyramid 8 anni e un ottimo Armagnac XO.
Nicoletta è stata l’unica a riconoscerli tutti e tre, io al solito ho scambiato il Jack per un rum…almeno sull’Armagnac ho detto “Cognac” quindi ci poteva stare.
Tre le varie cose che mi passano per la mente in questo momento particolare di “sospensione” la più importante che volevo condividere è che veramente questi oncorsi permettono di crescere veramente tanto, umanamente e professionalmente. Essere in mezzo a tanti campioni (oggi con noi a pranzo avevamo al buffet due ex campioni nazionali e finalisti mondiali Gardini e Maietta, nonchè il Presidente Medri e Catia Soardi della GEN) e parlare fra noi “aspiranti” è importantissimo per capire dove va la sommelerie oggi e per far tesoro dell’esperienza di tutti.
E soprattutto ti permette di passare delle ore insieme a persone che ogni giorno condividono i tuoi problemi professionali, le tue preoccupazioni e ovviamente anche qualche tuo piccolo sogno…
Se poi queste persone sono tutte così dolci gentili e squisite come Marco, Nicoletta, Michele (il campione italiano 2006) e Rudy, beh allora è proprio il massimo!
Sono tra i primi tre!!! evvai!
mi tremano le dita e non riesco quasi a scrivere per il nervosismo ma non so cosa mi è preso ho risposta giusto a praticamente tutte le domande e ora mi tocca la finale…
Ho di fronte MArco Grassi della Metro e la campionessa italiana Nicoletta Gargiulo…
Tirate pure le conclusioni e i pronostici…ma mi vedo piuttosto spacciato. Sono terzo e andrò in stanza dopo gli altri due…statisticamente non è la posizione migliore per entrare ma non è che si può scegliere.
Pensatemi…ma non troppo che se mi fischiano le orecchie non sento i vini!
Un sogno chiamato Londra…
Ebbene si, ho deciso di provarci…domattina sveglia ore 5:45 per prendere il firenze-milano delle 7 per essere in viale monza alle 10:30 dove mi attende il buon Gardini per sottoporci le più crudeli e assurde domande di viticoltura e vino d’Europa…La posta in palio è alta, l’accesso alla prima mitica edizione del campionato Europeo Sommelier WSA che si terrà a Londra il prossimo 31 gennaio 2008. E solo il primo classificato della selezione di domani venerdì 9 novembre potrà partecipare.
Nell’occasione si volgerà anche l’attesa presentazione della WSA (l’associazione mondiale dei Sommelier creata dall’AIS e altri 8 paesi lo scorso marzo, adesso in crescita esponenziale come seguito).
Domani a milano ancora 35 domande in mezzora e due vini in 20 minuti poi nel pomeriggio i tre migliori si sfideranno nella “classica” prova che ormai conoscete dell’accoglienza al tavolo, servizio spumante, presa comanda, abbinamento vini al menu e degustazione alla cieca di 3 vini e 3 distillati. La cosa difficile è che stavolta rispetto agli Italiani dello scorso ottobre ci sarà Michele Garbujo (campione italiano 2006) e altri big nazionali che a Udine mancavano! Quindi invece che settimo dovrei arrivare nono o decimo…
Tornando a cosa mi perderò, a Londra ci sarà una grande passerella di personalità del wine-starsystem italiano (Gaja in testa) che guideranno l’evento che si preannuncia bellissimo, così come quello che si terrà a New York il prossimo 28 novembre…che già mi fa una gola tremenda, non fosse per le 700 euro tra volo albergo e simili sarei già pronto a partire!
Già che ci sono, arruolo chiunque di voi ci vada per foto e commenti a caldo da postare sul blog!
Ecco qui i dettagli.
Intanto però pensatemi domattina e a tutti i fiorentini vi do appuntamento domani sera da Burde quando arriverò cotto come un fegatello a degustare per voi i vini di Vive la France IV! Mamma mia!!!
Via lo zucchero dai tavoli! Arriva il caffè…
Ebbene si, almeno di partenza da Burde abbiamo deciso da oggi di non portare più la zuccheriera in tavola insieme al caffè e nemmeno le bustine, nè di canna nè raffinato nè dolcificanti nè miele…Insomma da oggi da Burde vi piaccia o non vi piacci il caffè si beve amaro!
Ma siamo sicuri che sia amaro sul serio? Ogni volta che lo serviamo ci impegniamo a convincere il cliente che in realtà il caffè è così come deve essere ed è solo una consuetudine mettere lo zucchero (spesso a badilate come facevo io fino poco tempo fa…). Quindi non ha senso dire che è amaro in quanto l’amaro è solo una delle componenti organolettiche del caffè che ha la sua analisi e le sue gradazioni ma deve essere SEMPRE E COMUNQUE presente in un caffè espresso italiano. Se manca la componente amaro, neutralizzata dallo zucchero o da altro dolcificante, ecco che le miscele così preziose e per cui siamo giustamente famosi nel mondo, non ottengono più il risultato per cui sono state selezionate. Voglio dire, è vero che i gusti sono gusti ma bere il caffè zuccherato e pretendere di capire le sue sfumature magari confrontandole con quelle di altre miscele, è un pò come confrontare il Sassicaia e l’Ornellaia bollendoli e zuccherandoli come Vin Bruleè o usandoli come base per una Sangria!!!
Il nostro caffè, miscela MKBar di Mokarico, storica e dinamica torrefazione fiorentina di cui siamo il cliente più antico ancora in attività, è composta all’85% di arabica lavata brasiliana, colombiana, domenicana e costarica e per il 15% da Robusta indiana lavata.
La tostatura per entrambe le varietà è molto leggera per cui ci troviamo di fronte ad una miscela molto delicata e dall’equilibrio, diciamo, precario! Infatti è un caffè che gioca la sua piacevolezza sulla buona acidità e freschezza, un discreto corpo non invadente e un naso ricco di note non solo tostate ma fatto di frutta candita, nocciole e radici di ginseng. In bocca poi appunto è delicatamente amaro con un gusto davvero avvolgente ma delicato che non lascia la bocca ruvida e non richiede per esempio il classico bicchiere di acqua a corredo per “rifarsi” la bocca.
Come da disciplinare del vero espresso italiano, ecco come vi dovrebbe apparire una tazzina del nostro caffè al tavolo (la foto è di un caffè fatto da me nel primo pomeriggio di una giornata con umidità media):
Una crema color nocciola, tendente al testa di moro e con riflessi fulvi; una tessitura finissima, senza maglie larghe o bolle; un intenso profumo evidenzia note di fiori, frutta, pane tostato e cioccolato. Sensazioni che permangono in bocca per decine di secondi, a volte anche per minuti. Il gusto è rotondo, consistente e vellutato; l’acido e l’amaro risultano bilanciati senza che vi siano prevalenze dell’uno sull’altro. La percezione astringente è assente, o comunque ridottissima.
Al corso che ho frequentato organizzato da Mokarico e dal Centro Studi Assaggiatori ho scoperto davvero un mondo dietro alla tazzina del nostro caffè (e dietro a tante altre…)
I freddi numeri che contribuiscono a ottenere questo risultato, ancora da disciplinare espresso italiano, sono:
7 grammi la miscela macinata da grani tostati di diversa origine, rigorosamente senza additivi o aromatizzanti, macinati al momento della preparazione.
88 gradi la temperatura dell’acqua
9 bar la pressione
25 secondi il tempo di erogazione ideale
25 ml la quantità di caffè nella tazzina (crema compresa)
67 gradi la temperatura che il caffè deve avere in tazza
Vero che forse 67 per metterlo in bocca sono tanti ma al solito, per assaporarne al massimo le potenzialità espressive, sembra sia proprio la temperatura ideale, un pò come i 18° per un Brunello insomma…
Venerdì 9 Vive La France da Burde: rsvp!
Venerdì prossimo 9 novembre vi ricordo l’attesa serata “Vive la France” giunta alla IV puntata. Quest’anno grandi vini e soprattutto un bel salto indietro nel tempo che culminerà con lo Chateau Baron Longueville del 1983 così proveremo con mano se questi francesi hanno la stoffa che dicono…
Ecco le bottiglie protagoniste della serata:
* Champagne Brice ’99 di Bouzy in Magnum
* Tokay Pinot Gris Hugel Jubilee 1995
* Chassagne Montrachet di Jadot 1998
* Chambolle Musigny Drouhin 1999
* Chateau Pichon Longueville 1983
* Banyuls Rimage Mise Tardive Domaine du Mas Blanc
Dato il grande successo e le richieste in esubero che abbiamo ricevuto siamo a chiedervi conferma della vostra presenza. Molti di voi si sono iscritti (grazie!) da mesi e magari adesso hanno preso altri impegni. Insomma, dato che abbiamo diverse persone in lista d’attesa vi preghiamo nel caso non possiate venire venerdì 9 di comunicarcelo al più presto così da accontentare il numero più alto di persone.
Se comunque avete voglia di vino francese, Bordeaux in particolare (e anche di buon cibo) vi ricordo la fortuita e casualissima concomitanza il 9 novembre di una bellissima serata organizzata dalla delegazione Val D’Elsa AIS guidata da Luigi Pizzolato. Per dettagli e prenotazioni cliccate qui.
Psicoposta e consigli di vino
Passeggia tre ore vestito da donna. Lava e stira i vestiti che hai preso prima di riporli. Questo atto simbolico ti libererà della loro influenza. Poi brucia separatamente le maschere-fotografie dei loro volti. Prendi un pizzico di cenere della foto di tuo padre, scioglila in un bicchiere di vino e bevilo. Prendi un pizzico delle ceneri della foto di tua madre. Scioglilo in un bicchiere di latte e bevilo. Così, con una piccola parte del «veleno”” farai un contro-veleno (principio omeopatico).”
Questo è solo uno dei rituali psicomagici che Alejandro Jodorowsky , noto ai più per essere colui che ha officiato le nozze di Marylin Manson con la spogliarellista Ditta von Teese, propone ai lettori di XL di Repubblica ogni mese, ed è uno dei pochi che invita all’utilizzo del vino come parte di un rituale ( e questo non mi piace…)
Ho ricevuto tramite ZZUB! in anteprima la raccolta delle risposte di AJ ai suoi lettori che uscirà per Natale con il titolo appunto di Psicoposta per i tipi di Castelvecchio editore.
Però io starei molto attento a scegliere a chi lo regalate!
Il libro è pieno di spunti interessanti ed analisi psicologiche eleganti (per quanto ne so io di psicologia…) e volendo uno può anche leggerlo e fermarsi all’analisi dei casi “umani” trattati e qui si va dai problemi di sessualità (quasi sempre dovuti a problemi irrisolti con i genitori) a questioni lavorative fino all’ amore nelle sue molteplici declinazioni. E anche solo per queste analisi vale un’occhiata se siete curiosi e magari vi ritrovate in qualcuna delle situazioni.
Ma ci sarà qualcuno che mette in pratica i rituali di AJ? Voglio dire secondo me le analisi psciologiche che AJ fa delle persone sono azzeccatissime e quanto di più illuminante si possa oggi leggere nelle varie rubriche sentimentali (ebbene si sono un feticista della posta del cuore…) però mi chiedo sempre se uno avrebbe il coraggio di fare ciò che AJ consiglia!
Ok bruciare foto e bersi le ceneri ma tutto quel ballare e girare nudi per il mondo, andare sulle tombe dei genitori, cambiare città vivere come un barbone…(leggete per credere!)
Oddio probabilmente se uno è in grado di farlo allora di sicuro i problemi che ha illustrato li risolve sul serio!
In ogni caso, una lettura illuminante e anche utile. Se anche non avrete il coraggio di effettuare gli incantesimi di AJ, almeno sapete da cosa deriva il vostro problema…e se vi viene in mente un altro modo di risolverlo, allora fatelo!
E tornando al vino, nel caso specifico serve per aiutare un ragazzo del Sud Italia ad ammettere al mondo la sua omosessualità e allora visto che siamo al Sud, da bravo sommelier, aggiungo (poi chiedo ad AJ se va bene) che il vino deve essere necessariamente autoctono della regione dove uno vive (sennò che psicomagia è?!?) e se proprio non lo si trova, allora al sud andrei con Primitivo che già dal nome, ci lega alle nostre origini e alla nostra naturale essenza: uomo donna, altro, importa qualcosa?
Nella cantina della vipera
Prima serata della collaborazione di Burde con Anna Meacci e lo staff del Viper Club di Firenze: sono appena tornato da una serata molto piacevole e diversa dal solito. Massimo Grigò è stato bravissimo e trascinante nel ripercorrere le “veglie” di Renato Fucini, antiche serate toscane in stalle o posti simili attorno al fuoco e soprattutto attorno a quello che c’era da raccontare della vita di tutti i giorni. Tra sonetti, novelle e felicissime digressioni sulla vita toscana e maremmana di fine ‘800, Massimo ciha fatto passare un’ora divertente con punte di commozione (la novella Felicità di Fucini, splendida!) e di divertimento (il sonetto sugli italiani) capaci di farci anche riflettere sul cosa significa essere toscani e italiani oggi e 100 anni fa.
Su idea di Anna Meacci, dato che l’ultima novella di Fucini della serata parlava di castagne e vin novo, abbiamo concluso il pomeriggio con caldarroste e vin Novello di Frescobaldi Primo Fiore 2007 in anterpima )visto che sarà in commercio martedì 6). Bella partecipazione di pubblico che ha gradito molto la “cantina” (ovvero una sala prove semiinterrata con pareti molto dark) e soprattutto il fatto che a servire il vino ci fosse un sommelier…
Giuro, diverse persone hanno detto ad Anna: “Ma quello lì è un sommelier vero?!?”. Della serie, pensavo esistessero solo in tv…
E a proposito di Tv e sommelier mediatici, parlando con Massimo (che ho scoperto essere nostro cliente di lunga data) è saltata fuori l’idea di fare una serata con “sommelier per caso” a teatro Massimo e il suo grande amico (nonchè altro nostro “grosso” cliente) Carlo Monni!
Come la vedete da Burde una sfida tra me e il Monni a decantare un bel Brunello?!?
Intanto vi riporto alcuni dei sonetti letti nel corso della serata…’enno toscani che più pisani non si può!
XII.
San Ranieri miraoloso (1).
Levato quer viziaccio di rubbare,
San Ranieri è un gran santo di ‘ve (2) boni.
Quando dianzi l’ ho visto ‘n sull’ artare (3),
Lo redi (4) ? m’ è vienuto e’ luccioni (5).
Delle grazie ne fa, lassàmo andare.
Gualda (6) ‘n po’ ‘vanti ‘ori (7) ciondoloni
Ci ha ‘n della nicchia ! e sai, nun dubitare,
Se glieli dànno c’ è,le su’ ragioni.
Più della piena d’anno (8) che spavento !
Che spicinìo(9), Madonna ! t’ arrammenti ?
pareva d’ anda’ sotto unni (10) mumento.
Ma San Ranieri ‘un fece ‘omprimenti (11):
Agguantò per er petto ‘r Sagramento,
E li disse: O la smetti o sputi ‘denti (12).
Firenze, 1870.
1. Allo scheletro di questo Santo protettore di Pisa manca un dito della mano; e (per una tradizione popolare molto radicata) vuolsi che lo perdesse per un colpo di coltello abbrivatogli da un pizzicagnolo mentre il bravo Santo stendeva la mano per ghermire una forma di cacio.
2. que’.
3. altare.
4. credi.
5. lacrime.
6. guarda.
7. quanti cori o voti.
8. Modo comune a tutta la Toscana, che oquivale a “dell’anno scorso”.
9. rovina, distruzione di roba.
10. ogni.
11. complimenti.
12. o ti faccio sputare fuori i denti (a forza di pugni).
XIV.
Er Parlamento.
Sono stato a Firenze ar Parlamento
Pel senti’ ragiona’ quell’ arruffoni :
Nun fann’ artro che ride’ unni (1) mumento.
Che robba, bimbo mio, be’ mi’ lattoni (2) !
E di’ che son armèno (3) ‘n cinquecento
A mangiare alla balba de’ ‘oglioni !
Vedi, mi sento ‘r sangue bolli’ drento….
Di già sèmo ragazzi tròppo boni.
Se’ ma’ stat’ a vede’ lo Stentarello,
Quando ridan’ e fanno ‘r buggerio ?
Ti devi figura’ che appett’ a quello,
Pal (4) d’ esse’ ‘n chiesa, quant’ è vero Dio !
Ma quer ch’ è giusto è giusto: quer boldello
Lo fanno tutto pell’ Italia !… Addio !
Firenze, 1870.
1. ogni.
2. colpi a mano aperta su i cappclli a cilindro.
3. almeno.
4. Pare.
IV.
La ‘reazione der mondo.
Vola, rivola e vola che ti volo,
Pensava un giorno ‘r Padre Onnipotente:
“Guarda! eppure mi secco a sta’ qui solo….
Guasi, guasi è vergogna a ‘un fa’ ma’ niente.
Vo’ fare ‘r Mondo!” Posò ‘r ferraiolo,
Po’ pensò un po’ e ‘scramò: “Precisamente!
Faremo Pisa, l’Affria, ‘r Tirolo,
Po’ un po’ d’acqua, le stelle, eppo’ le gente.”
Detto fatto! ‘n se’ giorni era finito.
E pensa’ che lo fece ‘nsenz’ arnesi
Eccetto, eccolo ‘vi, di ‘vesto dito!
Ma che ti gira ‘r capo, eh, Balatresi!
E noartri, anco ‘n dua, moglie e marito,
Se si vor fare un omo… nove mesi!
Firenze, 1879.
Arnione 2003 IGT Bolgheri Campo alla Sughera
Annata opposta alla 2002 ma risultati simili con un tannino levigato e note profumate più pronunciate con tamarindo e fiori di melissa inediti per vini in queste zone
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