Monthly Archives: agosto 2008

Due sorsate da Francesco Annibali (e scusa il ritardo…)

Tra gli omaggi alla memoria di Gianni Masciarelli uno dei più toccanti è stato di sicuro l’abbinamento con Chagall proposto dal collega Francesco Annibali.

Approfitto di questo, e del fatto che è diventato distributore di The World Of Fine Wine (la rivista di culto per gli appassionati inglesi e non solo di vino) e quindi conviene ingraziarselo, per segnalarvi una piccola intervista che mi ha fatto tempo fa nella sua rubrica “Due Sorsate con…” (come vedete sono in buona compagnia).

Il suo è un wine mag online molto particolare, con idee e spunti non sempre condivisibili ma spesso illuminanti.

Ad esempio che il Vermentino sardo sa di Mojito e capperi sotto sale è qualcosa che tutti pensano e nessuno ha il coraggio di dire, bravo Francesco!

Io amo firenze mini blog party…noi c’eravamo! e adesso cosa succede?

Il post è apparso obbiettivamente non così presto ma ciònonostante chi era online questo pomeriggio ha recepito il messaggio al volo…quante possibilità avete altrimenti per conoscere Elena, una delle blog star della scena fiorentina che Leonardo Romanelli ha messo insieme nell’ormai famoso articolo sul giornalefondatodaantoniogramsci?

Di questa stagione, che a Firenze offre davvero poco, vi assicuro poche davvero e quindi galeotto fu l’articolo del Romanelli di domenica che ci ritrovammo al Flo al piazzale Michelangelo, ovviamente per constatare che il grado di conoscenza in questa città è piuttosto imbarazzante e non si arriva manco a uno (ma si può ritrovarsi a chiaccherare con il nipote di una tua capo clan scout o sdraiarsi accanto ad un’amica di un ex di una tua amica? A Firenze purtroppo o per fortuna si!). Sarà stato il fresco o il daiquiri sbagliato ma qualche idea futura è venuta fuori… e la conversazione sui segni zodiacali è durata davvero poco (ci siamo tolti di mezzo presto lo Scorpione…) visto che siamo andati subito nel pratico. E meno male che supersimo era d’accordo su parecchi punti, meglio non averci a discutere (di regola).

Per intanto segnatevi un pò l’ 8-9 Novembre  prossimi, poi cosa volete che succeda se alcuni sparuti lettori di Vino da Burde incontrano alcuni seguaci del colosso (per lettori e commentatori) blog Io Amo Firenze?!?

Aggiornamento:

non capiterà spesso, ma almeno stanotte ho battuto Elena sul tempo…cmq giro meno di lei e a me il Flo non è dispiaciuto, specie per i divanetti Martini per sdraiarsi per terra. Le consumazioni sono un pò furbette è vero ma tutto sommato dato che siamo al Piazzale potevano pure essere più avidi…

In Pineta a Marina di Bibbona: il senso dello Zazzeri per il vino (e un piccolo omaggio a Gianni Masciarelli)

Noi privilegiati che abitiamo nella città più bella che mente umana possa concepire, abbiamo pure la fortuna di risiedere a nemmeno un’ora da uno dei litorali più gourmet del Mondo, ovvero quel lembo di costa (ed entroterra) toscana che racchiude una serie di ristoranti, trattorie e osterie che vanno da Viareggio fino giù all’Argentario (spesso ve li descrivono il Paglia e il Fiordelli con dovizia di succulenti particolari) e oltre.

Ieri avevo deciso di regalarmi (povero piccolo sommelier abbandonato) un pranzo da Luciano Zazzeri, conosciuto di recente nella “gloriosa” trasferta franciacortina a Contadi Castaldi. A sentirlo parlare a colazione del menu del banchetto che avrebbe preparato quella sera mi ripromisi che mi sarei fiondato alla prima occasione disponibile, cosa non facile visti i 15 giorni standard di attesa per un tavolo (colpa pure degli inglesi?). Grazie ad una fortuita disdetta domenicale oggi avevo il mio tavolo a due (e neanche sotto tortura vi dirò con chi…).

Tralascio la descrizione di come si arriva che è già di per sè un piccolo capolavoro di informalità e di tocchi di classe, con il mitico “bicchiere” che gestisce il parcheggio e mi indica il poso riservato per il mio tavolo (altro che valet parking). La prima sensazione è dannatamente importante in un ristorante e su questo punto resto conquistato in 10 secondi dando un’occhiata al tavolo, al fatto che non c’è aria condizionata (ma 34°) ma si sta benissimo per via della brezza del mare che ti entra dappertutto e ti fa scordare qualsiasi stress del viaggio. Una camminatina e due chiacchere in veranda affacciati sul bagnasciuga ti fanno subito capire come mai siamo così irrimediabilmente attratti dal mare e dalle sue onde e come mai ci sobbarchiamo ore di coda pur di passare un pò di tempo sulla riva.

Siamo arrivati prestissimo ma ci accomodiamo al tavolo e dopo poco arriva Luciano affabile e livornese fino al midollo e si siede a cercare di capire cosa vogliamo mangiare. Non ripeterò le solite verissime questioni che mai come qui si può dire “si va dallo Zazzeri” perchè in effetti è così, tu arrivi e dipendi da quello che ti propone e ti conviene sempre seguire le sue ispirazioni. Antipasto crudo, spaghetto alle vongole di rito, panino all trippa di pescatrice, raviolo di baccalà con cipolla di tropea e bottarga di muggine, bollito misto di pesce con maionese e mostarda, cacciucco leggero. Pur rimanendo affascianato dalla carta dei vini (ricarichi onestissimi e scelta enorme) come sempre decido di non decidere e lascio fare a Luciano anche per i vini.

Sì perchè non ho le competenze e l’esperienza per trattare di piatti e di cibo, e neanche per fotografarli (Sigrid perdonami per le imitazioni di foto che ho provato a fare!) e mi permetto solo di far notare che Luciano ha un senso per il vino e per le scelte non comune. Lascio fare e si parte con uno dei vini toscani più originali ovvero la Bugia di Bibi Graetz, piccolo miracolo di forza equilibrio e concentrazione ottenuto da un piccolo vigneto sull’isola del Giglio che regala una luce tutta particolare al tonno fatto in casa e allo stupendo panino con trippa di rana pescatrice (davvero un piccolo capolavoro, avrei potuto mangiarne una decina!). Pure il vino oggi ha una magia tutta particolare e una povera coppia di tedeschi del tavolo accanto viene convinta ad assaggiarne un pò. Sabato tornano in Germania e quando gli dico che anch’io sabato mi sposto sul Mare del Nord per fare un pò di vacanza mi guardano allibiti…

Andiamo avanti e ci ritagliamo con lo Zazzeri al tavolo un momento per una dedica a Gianni Masciarelli, aprendo un Castello di Semivicoli 2006, toccante Trebbiano dal profumo stordente e soave di miele di tiglio, erbe aromatiche, campo di ginestra e sambuco, uno dei pochi vini capaci di saltare a piè pari lo stucchevole fruttato di tanti vini bianchi moderni per unire magicamente fiori e spezie. Si sprecano sempre un sacco di parole sul fatto che certi uomini ti parlano attraverso i vini e pur non conoscendolo direttamente, capisco lo sguardo e le parole di quanti lo ricordano in questi giorni anche solo sorseggiando questo piccolo grande vino e ripescando la memoria recente del Villa Gemma 1992 degustato a Roccamonfina neanche una settimana fa. Luciano riceve una telefonata da amici colleghi e giornalisti riuniti a S. Martino sulla Marrucina per i funerali e anche lì si sta bevendo il Semivicoli: ” e cos’altro vorrebbe che facessimo adesso?“si sente dire.

Il Semivicoli ci accompagna per mano pure sul mitico spaghetto alle vongole (anche qui leggete pure altrove, ogni parola che scrivono è vera!) e sul raviolo di baccalà in equilibro tra la dolcezza della cipolla di tropea e il salino della bottarga. Altra tappa obbligata il cacciucco leggero e uno dei bolliti di pesce più straordinari che mi sia mai capitato di incontrare.

Su questi Luciano tira fuori un Fortuni 2005 e allora mi consola pensando che non sono l’unico fissato con questo Pinot Nero mugellano… Concordiamo che è forse ancora un filino troppo grasso e robusto ma anche sul fatto che questo 2005 ha avuto una evoluzione importante da Febbraio quando è stato presentato ad oggi e che merita sicuramente altri assaggi nel tempo (poco male, il Brogi sta a 20 minuti da casa mia). Se il Semivicoli non se ne vuole andare dalla tavola e accompagna degnamente anche il bollito misto di pesce, anche se condito con la mostarda semi piccante abbinata mentre il Fortuni fa il suo dovere egregiamente sul cacciucco leggero, piccolo miracolo di equilibrio tra la forza del vero cacciucco e i suoi aromi decisi e la leggerezza di cottura del pesce che conserva ogni dettaglio di profumo.

C’è spazio e tempo per il dolce e il cavallo di battaglia quest’anno è il millefoglie sbriciolato con caramello e frutta, servito su un piatto impazzito e accompagnato con un Moscato di Noto Planeta.

Questo dolce riesce quasi a sembrare leggero tanto è buono e credo che è uno di quei casi che la testa si rifiuta di mettersi a contare le calorie e tu prosegui imperterrito a mangiare e ti interrompi solo quando arriva una mattonellina di semifreddo al pistacchio forse ancora meglio.

Guardo l’orologio e un minimo mi vergogno visto che segna le 16:30 e siamo parcheggiati da quasi quattro ore al tavolo…ma è dura alzarsi visto che Luciano ha ancora voglia di raccontarci qualche storia e qualche ricetta. Ovviamente parliamo anche di vino, mi segno due o tre bottiglie che devo tornare quanto prima a bere (bella scusa) e discutiamo di abbinamenti rossi e bianchi, di grandi vini, grandi operazioni d’immagine, e per fortuna spesso, anche grandi emozioni. Fa solo un pò rabbia sentir parlare di un’apertura di un Petrus ’82 e un Sassicaia ’77 e degli effetti di queste bottiglie. Se non altro Luciano dimostra al mio orecchio di sommelier di avere una sensibilità per il vino rara tra i cuochi del nostro paese e non significa che cucina con in mente un vino (sarebbe spesso un errore, credo) ma che si rende conto di quanto un pasto perfetto possa essere reso indimenticabile dal vino giusto servito alla persona giusta, al di là di schemi, tabelle e grafici di abbinamento tanto cari a noi sommelier.

Si è quasi fatta ora dell’aperitivo (serale), se ne sono andati anche i tizi di Decanter quindi decido che forse sarà il caso di alzarsi e salutare. E credetemi che alzarsi da questo pranzo, fare tre gradini e sdraiarsi sotto l’ombrellone per una dolce siesta pare una ricompensa persino eccessiva.

Mi lascio cullare dalle onde per dei minuti, esco e mi addormento sotto il giornale, davvero poche altre volte sono uscito da un posto così soddisfatto per come ho passato cinque ore a tavola…e raramente una domenica d’agosto mi ha riappacificato con il mondo come questa.

Eccolo! Il nostro piccolo Sogno d’Estate, la prima cena teatro da Burde!

Vi confermo il nervosismo di cui vi parlavo due giorni fa per ieri sera, sommato al fatto che di venerdì 1 agosto riempire il locale di gente curiosa per la cena “teatro” mi ha fatto felicissimo ma pure messo addosso un pò di responsabilità… E invece Luana Ranallo e Michele Redaelli hanno tenuto la scena magnificamente e il pubblico, dapprima un pò intimorito e sorpreso dalla piega che stava prendendo la serata, si è lasciato coinvolgere sempre di più (qui trovate le foto della serata come sempre su Flickr).

E dal primo atto con la scena dell’arrivo a cena (mentre servivamo l’Arioso di Campo alla Sughera, Bolgheri) fino alle poesie, alle musiche, ai melodrammi all’italiana, è stato davvero un crescendo di entusiasmo e di affiatamento pubblico attori.

Ovvio che anche il cibo e i vini hanno avuto la loro parte ma diciamo che non hanno mai rubato la scena agli attori e per fortuna una volta tanto non erano concentrati a cercare di capire se davvero si sentiva il bosso o la foglia di pomodoro oppure la mitica albicocca da Viogner…

Ho dovuto persino riadattare l’alta uniforme AIS per l’occasione, spero che i vertici non ne abbiano a male ma fiocchino e spencer non ce la potevo fare a metterli…

Non era un vero e proprio esperimento ma insomma non è facile adattare una rappresentazione alla sala di un ristorante che non è esclusivo per quell’evento e nel mezzo infilarci degustazioni di vino, assaggi, descrizioni di piatti e due chiacchere in libertà… Però, sarà sicuramente stata la notte d’estate (quasi mezza estate sul serio, sob!) ma è andata! Per i curiosi, già sul Tube alcuni spezzoni della serata.

E più che altro la promessa che stiamo già lavorando al seguito per settembre, altro tema, altre situazioni e stavolta il pubblico magari…

Vi lascio con il fulminante inizio, ovvero cosa succede se provi in una serata romantica a discutere sul vestito della tua Lei…(quando Luana dice Quanto?!? Ma quanto mi ingrassa?” mi sono ribaltato).

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Sogno d’Estate da Burde: Quanto mi ingrassa?
[/coolplayer]

E qui invece ecco nel fatidico momento della cena dell‘anniversario

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Ma quand’è il nostro anniversario?
[/coolplayer]

L’anno del Marsala? intanto forse abbiamo il Marsala dell’anno…

Tre coincidenze non sono mai da sottovalutare specie se convergono così nettamente come in questi giorni. Il mercato pare un pò stanco dei vini dolci siciliani “classici” stile Passiti e Moscati di Pantelleria (o per lo meno il mercato italiano, ad Amsterdam il Ben Rye va via come l’acqua nonostante non costi esattamente poco) e la riscoperta va tutta verso il Marsala e altri moscati minori come il Moscato di Noto, DOC semi scononosciuta e arrivata quasi ai margini dell’estinzione.

In finale a Caserta non si è quasi mai vista tanta unanimità come quando in tavola è arrivato il Donna Franca di Florio (grazie UvaAromatica per la foto) e pure il Moscato della Torre di Marabino (piccolo gioello da 2000 bottiglie da un giovanissimo produttore) si è battuto alla grande. Contemporaneamente abbiamo visto il bravo Fabio Rizzari e Franco Ziliani riprendere il tema nella newsletter settimanale Wine Web News dell’AIS. Aggiungiamo pure le parole bellissime che Luciano gli dedica nel suo sito (e oggi anche su Il Mattino di Napoli) e mi sono detto che era il caso di salire sul carro dei vincitori prima che si affollasse troppo…

Ovviamente non ne ho grande esperienza, se non, come tutti, in cucina con le versioni terribili da supermercato che finiscono in cucina per le braciole (triste destino comune anche a tanti Madeira…). Ho cominciato a riavvicinarmici “da grande” organizzando qui da Burde la serata siciliana con il Marsala di Pellegrino che era perfetto coronamento dei cannoli della situazione. Poi due esperienze che ti segnano a vita con il Marsala, ovvero il Bibenda Day 2006 con il Florio Marsala Inghilterra 1896, e pochi mesi fa l’incontro con il Marsala Florio Superiore Riserva Ambra Dolce 1932.

E infine la grande operazione di marketing portata avanti sia da Florio, Pellegrino e anche da Rallo con grossi investimenti pubblicitari e di divulgazione a dimostrare che il Marsala va benissimo sulle ostriche, sui formaggi piccanti e non solo sui dolci. Insomma si sta davvero preparando una rivalutazione globale di questo vino dalla storia centenaria che colpevolmente (come per i nostri Vin Santo) abbiamo lasciato correre senza curarcene per anni salvo poi scoprire che se John Woodhouse aveva conquistato Londra già nel 1773, non c’è motivo per cui non possiamo riprovarci…

Io intanto ho cambiato Marsala per le braciole (e pure quelle ringraziano con un profumo che resta per ora in cucina), mio fratello Paolo ha messo a punto una ricetta per il Patè di Cinghiale e Marsala e dico in giro che in casa ne tengo sempre una bottiglia per le occasioni speciali, vediamo poi cosa succede…

Ah, già dimenticavo, ecco il video della folgorazione sulla via di Marsala per la commissione più spiata d’Italia:

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Marsala Vino dell’Anno?
[/coolplayer]