Yearly Archives: 2008

Torre Marabino Relais e Ristorante: un angolo di Sicilia che vale la pena scoprire

Tra i ricordi più belli della trasferta a Catania, di cui solo ora trovo il tempo di scrivere, c’è sicuramente la cena e la notte passata in questa bellissima e imponente Torre saracena del XIV secolo, recentemente restaurata e trasformata in un relais comodissimo e per pochi intimi (6 comodissimi stanze, altrove le chiamerebbero suites!). PierPaolo ci viene addirittura a prendere in aeroporto a Catania e nemmeno in 40 minuti siamo quasi a Ragusa. Ci sistemiamo nelle camere e siamo subito a tavola con lo chef Giuseppe Catanese che ci guida in un bellissimo percorso di carne e pesce del territorio. Eppoi visto che siamo a tavola con PierPaolo Messina ci permettiamo il lusso di scegliere il vino e poi di farci cucinare qualcosa di adatto in cucina, il sogno di ogni sommelier! E a proposito di questo, la passione per il vino del proprietario si vede dalla carta con bollicine grandissime (Salon 97, Don Perignon 99, Krug 96) eppoi Alsazia, Margaux, grandi Barolo e Barbaresco…insomma non facciamoci mancare niente!pachino

Fa ancora caldo e siamo a Pachino, non solo una sottozona della DOC Eloro (la DOC originaria del Nero d’Avola, l’unica che prevada una tipologia Riserva) ma anche terra da grandi pomodorini che ci vengono serviti profumatissimi e perfetti da degustare con l’olio dei monti Iblei ovviamente prodotto dall’azienda Natura Iblea le cui serre circondano il resort.

Dicevamo bollicine e infatti iniziamo con un grande Champagne a base Pinot Nero 100% servito su Hamon Serrano (importato direttamente dalla Spagna) e su un crudo di scampo, gambero rosso e un passato di pesce e spezie davvero delizioso. Ci addentriamo nel menu ed ecco arrivare seppie croccanti crude ma “cotte” con ghiaccio e sbattendole dentro un panno contro una superficie dura in modo da rompere i capillari e provocare un irrigidimento della seppie. Il risultato è sinceramente impressionante dato che la consistenza sembra quella di uno snack piuttosto che di un mollusco!. Spunta dalla cantina un particolarissimo Chardonnay Bothtitizzato di Nikolaiof dalla Wachau (Austria), che accompagna il cappuccino di baccalà e bottarga (molto particolare e delicato) e soprattutto è perfetto sulla Pescatrice arrosto con marmallata di cipolle ed erba cipollina croccante, uno dei piatti migliori della serata, specie quando la marmellata abbonda e completa la tipica carne della pescatrice. Il vino fa il resto e anzi richiede un ulteriore piatto chè la bottiglia prosegue. Chiediamo allo chef un altro sforzo e ed ecco che esce un delicatissimo fegato di pescatrice su crostino caldo e soprattutto un raviolo di mare con seppie e gamberetti con aceto balsamico a rifinire. Piatto piuttosto complesso e con una dolcezza di fondo che richiama anche del vino rosso e infatti proviamo sia il Rosè Marabino che il “cru” aziendale Archimede, un Nero d’Avola affascinante e nervoso, vinificato in purezza con 12 mesi di barrique ma che soprattutto scopriremo provenire da un vigneto di 30 anni di età ad alberello.

Finale di serata dolcissimo con il succulento Moscato della Torre (uno dei pochi, purtroppo Moscato di Noto DOC), sicuramente per ora il migliore dei vini di Marabino, con una dolcezza notevole ma un corpo e una struttura che raramente si trovano e che si integrano alla perfezione sul tortino con pistacci e zafferano che chiude la nostra cena. Cena che idealmente prosegue nella nottata perchè il gentilissimo e attento maitre Salvo Gennaro (davvero squisita la sua ospitalità) ci preannuncia una colazione con ricotta calda appena fatta per le 9:30 dell’indomani. Pensando alla solita sparata, vado a letto comunque felice ma al mattino, apro la finestra e vedo questo spettacolo!

Quindi la ricotta a questo punto me l’aspetto e arriva puntuale, calda, con il pane siculo a pezzettoni dentro e marmellate e vari miele della zona da mangiarci insieme. Incantevole, sul serio!

Manca solo di visitare la cantina , costruita a guisa di classico Baglio Siciliano in colore rosso, molto funzionale e calda nonostante l’estrema razionalità di tutte le scelte.

E poi la cosa più bella, ovvero il vigneto da cui proviene l’Archimede ovvero un bellissimo pianoro ad alberello che si presenta a noi con colori davvero incantevoli.

Concludiamo con assaggi dalle vasche, dalle botti e dalle cisterne in acciaio. Particolarmente espressivo lo Chardonnay che andrà a comporre l’Eureka 2008 (che già prenoto)  e ovviamente il Nero d’avola colore rubino incredibile che finirà nell’Archimede prossimo venturo.

Pubblicato il CD di Degustibooks: tutte le canzoni in degustazione da scaricare su iTunes

Prima o poi vi rivelerò quanto mi paga Steve Jobs per fare di queste cose, ma mi premeva segnalari che dopo il grande successo della degustazione Vino e Musica di domenica 26 durante Degustibooks. abbiamo deciso di pubblicare un CD. Detto in termini pre-digitali ciò avrebbe significato un grande dispendio di energie, soldi e carbon foot print mentre grazie ai servizi 2.0 possiamo dire di non aver abbattutto sul serio nessun albero e aver messo alcuna scoria nel nostro pianeta. Quindi è con grande piacere che, mi sa per la prima volta, ad una degustazione fa seguito un CD che potete acquistare (4,95 euro) scaricare e ascoltare dove vi pare, ovviamente meglio con i vini che sono indicati nel booklet del CD.

Anzi, non fate gli antichi, non masterizzate alcunchè e mettete tutto nel vostro iPod o iPhone e ritagliatevi un sano momento di relax 2.0 con una dei prodotti più antichi sulla terra, ovvero il vino buono.

Per scaricare la compilation (è in vendita ma vi assicuro che noi non ci guadagniamo niente!), cliccate qui oppure andate sull’iTunes store, cliccate su iMix e quindi cercate “Degustibooks“.

Buon ascolto/bevuta!

Venerdì 31 Ottobre: Francia contro Spagna anni 80 e 90, Lopez de Heredia contro Ch La Louviere e Prieure Lichine

Proseguono le serate di degustazione da Burde (qui il calendario con tutti gli appuntamenti) e questo venerdì, per Halloween!, torna l’atteso appuntamento con la Francia e le sue perle enologiche. Questa volta abbiamo allargato la nostra ricerca per portarvi due perle enologiche mondiali dalla Spagna e in particolare dalla Rioja, una delle zone viticole mondiali più illustri.

Sarà Lopez de Heredia, storica bodega in quel di Haro a stupirci, ve l’assicuro, con un grandissimo Vino Tinto (rosso) a base Tempranillo (e un pò di Garnacha e Mazuelo) del 1987 e soprattutto un monumetale bianco dal vitigno Viura (e malvasia) come il Vina Tondonia 1989. Di fronte la Francia propone in Magnum uno dei migliori Pessac Leognan, ovvero Chateau La Louvière 1999 e soprattutto da Margaux uno 1990 Chateau Prieure Lichine, bottiglia da asta internazionale per rarità e qualità gustativa.

Apre un Sauvignon dalla Loira di classe come il Villa Paulus 2004 da Masson Blondelet e chiude un dolce francese Chenin Blanc che pochissimi conoscono, sempre dalla Loira ovvero un Vouvray Moelleux Clos Naudin 1995.

Ecco l’elenco dei vini e i link alle schede.

Inizio degustazione ore 21:00, costo 45 euro.

Fabrizio Dionisio Podere il Castagno Cortona Syrah DOC 2006

Ecco l'”intruso della serata che nessuno, compreso il sottoscritto, aveva mai assaggiato prima ma devo dire che se l’è cavata egregiamente stretto com’era tra colossi del settore. Il colore vivissimo e la scorrevolezza nel bicchiere del resto già facevano presagire un gran prodotto ricco di estratto e alcol  ma anche fresco e dinamico. Al naso ha colpito tutti per un lampone squillante appena affogato nella sensazione alcolica leggermente alta. Ma con un pò di pazienza il naso si arricchisce di un bel pepe bianco e china, tabacco, cardamomo, amarena, resina. (prima di lamentarvi riguardo l’alcol vi prego leggete questo racconto!) Sicuramente un legno un pò in evidenza ma sotto il frutto pulsa deciso e accattivante. In bocca l’acidità bel contrasta l’alta alcolicità (15%!) e il vino scorre molto bene, riempiendo la bocca senza occuparla, rimanendo sempre piuttosto leggero. Finale lungo fruttato con note di agrumi e floreale diffuso per un prodotto marcato un pò dall’alcol ma che è piiacevolissimo da bere. In mezzo agli altri addirittura si rivela quasi il più bevibile proprio grazie alla freschezza decisamente sopra la media per la tipologia.

Ecco qui la degustazione “bendata”

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=FnN_84sIbHI[/youtube]

Let’s get rocked! Musica e vino, canzoni ed etichette a Degustibooks

Vi confesso che ero davvero nervoso almeno da una settimana che questa degustazione aveva diverse incognite e, per quanto all’interno del Festival della Creatività, ma un minimo di teoria (qui trovate quella sulla risonanza e pressione degli strumenti musicali, e qui il circolo di Oswald dei colori del vino) dietro gli abbinamenti andava proposta e spiegata al pubblico che magari non sapeva esattamente cosa aspettarsi.

Poi per complicare la faccenda ci siamo pure messi a cercare un brava cantante Jazz da far esibire per 2 dei 5 pezzi. Insomma di motivi perchè le cose potessero andare male ce ne erano eccome! E invece grazie all’attenzione davvero impressioante del pubblico, alle spiegazioni chiare e lucide di Mirco Mariotti e alla voce bellissima di Filomena Menna, pare che tutto sia filato liscio. Per non parlare del mio personalissimo sogno ad occhi aperti quando ho sentito Nothing Else Matters sparata a volume altissimo nel padiglione…

Come richiesto e come annunciato in sala, riportiamo qui vini e canzoni abbinate proposte oggi. (Cliccate sul nome della canzone per ascoltarla su LastFM gratis e sul nome del vino per il sito del produttore).

Per i più pigri abbiamo anche pubblicato un iMix su iTunes (scaricabile sul vostro computer).

1- Nothing Else MattersMetallica con Contadi Castaldi Satèn Brut 2004

Qui la dolcezza della canzone si sposa con la soavità dei profumi dolci e caldi tipici del Saten ma al contempo la freschezza e la bollicina risuonano con le chitarre e le percussioni molto secche del brano. Melodia e potenza in musica, eleganza e bollicine nel vino (e se volete sapere come nasce un vino così, leggete qua). Si okkei poi ci sono i Metallica quindi va tutto bene…

2- Love is Noise The Verve con Vermentino Campo Vernino 2007 Agricoltori del Geografico

La “verve” della canzone e del vino sono in abbinamento “giallo” ovvero su toni caldi, squillanti, freschi e acidi. Non troppo impegnativo ma vino dal grande corredo aromatico mediterraneo con note floreali, speziate e di macchia mediterranea che risuonano con la complessità dei cori che si inseguono nella canzone. Il finale del vino, minerale e sapido, contrasta le sensazioni dolci al naso risuonando con il controcoro e la melodia sottesa nelle fasi finali del brano.

3- The days of wine and RosesElla Fitzgerald (cantata da Filomena Menna) con Rosae Menmosis 2006 di Villa Petriolo.

Un Chianti che non t’aspetti, una grazia e un aroma diffuso di fiori e frutta lieve e suadente come le note della canzone che ti entra sotto pelle piano piano e col tempo si arricchisce di speziature e profumi più complessi così come gli arrangiamenti della canzone e il solo di sax. Vedi anche nel post dedicato nel blog della produttrice Silvia Maestrelli (in sala c’era la sorella Simona, bionda e spumeggiante come Silvia, davvero una grande famiglia).

Ecco qua il video, giù su Youtube e NON per merito mio!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=lnPkdVNOlts[/youtube]

4- Hard Sun di Eddie Vedder con I Balzini Black Label IGT 2000

La felicità non è vera se non è condivisa” dice il libro portato sullo schermo e musicato dal frontman del Pearl Jam Eddie Vedder. La sua voce mai banale e le tonalità calde e arpeggiate del vino si armonizzano al caldo abbraccio del Black Label con il suo cassis, la mora, la frutta di bosco, la spezia ben dosata, il tannino levigato. Il 20% di Sangiovese mantiene alta l’acidità del vino così come la chitarra e le percussioni tengono il brano lontano dai clicheè di una classica ballad americana. E poi anche qui, chi ha vibrato in gioventù su Rearviewmirror non può restare indifferente…

5 – Warwick Avenue di Duffy con Vin Santo del Chianti Rufina Selvapiana 2001

Il brano parte suadente ma semplice così come il vino colpisce sommessamente con una dolce albicocca per poi allargarsi in un ventaglio di espressioni dolci e tostate con una volatile sul punto di pungere ma sempre al suo posto.

La canzone si velocizza e gli arrangiamenti si complicano, il vino si apre e i profumi si moltiplicano ma il focus resta sempre nella piacevolezza, entrano percussioni e archi, il vino risponde con acidità e mineralità da grande terroir e una ampiezza di note agrumate e tostate da abbracciare ogni melodia. Un grande regalo di Federico Giuntini, uno dei vini dolci più grandi d’Italia per chiudere la degustazione in bellezza e armonia.

Prima giornata di Degustibooks: raduno dei blogger fiorentini e non solo

Giornata campale al Festival della Creatività per il sottoscritto. Arrivo alle 10:00 e mitica registrazione come “artista” (è la prima volta che mi capita in vita mia, wow!) poi ingresso in moto con cartellone “guest” sul cupolino in bella vista. Scarico vino (scopro che la mia BMW stiva fino a 9 bottiglie di vino, nel manuale di istruzioni non specificavano) e cerco la postazione AVANADE, (joint venture Microsoft + Accenture per comunicare nell’era tecnologica) per partecipare al concorso per un contratto e un iPod nano: per vincere occorre dimostrare un esempio di Technology inside. Si svolge come un colloquio di lavoro, approfondito e interessante. Speriamo bene…

Di corsa adesso al raduno dei blogger fiorentini, non numerosissimi ma che attirano un grande pubblico, segno che l’argomento interessa. Tra i presenti la grandissima Nelli, Fabien e le sue fotografie,  DrinkaDrink, Afrodita, Sabino, Ricette Segrete e altri che non ricordo (aiutatemi!). Argomenti discussi molto vari e interessanti come l’impatto del blog sulla comunicazione enogastronomica, le guide dei ristoranti e i giudizi del lettori, il case-study PaperoGiallo e altre curiosità da blogger. Momento dedicato a Facebook e per cosa può essere usato seriamente e altri servizi 2.0. Come già detto su KelaBlu, visto che il Romanelli, uno degli assaggiatori delle finali dei 3YYY del Gambero è presente, viene bombardato di domande sulle assegnazioni e la controtendenza della guida verde nei confronti di tutte le altre.

Giriamo un pò la Fortezza e di cose da vedere e fare al solito ce ne sono migliaia (qui un pò di tracce fotografiche) con installazioni video e computer che stimolano il pensiero e il raccoglimento. Ma il richiamo del padiglione Degustibooks è innegabile e quest’anno la scena viene rubata quasi tutta dalla geniale trovata della Borgogna e i suoi profumi con una serie di barriques sormontate da bocce di vetro contenenti sostanze profumate raggruppate per famiglie (speziatura, floreale, agrumi, latticini, tostatura…) a dare un quadro completo degli aromi di Chardonnay e Pinot Nero. Attorno anche ovviamente ind egustazione una bella batteria di vini borgognoni, tra tutti sicuramente il Viellles Vignes Gevrey Chambertin. Da provare per tutti, istruttivo anche per sommelier un pò rodati. Momento di relax con la coppia di Gastronauts e la loro Microcucina, concept interessante e innovativo che vale la pena di provare, e infatti lo provo!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=INZ-n_MvXJA[/youtube]

Pausa pranzo tra i vini francesi dunque e poi è già ora di andare nello spazio Siemens e gestire la degustazione “La Visione del Sangiovese” con 5 vini a base sangiovese dal 100% al 15% con apporto sempre maggiore di uve internazionali, Merlot e Cabernet. Tutto alla cieca e nei bicchieri neri per concentrarsi meglio su profumi e sensazioni. Risultati interessanti e pubblico davvero bravo (tra cui la collega Sonia cui devo la foto che vedete qui accanto)  e attento nel cogliere ogni minima deviazione dal solco del Sangiovese e delle sue espressioni. Mi pare che la degustazione sia venuta bene e che abbiamo tutti imparato qualcosa di più sul Sangio e il fatto che non è sempre così fondamentale ricorrere a tagli internazionali.

Volata dallo scrittore blogger Michele Marziani e il suo nuovo libro Lungo il Po (l’intervista la trovate su KelaBlu). Alle 18 Marco Stabile in pedana (e difatti lo stand è strapieno) ed è un piacere sentirlo enunciare la propria “poetica” con un grande attaccamento alla cucina tradizionale ma rivissuta con l’occhio del grande chef moderno. E i piatti, a base di elementi classici toscani come il coniglio o il fegatino di pollo, assumono tutt’altra direzione e, ovviamente, aspetto. Il lecca lecca di coniglio è azzeccatissimo per forma, colore e gusto e lo stesso il grissino con fegatini vinsanto e liquiriza, un pò estremo ma da provare, ovviamente con della buona birra artigianale che Marco spesso consiglia con alcuni suoi piatti, bravissimo davvero.

Si è fatta sera e si torna a casina, ma davvero tutto molto ben fatto, con ritmo e disposto in modo che si gusta ogni evento con la dovuta calma e a misura di persona. Speriamo di dormire che domani per Vino e Musica sono un pochino nervoso…

Syrah E Shiraz dal Mondo: “vince” Varramista 2004 ma Dionisio…

Quando si assaggiano 7 vini così diversi eppure provenienti dalla stessa uva si può davvero cominciare a parlare di terroir e di uomini dietro al vino. E si possono sentire espressioni genuine e dinamiche come il nuovissimo Dionisio 2006 che impressiona per bevibilità e piacevolezza di fruto, un sontuoso Varramista, acclamato quasi dalla metà dei presenti come il migliore, un serbevolissimo Crozes Hermitage, un caldo  ma profondo Craiglee da Merlbourne, un mineralissimo Capezzana 804 che stupisce per eleganza mentre il Mater Matuta si impone per concentrazione  e potenza (trovate qui tutti i i video in giornata).

Alla lunga è venuto fuori il terroir, il clima e anche che nonostante a parole si cerchi freschezza frutto e anche fiori, il gusto del pubblico è sempre sedotto dalla spezia della barrique e la rassicurante completezza delle espressioni del legno insieme alla polposità del frutto (per dirla alla Luca Maroni…).

Alla cieca molto vicini (e scambiati l’uno per l’altro da diverse persone)  il Capezzana 804 di Chioccioli (su scito e galestro a Carmignano) e il Craiglee australiano su terreni prettamente vulcanici. Il Crozes Hermitage di Chave, biodinamico puro (mio personale preferito) stacca per croccantezza e beva sfruttando un millesimo portentoso come il 2005 per realizzare un piccolo capolavoro di grazia e decisione, profondissimo e soave nel suo lampone e liquirizia. Nessuno ha sentito i 15° del Dionisio da Cortona perchè la materia estratta è tanta e la grandissima acidità e mineralità controbilanciano perfettamente risultando un vino dalla beva immediata. Quasi tutti hanno indicato nel Varramista come il francese del gruppo nonostante si tratti dei vigneti più bassi e dell’unico vino che cresce su ghiaia e depositi marini, probabilmente sedotti dal deciso ma convicente gusto speziato da barrique perfettamente fuso al frutto di cassis e more e ad un pepe nero oggettivamente molto francese.

Nei prossimo giorni appariranno i video delle singole bottiglie, intanto ecco una mini storia del Syrah alla conquista del Mondo…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=uKx1npytgEk[/youtube]

Umami: quello che ne so io…(cioè poco)

Qualcuno ha già risposto sul proprio blog (vedi Aldo) mentre altri si stanno documentando. Dato che mi pare che l’argomento sia caldo, approffitto per pubblicare qui come mi avete richiesto le mie risposte al questionario sottopostomi da Mauro Pratesi qualche giorno fa e di cui vi parlavo l’altro ieri.

Dunque, ma vi prego non prendetele per oro colato, si tratta solo di alcune mie osservazioni raccolte negli assaggi degli ultimi 4 mesi. Prima mi pareva di avere 4 gusti solamente come quasi tutti.

  • A quali sostanze ritieni sia dovuto il gusto umami che si avverte in alcuni vini?

Considerando che il gusto umami pare maggiormente presente nei vini più concentrati e/o macerati (ovvero ottenuti lasciando sulle bucce un periodo di tempo piuttosto lungo il mosto) direi che dipenda in gran parte da sostanze già presenti nell’uva che però possono fare sentirsi più o meno in base a certe pratiche enologiche. Del resto l’acido glutammico è uno degli aminoacidi più presenti nel mosto ma anche uno di quelli che maggiormente si riducono in quantità nel processo di fermentazione. Quindi diciamo che vini più concentrati ottenuti da uve più mature hanno più umami di altri e che più lunga e complessa sarà la trasformazione enologica, maggiore sarà l’effetto umami. Vini “costruiti” in laboratorio (aggiunta di tannini, concentratori e altro) mi pare abbiano effetti molto meno rilevanti sull’umami.  

  • Pensi che questo gusto sia un elemento di qualità, che conferisca al vino un pregio maggiore?

Visto che in gran parte dipende dalla concentrazione, dall’estratto secco e dalla pratica enologica seguita direi di sì, un vino umami ha certamente maggior pregio, anche se non è ovviamente sufficiente a farne un vino gradevole e o di punteggio elevato. 

  • Pensi che sia possibile avvertire il gusto umami per il normale consumatore, anche in mancanza di un’educazione sensoriale specifica, così come molti avvertono spontaneamente il dolce, il salato, l’amaro e l’acido?

Credo basti fare due esempi (pomodoro e parmigiano reggiano) per fugare ogni dubbio e chiarire molto il concetto. E anche confrontando due parmigiano reggiano a diversa stagionatura e costo si avverte chiaramente una differenza in termini di saporosità. La nostra cucina è talmente basata sul pomodoro e sul brodo, e al mito dell’aggiunta di parmigiano ogni dove, che il consumatore è già predisposto ad accettare ed avvertire l’umami. 

  • A proposito di educazione sensoriale, ritieni che l’attuale didattica, nei corsi tenuti dall’AIS e da altri soggetti qualificati, assegni all’umami lo spazio che gli compete, sia nell’analisi organolettica che nella tematica degli abbinamenti?

Per adesso mi pare che l’AIS si stia muovendo cautamente inserendo l’umami in seminari e situazioni specifiche per valutare la reazione da parte dei sommelier a questa novità. Non escludo che nella prossima revisione dei testi didattici possa essere inserito l’umami ma al momento resta materia per pochi “iniziati”: 

  • In base alla tua esperienza, come pensi che l’umami interagisca con gli altri gusti fondamentali, e in generale quale ruolo e quale peso pensi che abbia nella degustazione?

Agendo da esaltatore di gusto e di saporosità direi che agisce in maniera sinergica esaltando componenti soprattutto fisiche, dando una sorta di tridimensionalità al vino che risulta non solo fatto da componenti dure e morbide ma anche di una componente umami. Probabilmente al momento attuale la valutazione dell’umami sta fra quella del corpo, della morbidezza e della sapidità di un vino. In inglese forse è accostabile al termine “texture”. 

  • Ritieni che la presenza sensibile del gusto umami in un vino debba essere uno dei criteri guida nell’abbinamento?

Su questo non ho le idee molto chiare ma sicuramente il modello classico AIS di concordanza e contrapposizione ha alcune lacune che la teoria sull’umami potrebbe contribuire a chiarire. 

  • Come ci si deve comportare se invece siamo chiamati a scegliere un vino per abbinare ad un cibo in cui il gusto umami è in evidenza? Quali caratteristiche specifiche dovrà avere il vino?

Sicuramente in presenza di cibi con umami evidente e vini che ne hanno poco, si rischia di ottenere una prevalenza netta del piatto sul vino e anche viceversa un vino ad alto umami tende  a schiacciare piatti che ne sono privi o poco dotati. E’ una sensazione descrivibile come una sensazione di pochezza del vino o del cibo nei confronti dell’altro che in genere forse veniva analizzata confrontando il corpo di un vino e il grado di strutturazione di un piatto. E vini con scarso umami spesso bevuti su preparazioni ad alto umami risultano scontrosi, amari o comunque davvero poco graditi. 

  • Cosa accade quando si abbinano un cibo e un vino entrambi fortemente connotati da un gusto umami?

Credo che foie gras e sauternes (qualche mio amico mi dice anche vitello tonnato e pinot gris alsaziano) siano la dimostrazione lampante che si tratti degli abbinamenti più riusciti e appaganti così come un bel parmigiano reggiano con un Brunello di montalcino o altri vini con spiccato umami (direi solo una minima parte del totale). 

Ok, ecco, contenti voi…

Oggi dalle 21, tornando da Degustibooks, 8 Syrah da ogni dove da Burde!

Solo un appunto per ricordarvi stasera da Burde l’appuntamento con 8 grandissimi e particolari vini monovitigno a base della varietà più internazionale del momento. Capiremo insieme le caratteristiche di quest’uva e come reagisce ai terroir dove viene a trovarsi. Fabrizio Dionisio da Cortona dovrebbe farcela ad essere  con noi in sala per seguire commenti e sguardi e anche da Varramista avremo visite.

Il meglio della produzione toscana (anche in tiratura limitata come nel caso del 804 di Capezzana) a confronto con il mitico Rodano del Crozes Hermitage e l’Australia dei grandi vini roboanti e dominatori del mercato di questa uva ormai da tanti anni. (l’elenco completo lo trovate qua).

Ancora qualche posto libero, 30 euro a partire dalle 21 (giusto giusto mentre venite via da Degustibooks che già ha raccolto una prima giornata di successo)

Umami: è ora di parlarne. E di cambiare il modo con cui degustiamo un vino

Magari molti di voi non lo sanno ma forse dovremmo riconsiderare alcune nostre certezze riguardo i gusti che siamo in grado di percepire e soprattutto nel modo in cui valutiamo i vini. Recentemente sono stato contattato da Mauro Fregoni, sommelier AIS e giornalista nonchè scrittore, per contribuire ad un documento che cercasse di approfondire gli aspetti umami del vino. Già Roberto Gardini e Bruno Piccioni hanno realizzato seminari in giro per l’Italia dove se ne parla apertamente ma la discussione non è mai veramente partita. Accolgo quindi volentieri l’invito di Mauro e faccio partecipi i miei lettori dell’iniziativa sapendo di contare su una base qualificata in grado di dare contributi validi sull’argomento. (questa foto qui accanto invece è come mi ha convito a partecipare, un vino la cui piacevolezza e saporosità non può certamente essere spiegata in termini classici).

IL PROGETTO UMAMI

L’attuale interesse per umami e dintorni nasce all’interno di un mio personale programma di ricerca sulle nuove frontiere della degustazione (tutto confluirà in una serie di articoli, che dovrebbero uscire nei prossimi mesi su riviste specializzate e sul web). L’enorme sviluppo delle neuroscienze ha prodotto una mole cospicua di studi sul sensorio, alcuni dei quali – a mio avviso – sono potenzialmente in grado di rivoluzionare l’attuale impostazione dell’analisi organolettica. Capisco e giustifico la prudenza con cui si muovono i soggetti istituzionali del settore (in prima fila l’AIS) ma credo anche che almeno a livello di dibattito teorico si possano, e si debbano, fare dei passi avanti.
Il questionario sull’umami nasce da una prima, sommaria (e ovviamente incompletissima) indagine su quelle che potrebbero essere le implicazioni pratiche derivanti da una reale apertura dell’analisi organolettica del vino sulla dimensione del “quinto gusto”.
Sarò grato sia a chi risponderà in modo puntuale al questionario, sia a chi darà liberamente il proprio contributo di idee e di esperienze personali.

*Per un’analisi più completa dei contributi, a posteriori, sarebbe utile che chi risponde al questionario aggiungesse un proprio sintetico profilo, segnalando almeno se è un addetto ai lavori, ed eventualmente che attività svolge.

Grazie a tutti

Mauro Pratesi

Ecco come si presenta: Ho 58 anni, vivo a Firenze, sono iscritto all’AIS dal 1980. Ho seguito i tre corsi previsti dall’iter didattico, superando i relativi esami. Ho seguito corsi formativi anche su altre materie di interesse specifico per il nostro settore (ad esempio un corso sull’Olio Extravergine presso la Camera di Commercio). In passato ho gestito ristoranti ed enoteche. Da qualche anno mi dedico esclusivamente all’attività pubblicistica (che già prima esercitavo a margine: sono infatti iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1987). Ho scritto di cucina e vini sulla stampa generalista ed ho collaborato a numerose pubblicazioni specializzate, periodici, guide ecc. Sono interessato all’enogastronomia a 360 gradi: dagli aspetti sociali e antropologici a quelli più strettamente tecnici. Ho dedicato molto tempo a studiare la storia della cucina, settore che ritengo a tutt’oggi carente (al di là del folclore leggendario e aneddotico). Tra l’altro, ho curato con Giuseppe Lo Russo la riedizione di un testo importantissimo ma poco noto dei primi del Novecento, “La cuisine florentine” di Louis Monod.

Ed infine ecco il questionario da inviare a burdedj [at] gmail.com

  1. A quali sostanze ritieni sia dovuto il gusto umami che si avverte in alcuni vini? In quale misura a sostanze naturalmente presenti nell’uva e in quale a sostanze originatesi nel corso dei vari passaggi produttivi (fermentazione, invecchiamento, eventuale appassimento delle uve ecc.)?
  2. Pensi che questo gusto sia un elemento di qualità, che conferisca al vino un pregio maggiore?
  3. Pensi che sia possibile avvertire il gusto umami per il normale consumatore, anche in mancanza di un’educazione sensoriale specifica, così come molti avvertono spontaneamente il dolce, il salato, l’amaro e l’acido?
  4. A proposito di educazione sensoriale, ritieni che l’attuale didattica, nei corsi tenuti dall’AIS e da altri soggetti qualificati, assegni all’umami lo spazio che gli compete, sia nell’analisi organolettica che nella tematica degli abbinamenti?
  5. In base alla tua esperienza, come pensi che l’umami interagisca con gli altri gusti fondamentali, e in generale quale ruolo e quale peso pensi che abbia nella degustazione?
  6. Ritieni che la presenza sensibile del gusto umami in un vino debba essere uno dei criteri guida nell’abbinamento?
  7. Come ci si deve comportare se invece siamo chiamati a scegliere un vino per abbinare ad un cibo in cui il gusto umami è in evidenza? Quali caratteristiche specifiche dovrà avere il vino?
  8. Cosa accade quando si abbinano un cibo e un vino entrambi fortemente connotati da un gusto umami?

Per aiutarvi, date un’occhiata a questi link:
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/01/30/pomodori-umami-al-glutammato/
http://xoomer.alice.it/espraf/CHIMICA%20ALIMENTARE/Il%20Vino/Analisi%20Vino.pdf
http://www.inetours.com/PagesWT/Pairing/Wine_Into_Umami.html